Che fine ha fatto “el continente de la esperanza”? Il declino dei cattolici in America latina, sempre meno numerosi e sempre più insipidi

Di Rodolfo Casadei
07 Dicembre 2014
Un’indagine del Pew Research Center mostra come ormai in Sudamerica i protestanti sopravanzino i cattolici in tutto. Numeri, pensieri, parole e opere

Non solo sempre meno numerosi e non solo sempre più secolarizzati. C’è tanto altro da dire sui cattolici latinoamericani e sui loro conterranei protestanti, ci sono un sacco di scoperte sfiziose nell’indagine sulla religiosità dei latinoamericani realizzata dal Pew Research Center di Washington e diffusa a metà di novembre. I commenti della stampa italiana si sono concentrati sulla flessione percentuale dei cattolici sul totale degli abitanti del continente a vantaggio dei protestanti e dei non affiliati e sulle loro opinioni eterodosse in materia di dottrina morale e di diritto canonico. Mentre scendevano dal 92 al 69 per cento della popolazione sudamericana adulta fra il 1970 e il 2014 (una flessione media di mezzo punto percentuale all’anno), i cattolici assorbivano gran parte dei valori secolari, fino a dichiararsi, in molti paesi, in maggioranza favorevoli a riforme radicali della dottrina morale e della disciplina canonica cattolica includenti la legittimità del ricorso agli anticoncezionali (16 paesi su 19), l’accettabilità del divorzio (13 paesi su 19), l’introduzione dell’ordinazione sacerdotale femminile (8 paesi su 19) e del clero sposato (9 paesi su 19). Donne prete e sacerdoti sposati sono l’opzione prevalente di una minoranza di paesi ma di un numero assoluto di cattolici maggioritario, in quanto ottengono la maggioranza nei paesi più popolosi: nel solo Brasile i favorevoli all’ordinazione femminile sarebbero il 78 per cento, mentre maggioranze di cattolici favorevoli al clero sposato si trovano in Brasile, Argentina, Cile e Venezuela. In Argentina e Uruguay maggioranze assolute di cattolici sono favorevoli al matrimonio fra persone dello stesso sesso, in Cile e Messico lo sarebbero maggioranze relative.

Dati piuttosto scioccanti, ma per nulla gli unici interessanti della ricerca. Per esempio la secolarizzazione dei percentualmente calanti cattolici andrebbe letta in contrappunto con l’ortodossia dottrinale dei sempre più numerosi protestanti, cresciuti dal 9 al 19 per cento di tutti i latinoamericani fra il 1970 e il 2014. Che si tratti del matrimonio fra gay o del sesso fuori dal vincolo coniugale, della condanna del divorzio e dell’aborto legale, dell’omosessualità attiva o dell’uso degli anticoncezionali, i protestanti si mostrano intransigenti là dove i cattolici si rivelano lassisti. Se in alcuni paesi la maggioranza di tutti i cristiani continua a mostrarsi statisticamente contraria al matrimonio fra persone dello stesso sesso, è perché sono i protestanti a far pendere da quella parte la bilancia. Ma il ritratto del protestante sudamericano come un tipo da una parte moralmente conservatore e dall’altra sedotto dal Vangelo dell’abbondanza, cioè dalle promesse di miracoli, ricchezza e salute delle Chiese pentecostali, non corrisponde alla realtà così come emerge dall’indagine. Al contrario, mediamente i protestanti prendono più seriamente i contenuti spirituali e morali della loro fede di quanto facciano i cattolici, e sono anche più socialmente impegnati di loro.

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Chi segue la liturgia settimanale?
Che si tratti della frequenza settimanale del luogo di culto, della preghiera personale, del digiuno quaresimale, della lettura delle Scritture, della partecipazione alle attività della congregazione o del pagamento della decima, cioè del sostegno economico alla propria Chiesa, i protestanti sopravanzano sempre i cattolici. In Argentina solo il 15 per cento dei cattolici va a Messa tutte le settimane, mentre partecipano al servizio liturgico settimanalmente il 55 per cento dei protestanti; in Brasile la percentuale dei cattolici frequentanti è un po’ più alta col 37 per cento, ma quella dei protestanti è addirittura massiccia: 76 per cento. In Cile, Perù, Venezuela, Ecuador, Argentina, Uruguay e Porto Rico i cattolici che versano una quota fissa del loro reddito alla Chiesa sono ovunque meno del 20 per cento, negli stessi paesi i protestanti che lo fanno oscillano fra il 41 e il 71 per cento. Tranne che a Panama (56 per cento), in nessun paese la maggioranza assoluta dei cattolici pratica digiuni durante la Quaresima, mentre in tutti i paesi tranne Cile, Argentina e Uruguay i protestanti che digiunano costituiscono la maggioranza assoluta del loro insieme.

Ma non è solo sullo specifico religioso che i protestanti si dimostrano più impegnati dei cattolici. Gli atteggiamenti nei confronti della povertà e del bisogno materiale riservano sorprese. L’interpretazione un tempo dominante secondo cui le Chiese protestanti latinoamericane sarebbero composte da ricchi egoisti privi di coscienza sociale e da poveracci motivati principalmente dalla speranza di beneficiare di miracoli e di vantaggi economici va in crisi quando si analizzano attentamente alcune evidenze statistiche dell’inchiesta. La grande maggioranza dei cristiani sudamericani di ogni confessione crede nella necessità di aiutare i poveri e di portare a loro Cristo. Quando però le risposte alla povertà vengono messe in alternativa fra loro, cioè viene chiesto se la prima cosa da fare coi poveri sia portare loro Cristo oppure aiutarli materialmente, la consueta divaricazione fra cattolici e protestanti riemerge: per la maggioranza dei cattolici, aiutare materialmente i poveri viene prima dell’annuncio del Vangelo, viceversa per i protestanti. In Argentina solo il 18 per cento dei cattolici ritiene che il modo più importante di aiutare i poveri sia di portare loro Cristo, mentre lo afferma il 51 per cento dei protestanti; divari superiori ai 30 punti percentuali fra cattolici e protestanti su questo argomento si registrano anche in Colombia, Bolivia, Perù e Paraguay. All’inverso, i cattolici che considerano priorità assoluta l’aiuto caritatevole ai poveri sono più dei protestanti che la pensano in questo modo in tutti e 19 i paesi sondati, anche se le differenze sono meno accentuate e si collocano fra i 10 e i 26 punti.

Ma la vera sorpresa emerge quando si chiede ai seguaci delle due confessioni se loro personalmente aiutano i poveri non solo con l’elemosina ma con varie forme di impegno. In tutti i paesi, i protestanti che dichiarano di avere preso parte ad attività caritative verso i poveri negli ultimi dodici mesi sono percentualmente più numerosi dei cattolici. I fedeli della Chiesa di Roma non ci fanno una bella figura: in maggioranza affermano che aiutare concretamente i poveri è più importante che annunciare loro Cristo, ma quando poi si tratta di mostrarsi coerenti con quello che dicono, si fanno bagnare il naso dai protestanti. I quali, evidentemente, non sono quegli spiritualisti disincarnati che si vorrebbe far credere. In particolare, in Venezuela e in Messico i protestanti coinvolti nell’aiuto umanitario sono rispettivamente il 27 e il 25 per cento in più dei cattolici. Lo stesso trend si osserva se si chiede alle persone se la loro Chiesa aiuta la gente a trovare un lavoro: dappertutto i protestanti rispondono “sì” più spesso dei cattolici. Il paese con la differenza più forte è l’Argentina, dove il 70 per cento dei protestanti risponde affermativamente alla domanda, contro il 37 per cento dei cattolici. Non ci sono invece differenze significative, tranne che in un paio di paesi, fra le risposte dei cattolici e quelle dei protestanti quando gli si chiede se la loro Chiesa cerca di convincere il governo ad aiutare i poveri.

Le ragioni della secolarizzazione
Un altro argomento dove le differenze di sensibilità fra protestanti e cattolici non sono particolarmente forti è l’aborto. I cattolici sono apparentemente più secolarizzati quando si parla di divorzio, contraccezione e matrimonio gay, ma sulla questione dell’aborto fanno eccezione solo il piccolo Uruguay e il Cile: il primo è l’unico paese dove i cattolici sono in maggioranza favorevoli all’aborto legale (solo il 44 per cento è contrario), nel secondo sono spaccati a metà fra favorevoli e contrari. In tutti gli altri paesi i cattolici si oppongono all’aborto legale con percentuali che oscillano fra il 74 e il 90 per cento, con la relativa eccezione dell’Argentina che è quotata al 69 per cento. La contrarietà dei protestanti va dal 66 per cento dell’Uruguay al 97 per cento del Paraguay.

Come si sarà notato, il paese che più insistentemente ricorre ai vertici delle opinioni di impronta secolarista è l’Uruguay. Il piccolo paese di 3,4 milioni di abitanti sul Rio de la Plata presenta il triplice primato di essere lo Stato sudamericano con meno cattolici (solo 42 per cento della popolazione), meno cristiani (solo il 57 per cento, contro un 43 di atei, agnostici, non affiliati e di altra religione) e dove i cattolici si dimostrano più secolarizzati, essendo in maggioranza favorevoli ai matrimoni fra persone dello stesso sesso e all’aborto legale. Addirittura solo il 49 per cento dei cattolici uruguaiani giudica che l’aborto come tale sia «moralmente sbagliato». Nei due paesi che con l’Uruguay confinano, Argentina e Brasile, i cattolici che vedono nell’aborto un chiaro male morale sono rispettivamente il 64 e l’80 per cento, nel poco distante Paraguay il 96 per cento. L’Uruguay costituisce un’autentica lezione storica per quei soloni intellettuali cattolici che teorizzano il disimpegno della Chiesa e dei cristiani rispetto alle leggi vigenti in un paese e la lontananza dal potere politico come condizione ideale per un migliore svolgimento della missione della Chiesa.

L’Uruguay avrebbe potuto avere una traiettoria storica simile a quella di uno dei suoi vicini se non fosse stato per le politiche laiciste che ha coerentemente perseguito fin dal 1861, quando il governo nazionalizzò i cimiteri su tutto il territorio nazionale, sottraendoli alle chiese. Poco dopo vennero approvate leggi che proibivano alla Chiesa di avere un ruolo nell’educazione pubblica e di rilasciare certificati matrimoniali. Nel 1919 la nuova Costituzione, che sostituiva quella del 1830, sanciva la totale separazione fra Stato e Chiesa. La secolarizzazione proseguì con la rimozione dei riferimenti religiosi dai nomi di quasi tutte le città e villaggi (non restano che San Carlos e Rosario) e con l’eliminazione del nome di Dio dai giuramenti delle massime cariche dello Stato. Oggi l’Uruguay presenta i tassi di religiosità di gran lunga più bassi fra i paesi analizzati dall’inchiesta del Pew Research Center. Meno di un terzo degli uruguaiani (28 per cento) dichiara che la religione è molto importante per la sua vita, (mentre in nessun altro paese questo valore è inferiore al 41 per cento e nella maggioranza si colloca fra il 70 e l’80 per cento); solo il 29 per cento prega ogni giorno e solo il 13 per cento va in chiesa almeno una volta alla settimana. Nel confinante Brasile il 61 per cento degli adulti prega quotidianamente e il 45 per cento va in chiesa almeno settimanalmente. Gli uruguaiani pregano poco e vanno in chiesa ancora meno, ma molto spesso fanno gli scongiuri. Risulta infatti che il 53 per cento dei cattolici e il 42 per cento degli atei e dei senza religione credono nel malocchio. La media generale del paese è del 46 per cento, che è superiore ai valori registrati in paesi molto religiosi come Bolivia, Paraguay, Perù, Messico, Colombia, eccetera. Chi non crede in Dio comincia a credere a tutto, diceva Chesterton.

La moralità degli indigeni
Un’ultima notazione la meritano i popoli indigeni dell’America latina. Nell’inchiesta del Pew Research Center non c’è nulla che si riferisca direttamente a loro: nella nota metodologica viene indicato il numero dei rispondenti per ogni paese, ma non l’estrazione etnica degli intervistati. Qualche dato però si può estrapolare. I paesi che contano la più alta percentuale di popolazione indigena pura sono la Bolivia (45 per cento), il Guatemala (40,5), il Perù (32,5) e l’Ecuador (25). Ebbene si tratta anche di alcuni dei paesi dove maggiore è l’ostilità al matrimonio omosessuale (contrari fra il 65 e l’83 per cento), dove gli atti omosessuali sono considerati immorali (fra il 73 e il 91 per cento), si giudica l’aborto immorale (fra l’85 e il 96 per cento) e si vuole che non sia legalizzato (fra il 75 e il 92 per cento). Chissà cosa ne pensano i liberal sempre pronti a esaltare le culture indigene contro la tradizione giudaico-cristiana.

@RodolfoCasadei

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28 commenti

  1. Cisco

    Che il protestantesimo evangelico sia aggressivo e ben finanziato dagli USA e’ documentato, così come il suo legame con la massoneria. La differenza e’ che la massoneria latinoamericana e’ spesso di impronta socialista, come dimostrano i casi di Salvador Allende e Hugo Chavez (grande estimatore dell’eroe nazionale venezuelano, il massone Simon Bolivar). Messico e Uruguay sono completamente in mano alle logge, infatti hanno una politica a dir poco giacobina nei confronti dei cattolici e sono i paesi più secolarizzati. Quindi proselitismo protestante, anticlericalismo massonico, teologia della liberazione e – come affermato da Papa Francesco – certo clericalismo cattolico, hanno fatto danni incalcolabili.

    1. Raider

      L’articolo riporta i dati di una ricerca che non parla di finanziamenti e interessi nascosti o conclamati di gruppi o Stati, non fa dietrologie, non accenna a strategie di dominio, queste vengono in mente a gentaglia che vuole soltanto ripetere slogan sulla necessità di combattere contro “triade diaboliche” di cui fa fede l’angelicità del carattere, delle citazioni, delle mistificazioni dei complottisti che infestano questo blog. Anche i metodi che questa gente approva, una sorta di guerra di religione preventiva, chiarisce perfettamente con quale credibilità parlano di pace. Mentre nulla hanno da discutere sulla destabilizzazione che l’islamismo migratorio porta da noi; e naturalmente, il film mostrato ai padri sinodali su un’Europa islamizzata entro cinquantanni non è nemmenio preso in considerazione per invocare analoghe contromisure in un caso che conferma appieno come ciò cui assistiamo dimostri la fondatezza di quel che BatYe’or ha dimostrato non sulla base di teorie paranoidi, ma di documenti e atti ufficiali.
      Uno studio come quello di cui ci informa “Tempi” dovrebbe spingere a riflettere sui limiti dell’azione pastorale della Chiesa o del clero e sulla stessa fede vissuta da noi cattolici. Su questo sarebbe stato il caso di interrogarsi. Rileggevo qualche giorno fa “Roma senza Papa”, di Morselli: facile pensare che fosse un profeta a buon mercato. Ma se certi segni erano leggibili anche in anni così lontani, da lì occorrerebbe ripartire per comprendre quello che viviamo oggi, anzichè prendersela con l’attivismo protestante, di cui ci viene dimostrata la maggiore conformità al Vangelo di quanto non accada per i cattolici. Viene dimostrato che i cattolici siamo più “oscillanti” sulla dottrina, parliamo di più di carità e la pratichiamo di meno. Questo è un dato drammatico che meritava ogni attenzione.
      Invece, nulla di tutto questo. Arrivano qua i soliti sciacalli, a cui nulla interessa di tutto questo e quello che sanno dire e sanno fare è gettare fuoco e fiamme sull’America e parlare esattamente come i fondamentalisti protestanti contro cui scagliano, con anatemi che rivelano la natura del loro delirio e della paranoia per cui proiettano sul prossimo le forme fobiche da cui sono affetti. Non c’è bisogno di anatemi, questo poveri mentecatti si puniscono da sé: a cominciare dal fatto che devono mistificare i loro stessi nickname, falsare i loro stessi falsi nomi. Non si potrebbe immaginare punizione più terribile e rivelatrice.

    2. Raider

      Cisco,

      se non le dispiace, vorrei spiegasse in che senso ritiene “aggressivo” il protestantesimo, che in America Latina cresce dello 0,5 % l’anno – stavolta, il dato non è contesatto dai compolottisti che diffidano e anche in casi dee genere, seminano zizzania solo quando è documentata la persecuzione e morte dei cristiani sotto l’Islam, le conversioni al quale, fra aumento demografico e afflussi migratori, non la preoccupano altrettanto.
      Siccome si tratta di gente, i protestanti, che, per l’ordinario, non è interessata alla politica, ma, a quanto sembra sulla base di una ricerca la cui attendibilità neppure lei contesta, ma solo a vivere il Vangelo in maniera più intensa di quanto non facciano i cattolici, in che senso e chi aggredirebbero?
      Le risulta che mettano a morte gli apostati?
      O che si sentano offesi dalla presenza di simboli cristiani nei pubblici uffici, nelle pubbliche vie, su bandiere e stemmi di club sportivi che rilevano con i soldi di cui dispongono gli emiri, che so, luterani o calvinisti (dei massoni, non pochi dei quali, almeno nominalmente, cattolici, se vuole, parliamo a parte)?
      Ritiene che con tutti si possa e si debba dialogare, meno che con i nostri fratelli in Cristo protestanti; e che essi, anzi, siano da bandire, come nessuna conferenza episcopale e penso, neppure lei farebbe mai con i musulmani, anche di fronte a aggressioni di gran lunga più violente di quelle di cui accusa i protestanti?
      O che i protestanti accolgano la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo dell’O.N.U., ma limitatamente alle parti che non siano in contrasto con la Bibbia?
      Le pongo queste domande perché potranno aiutarla a chiarire, eventualmente, un termine la cui pertinenza, a proposito di un articolo in cui si parla della crisi della Chiesa anche nel Continente più cattolico degli altri, mi sfugge. E dove, peraltro, la migrazione e predicazione islamica, foraggiata da governi, regimi e potentati di ogni corrente confessionale, si sta attivando: con effetti, a volte, dirompenti.

      P.S. Mi auguro questo post passi, come quello che ho spedito ieri sera al paranoico cui è più facile cambiare nickname e trovare nuove calunnie in piena ortodossia catto-islamista, che dare conto delle proprie certezze, anche solo gastronomiche. Grazie.

  2. Leo_P

    Il Burundi è molto più avanti dell’occidente : ha capito che il fondamentalismo di qualsiasi matrice è da combattere :

    Da “Il Sussidiario” del 12 luglio 2014 :

    “CHIESE VIETATE/ Gheddo: il cattolico Burundi fa bene a difendersi dalle sette protestanti”

    Una legge che limiti il numero delle chiese evangeliche, spesso vere e proprie sette, che continuano a proliferare. L’ha votata a maggioranza la camera dei deputati del Burundi, paese a maggioranza cattolica dove però dopo la fine della guerra civile si assiste alla nascita continua di nuove comunità religiose, spesso coinvolte in scandali di ruberie economiche o peggio a contenuto sessuale. In un paese dove il 65% della popolazione è cattolica, questo fenomeno desta preoccupazioni, ma la domanda che ci si pone è comunque se sia giusto che lo Stato decida quante chiese ci possano essere in una nazione. Ilsussidiario.net ne ha parlato con Padre Gheddo: “E’ un fenomeno drammatico questo, comune a molti paesi africani. E’ il frutto negativo del protestantesimo, la chiesa fai da te, che rifiuta la discendenza diretta da Cristo per mezzo dell’autorità del Pontefice”.

    Padre Gheddo, che ne pensa del fenomeno della proliferazione delle chiese evangeliche nel Burundi?

    E’ un fenomeno che purtroppo accade in tutti i paesi africani. Queste sette sono il frutto negativo del protestantesimo. Sono comunità basate esclusivamente sulla Bibbia che teorizzano l’inutilità della Chiesa e quindi di una figura autorevole come quella del Papa. Tutto si basa sull’interpretazione personalistica della Bibbia.

    Non è un caso limitato al solo Burundi, dunque?

    Assolutamente no, in Sud Africa è ancora peggio, credo ne esistano 3 o anche 4mila. Basta un personaggio dotato di un po’ di carisma che comincia a predicare e promettere ed ecco che nasce una nuova chiesa. Che si chiamano evangeliche solo perché usano il Vangelo, ma poi in sostanza fanno quello che vogliono.

    Cosa ne pensa di questa legge? Ritiene che sia giusto regolarizzare la vita religiosa, mettere un numero chiuso alle chiese?

    Non mi stupisco affatto che si sia pensato di fare una legge del genere e bene hanno fatto. Spesso queste sette sfociano in casi di sfruttamento economico, sessuale, addirittura si assiste a casi di messe nere.

    Il Burundi è a maggioranza cattolica, giusto?

    Certamente, il 65 per cento dei battezzati appartiene alla Chiesa cattolica. Vescovi e sacerdoti hanno più volte espresso la loro preoccupazione per questo fenomeno. E’ un fenomeno drammatico, che dimostra come dicevo lo sfaldamento dell’ideale protestante, inizialmente molto rigido e severo, ma senza un’autorità che guida. Ecco il risultato.

    E’ un fenomeno che si era visto anche in Sudamerica, questo del proliferare delle sette evangeliche, o no?

    Sì, ma molto meno che in Africa. Va tenuto conto che il cattolicesimo in Sudamerica ha una storia molto lunga e antica, mentre in Africa di fatto l’evangelizzazione vera e propria ha cominciato a diffondersi tra le due guerre mondiali e poi soprattuto dagli anni Cinquanta in poi. Neanche mezzo secolo fa, insomma.

    Se lei dovesse con una parola dire a un africano perché è meglio scegliere la Chiesa cattolica invece di una di queste sette, cosa direbbe?

    Direi che la Chiesa cattolica discende direttamente da Cristo mentre le altre nascono per iniziativa di qualunque personaggio fantasioso. Anche gli anglicani, anche i luterani sono nati così, grazie a un personaggio che ha avuto una sua idea personalistica del cristianesimo. Ma è Gesù che salva, non l’interpretazione che se ne può dare. E il Papa è colui che ci assicura che stiamo seguendo Cristo da duemila anni.

    NOTA : solo su un punto non concordo con padre Gheddo . Sulla maggiore tranquillità verso la situazione sudamericana. Un avanzamento del 0,5% all’anno di apostasia non mi pare il massimo. Ma qui credo giochi – opinione personale – la sconfinata fiducia che bravi sacerdoti come Gheddo hanno negli USA : speriamo che non si accorgano troppo tardi della triste realtà.

    1. Raider

      Prosegue incesante lo sforzo del cpomplottista a mistificre tutto e su tutto, come la pace che millanata alla “religione di pace” e l’invito a aprire le ostilità con gli U.S.A. e altri ancora e a riprendere la Guerra dei Trentanni. La Pace di Vestfalia ha fatto il suo tempo. Se non si trovano più i protestanti vecchio stampo, acconteniamoci di perseguirare e discriminare quelli di nuovo conio: di cui, però, lo studiorioportato da “Tempi” prova che sono cristiani migliori di molti cattolici. Né si capisce come tanti cattolici cambino Chiesa se non chiamando in causa le responsabilità della Chiesa cattolica in tutte le sue articolazioni: una esame di coscienza, una riflessione seria occorerebbe fare di fronte a questi dati, oltee agli altri che riguardano lo stato comatoso in cui versa il cattolicesimo in moltio Paesi occidentali, per non adnare troppo lontano.
      Invece, il catto-islamista suggerisce di pasare alla maneire che, chissà perchè, vanno di gran moda dove sono un’antica tradizione locale conforme alla sharya: vietiamo ai protestanti di fare proselitismo! Il passo sucessivo: vietiamogli di costruire templi e chiese! Poi? Di riparare quelle vecchie! E se non bastasse? Non possono pregare in pubblico? Basterà? Di riunirsi privatamente! Tutto qui? Di tyeenre Bibbie non autorizzate in casa! C’è altro? Vietato convertirsi al protestantesimo! E fatti tutto questo? Cacciarli via da un Paese cattolico degno di questo nome!
      Già visto. Dove? E forse che il buffone che col copincolla sulla lingua prestata all’Islam ha mai detto nulla contro quanto avviene in questi Paesi – del resto, anch’essi inseriti dal mentecatto-islamista nella “traide diabiolica”? No, mai! E dovrebbe dire una cosa diversa solo perché si tratta di paesi cattolici? E sulla islamizzazione demografica, culturale e politica dell’Occidentei complottisti hanno mai avuto di che preoccuparsi? No. Perché possono dire tutto qello che vogliono di BatYe’or, anche che è ebrea: ma fanno di tutto per darle ragione. Perché sono fatti così: fanatici e mistificatori come il “profeta” che omaggiano così bene.

    2. 2Focauld

      Toh, ogni tanto anche padre Gheddo si accorge che l’occidente post-cristiano è un tantinello differente dall’Europa ferita dall’eresia luterana.
      Io auguro 10-100-1000 Burundi per frenare questi fondamentalisti fanatici che rovinano le persone e le famiglie per i loro sporchi interessi .
      Sì è vero : cristianisti-islamisti-talmudisti sono una triade diabolica che ha sostituito la realtà con il tribunale delle proprie opinioni e che usa del nome Santo di Dio per affermare il proprio potere.
      Sono quelli di cui Cristo ha detto “il vostro padre è il diavolo”. Alla larga !

  3. Luke

    Ringraziamo ancora lo “spirito del concilio” dei nuovi preti abortisti, lassisti e comunisti che dagli anni ’70 ad oggi stanno operando alacremente per distruggere la Fede Cattolica nel mondo.
    E che bellezza adesso pensare che si sia trasportata la così zoppicante Chiesa Sudamericana che in 30 anni ha quasi annientato il Cattolicesimo in America Latina anche proprio a Roma, sul soglio di Pietro, per sperimentare proprio in prima persona i nefasti effetti della pastorale sudamericana.

    1. ochalan

      Il cattolicesimo naufraga quando si separa in cuore e mente da Pietro. Proprio come te.

  4. Raider

    I deliri mistificatori non finiscono mai, sono come gli esami di una vacillante o per sempre perduta sanità mentale. “La paura dell’islamizzazione dell’Occidente”: il taroccatore vocazionale ritiene che questa sia una invenzione yinonista, non un fatto documentabile e documentato, come i dati che lo stesso complottista contesta dicono, in termini demografici e quanto alle conversioni promosse da moschee e scuole coraniche finanziate – in UE e non solo -, oltre che iraniani e pakistani, anche dagli sceicchi che il catto-islamista ha arruolato nel Piano che s’è infilato in testa, mentre torce o chiude gli occhi sulla fungaia di moschee e minareti che punteggiano le città d’Europa, con i muezzin che fanno risuonare il loro richiamo da Hammerfest a Palermo, dal Baltico a Finisterre, mentre i politicamente corretti raccolgono firme per fare tacere le campane delle chiese che turbano il letargo multiculturalista.
    Questo, mentre le chiese sono distrutte e i cristiani massacrati o scacciati in ogni dove nelle terre islamiche: e la colpa è fatta ricadere su uno Stato che ha sempre detto “sì” a uno Stato palestinese fin dal 1947, dalla risoluziome “due popoli, due Stati” votata dall’O.N.U. nel novembre 1947: a dire sempre di “no” a questa soluzione sono stati arabi nazionalisti e islamici: e alla fine, cacciati via i cristiani dai territori palestinesi e sconfitto il nazionalismo laico – cioè, multiconfessionale – arabo, sono rimasti gli islamici e i loro fiancheggiatori in campo cattolico, validamente spalleggiati dal politicamente corretto, dal terzomondismo di matrice marxista riciclato in salsa multiculturalista, a insistere per la soluzione unica e finale: o Israele si auto-distrugge come realtà statale storico-politica; o sarà annientato militarmente.
    La prima ipotesi, sulla cui follia paranoica non c’è nulla da dire, sarebbe da considerare pacifica e pacifista: mentre, se Stati arabi, per ragioni proprie e convenienze di ogni genere, propongono agli altri Paesi musulmani una pace generale con Israele: ah, no!, questo è volere la guerra! Del resto – si noti la finezza -, per impedire al “Grande Satana” isreale-americano di scatenare la guerra, i miti di cuore catto-islamisti che hanno come piattaforma di pace lo statuto di Hamas propongono di “lottare” – indovinate come – contro U.S.A.-Israele-Monarchie del Golfo!
    E proprio perché vogliono la pace nel mondo, i mistificatori paranoici vengono a divulgare tutto questo cumulo di lutulente baggianate fino a qua, mentre si parla di un processo storico su cui la Chiesa cattolica in crisi d’identità ha motivo di riflettere e non da oggi: ma questo viene fatto dai mistificatori al solo fine di scantonare e scagionare dal proselitismo di quella “religione di pace” che, fra le altre delizie che promette, non consente di convertirsi a altre religioni e commina morte e carcere ai musulmani che abiurano.

  5. effe

    Luigi Sasso ma se è quello che fa la Chiesa cattolica da decenni e vedi i risultati ! Non riempiamoci di parole che vogliono riecheggiare quelle di papa Francesco quando non si conosce realmente la situazione. E credimi io che la conosco fin troppo bene ti posso assicurare che è stato proprio lo scimmiottamento della “forza carismatica” dalle Chiese e sette protestanti da parte della Chiesa Cattolica, ma senza preservare dottrina e tradizione che ha svuotato le parrocchie a favore della prima “chiesa” che sapeva intercettare i desideri del cuore dell’uomo, che sono quelli di uniformarsi ad una morale e da questa averne tenerezza e certezza di comportamento, di potersi mettere a confronto con un ideale duro e non lassista, di poter glorificare Cristo Signore Re dell’Universo e non il Cristo di una agenzia umanitaria.

    1. Vera

      E’ vero la gente alla pallida imitazione dell’originale ha la possibilità di scegliere l’originale… Il problema vero è perché i Cattolici hanno odiato se stessi e amato i protestanti?

      1. Raider

        A leggere attentamente non solo l’articolo, ma anche e soprattuto i dati dell’inchiesta, emerge come i protestanti siano, almeno da quelle parti, cristiani migliori e perfino, paradossalmente, “cattolici” migliori dei cattolici che vivono nominalmente la loro fede. Su molte cose la Chiesa dovrebbe riflettere, appunto: e tutti i cattolici, ciascuno di noi per primo, dovrebbe farlo senza accusare gli altri, a cominciare da “Tempi”, bollato come filo-protestante. Le polemiche a scaricabarile, le accuse, le recriminazioni, una volta a “Tempi”, un’altra, con una faziosità che sappiamo sempre tanto garbata, contro le Fondazioni Vaticane, mestano nel torbido senza portare a nulla.
        Ma siccome anche questo potrebbe essere scambiato come un invito a persistere nell’equivoco – se lo è; se non è voluto – o offrire il presto a proseguire nello stesso gioco, se qualcuno, al solito, ha voglia di polemizzare, se non è qui per questo, non tenga conto di un rilievo giustificato da precedenti tutt’altro che isolati: ma eviti anche di scagliarsi senza motivi meno validi delle vis polemica fine a se stessa contro quella che è una delle poche voci che non si uniscono al coro dei media al servizio del mainstream.

      2. 1S_Leo

        @Vera

        “perché i Cattolici hanno odiato se stessi e amato i protestanti?”

        Tenga conto delle tecniche di controllo mentale e dei mezzi finanziari che hanno queste sette.

        Franco Moretti, padre comboniano direttore del mensile Nigrizia, (parlava per l’Africa, ma un discorso analogo vale anche per gli altri continenti, chiaramente calibrato all’ambiente dove si insinuano le sette evangeliche) intervistato nel 2010 diceva :

        “Quanta influenza hanno le associazioni religiose statunitensi in Africa?

        Le nuove chiese evangeliche statunitensi sono molto potenti; ricevono finanziamenti dalla destra americana da almeno vent’anni.
        In molti paesi utilizzano le tv private per diffondere proseliti tra la popolazione, propugnando una religiosità del successo individuale ed economico; si tratta di un cristianesimo non sociale.

        Qual è il loro scopo principale?

        La finalità è quella di difendere lo status quo, evitando di criticare i poteri forti e i governanti di turno che permettono ai grandi interessi economici delle multinazionali di non essere messi in discussione. Lo strumento per difendere lo status quo è la religione, che viene usata come “oppio dei popoli”, tanto che farebbe rivoltare nella tomba anche Karl Marx. Personalmente ritengo che le loro azioni siano crociate dello status quo che utilizzano una dottrina cristiana aberrante.

        Quali sono le differenze di approccio con i padri comboniani, relativamente ai poteri economici?

        Mentre i missionari cattolici puntano il dito contro le ingiustizie e le sperequazioni dei poteri economici e politici che causano anche disastri ambientali, secondo il cristianesimo delle sette protestanti è assurdo accusare il governo dello stato di povertà in cui versa la popolazione, perché il male è nel mondo e la salvezza è nel singolo individuo. Così, queste sette muovono accuse di socialismo verso le azioni di cooperazione della chiesa cattolica.

        Qual è una grande ong americana che opera in questo modo?

        La World Vision, che è in Africa almeno da vent’anni fornendo benefici alle famiglie, costruendo ospedali. La World Vision lavora in stretto contatto con la Cia e ha un giro di milioni di dollari attraverso cui diffonde una mentalità utile ai poteri economici che non vogliono sentir parlare di diritti dei lavoratori, rispetto del territorio, costi di disinquinamento. La World Vision lavora in aree in cui la situazione è estremamente degradata: in Darfur, ad esempio, dove la disperazione rende le persone plagiabili; o nel Delta del Niger, dove gli Ogoni vivono senza acqua e ai limiti della sussistenza.

        C’è una specifica mentalità occidentale dietro queste sette?

        Si tratta della struttura mentale media dei cittadini americani, che hanno sempre a cuore, al di là del contesto in cui sono, la propria patria. Lo stesso presidente Obama assomiglia a Bush quando parla degli interessi degli Stati Uniti, che devono venire sempre per primi. La comunità religiosa segue questo tipo di logica, e va nel mondo tenendo a cuore come prima cosa gli interessi del proprio paese prima degli interessi del luogo e della popolazione a cui essa si rivolge.

        Che ruolo ha, invece, la Chiesa cattolica nel continente africano?

        La Chiesa cattolica è in molti paesi africani l’unico partito di opposizione contro i poteri costituiti. I vescovi africani parlano come fossero dei politici: parlano di povertà, politica, economia, danno indicazioni elettorali a tutta la società civile in base ai principi dell’onestà dei politici.

        Come si pongono questi due tipi di cristianesimo relativamente al dialogo interreligioso in Africa?

        Ci sono due anime delle chiese cristiane: l’anima ecumenica che favorisce il dialogo interreligioso e l’impegno sociale, e l’anima evangelica che sostiene che scopo del cristianesimo sia salvare il singolo dal mondo come luogo del peccato.
        Questa seconda posizione, sposata dalle sette religiose nordamericane, considera le altre religioni, in particolare l’Islam, come forze del male. Mentre alla base della religiosità dei padri comboniani c’è una mentalità dialogica.”

        1. Raider

          L’inchiesta dimostra che in America Latina – l’inchiesta e l’articolo non esaminano l’Africa tanto per parlare male dell’Amerca e seminare zizzania fra i cristiani come fa il solito paranoico con le sue tecniche per il “controllo del penseiro”: senti chi parla! – i protestanti vivono più intensamente dei cattolcii la fede e nello stesso tempo, hanno un ruolo più diretto e attivo nel praticare la carità, nell’assistenza ai poveri, nella solidarietà fattiva, non a parole. Sembra proprio che i protestanti ritengano che l’annuncio della parola di Cristo – ah, ecco la “pistola fumante!”, diranno i soliti pistola complottisti col fumo negli occhi – preceda ogni altro comandamento cristiano:
          “Non affannatevi dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo?” Il Padre vostro celeste sa che di tutte queste cose voi avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e tutte queste cose vi saranno date in sovrappiù”, leggiamo nel Vangelo di San Matteo. I protestanti, a quanto pare, fanno tutto questo, invece di parlare di altro, tute cose giuste, ci mancherebbe! e belle, come no: molti nostri preti non fanno altro che assumersi l’ufficio di ong onusiana, di cassa si risonanza dei media, la messa diventa una specie di esame sociologico della coscienza dei fedeli, in cui – quando va bene – il “conduttore unico” istruisce il pubblico in studio di un talk-show : e molti di noi cattolici non abbiamo difficoltà a receperne il messaggio umanitario che ci è trasmesso già col caffè del mattino: per dimenticare bellamente, poi, sia le opere di carità, sia la Verità: e gli effetti li vediamo ogni giorno, quanto sia utile e bello dimenticare l’esortazione di Matteo.
          I catto-islamisti, invece, in veste di apostoli della pace, tranne che con America, Israele, Paesi del Golfo e protestanti, contro cui non si stancano di proclamare un bel jihad, una di quelle guerre sante che vediamo in ogni dove prendere di mira soprattutto, se non esclusivamente, i cristiani, accusati di fomentare l’apostasia per fare gli interessi dell’Occidente (in linea con le accuse vomitate dal paranoico che viene qui a spargere incessantemente veleno), addossano ai i protestanti l’accusa di fare quello che la Chiesa cattolica era accusata di fare quando inviava missionari in tutto il mondo: di essere finanziata da potenze straniere e di essere uno strumento dell’imperialismo occidentale.
          Questa opera di “promozione umana” accantonando il Verbo di Dio, ora, non trova più nemmeno “operari della vigna del Signore” da inviare in quelle terre dove i catto-islamisti paranoici e mistificatori assortiti vorrebbero spedire missionari a fare l’agit-prop anti- questo e anti- quello proprio come il paranoico dai molti nickname accusa gli altri di fare. Quando si dice la logica, la pace e la carità.
          E infatti, il predicozzo di questo mistificatore per una guerra santa contro i protestanti si conclude con un appello al famoso dialogo con l’islam: dialogo che ha sostituito il Verbo, con i musulmani e solo con loro, mica con gli altri: e come se non si dialogasse abbastanza, proprio con gi islamici.
          Sul proselitismo islamico in Europa e non solo quello;
          sui finanziamenti da tutte le direzioni del dar el Islam a moscheee e madrasse nell’odiato Occidente;
          sulla discriminazioni legali e sulle persecuzioni islamiche in ogni parte del mondo contro i cristiani;
          sulla sorte riservata agli apostati dell’Islam, a cominciare da Magdi Cristiano Allam o Ayaan Hirsi Ali;
          sulle preghiere dell’Imam nei giardini vaticani affinchè il loro Allah permetta ai “veri credenti” di trionfare chi, professando un’altra religione o nessuna, rinnega la “religione naturale dell’umanità” e dunque, non merita il tittolo di uomo, quanto meno, pienamente umano, se non è una bestai o un folle tout court;
          su tutto questo e altro che non sto a elencare, nulla. Tranne si capisce, dirottare le responabilità in tale senso verso la “dialogante” l’America ( e Israele ecc…): il cui presidente, non osando nemmeno pronunciare il nome di “islamici”, uno che, parlando all’università cattolica di Georgetown, a Washington, fa rimuovere – e lo ottiene! – croci e simboli non specificamente cattolici, ma semplicemente cristiani!; mentre va a parlare all’università islamica al-Azhar del Cairo, con pareti pavesate di striscioni di versetti coranici senza che la cosa che lo turbi e nessuno protesti per la disparità di trattamento, non atenere un discorsetto vago e ecumenico, ma a eslatare la religione islamica, la nota “religione di pace e solo quella”. e in nome dela apce e della “religione della pace”, lanciare il jihad contro i regimi arabi “apostati”: il “laico” Mubarak; l’internazionalmente riabilitato Gheddafi; l’alawita Assad: e va bene così. Tanto va bene così, che, ecco, a proposito di attentati e distruzioni compiute dagli islamisti in tutto il mondo, mr. Oabama ha sempre parlato, per non urtare la nota “suscettibilità” degli islamici e dei loro propalatori di fandonie paranoiche, di “disastri compiuti dall’uomo”: come si trattasse di eventi naturali catastrofici, di danni ambientali provocati da un’inondazione o da una siccità.
          Per tutta risposta a questi atti di sottomissione all’Islam, arrivano i dhimmi al servizio dell’Islam e danno la colpa a mr. Obama e al suo Paese per i cristiani masscrati e tutto il corteggio della sharya. Il che i mistificatori paranoici fanno, s’è capito, per amore sviscerato della pace, della verità, della carità e di Allah, in ottemperanza a quanto gli imam vanno a pregare giustappunto fin nei giardini vaticani.

          P.S. Redazione, potreste fare passare i post che ho inviato? Grazie ancora!

    2. Sasso Luigi

      Effe, non vedo contraddizione tra il tuo pensiero e il mio. Non si tratta di scimmiottare le nuove confessioni protestanti. Ma bisogna davvero glorificare Cristo Signore Re dell’universo. Fino in fondo. Si può e si deve preservare dottrina e tradizione non con ostinazione ma con amore e con quella passione che solo il nostro maestro ci sa dare. Saremo tanti o saremo pochi? Non lo so… ed è pure secondario. Cristo era da solo sulla via della croce.

  6. 4_x Leo

    Mentre si ha paura della “islamizzazione” dell’occidente la protestantizzazione della Chiesa Cattolica latino-americana avanza al ritmo di 0.5% all’anno. Le Chiese fedeli del Medio Oriente vittime del piano Yinon in 14 secoli di convivenza con i loro fratelli in Abramo non hanno mai ceduto di un millimetro alla fede in Cristo presente nell’Eucaristia. Per un cattolico pensare che ogni anno centinaia di migliaia di persone scelgono di non cibarsi più di Cristo è molto triste.

    Una citazione :

    “…Forse si deve qui osservare anche che gli Stati Uniti promuovono ampiamente la protestantizzazione dell’America Latina e quindi il dissolvimento della Chiesa cattolica ad opera di forme di chiese libere, per la convinzione che la Chiesa cattolica non potrebbe garantire un sistema politico ed economico stabile, in quanto dunque fallirebbe come educatrice delle nazioni, mentre ci si aspetta che il modello delle chiese libere renderà possibile un consenso morale e una formazione democratica della volontà pubblica, simili a quelli caratteristici degli Stati Uniti” (Joseph Ratzinger, 2004).

    L’allora Card. Joseph Ratziger dice due cose essenziali: a) gli USA promuovono attivamente la protestantizzazione del continente latino americano; b) perché la parcellizzazione delle chiese di matrice protestante rende, in sostanza, la fede funzionale al progetto neo-liberista ed egemonico che essi hanno sull’america latina.

    Le origini di questo progetto risalgono agli anni ’60 con il famoso Rapporto Rockefeller del 1969, da cui poi nacque il “Counter intelligence Program” che prevedeva “la possibilità di dare spazio, soldi e appoggio a culti o sette come quella, per esempio, degli arancioni del reverendo Moon, che un giorno arrivò a comprarsi anche uno dei quotidiani della capitale degli Stati Uniti, il Washington Time, per poter meglio condizionare le coscienze dei cittadini più fragili o meno informati .

    L’appoggio strumentale alle congregazioni cristiane protestanti da parte degli USA, è un punto centrale della storia ecclesiastica latinoamericana… Già nel 1912 il presidente Theodore Roosevelt indicava nel cattolicesimo il principale ostacolo alla penetrazione degli Stati Uniti in America Latina (cfr. M. Stefanini, Geopolitica dell’avanzata protestante in America Latina, in “Limes” n° 3, giugno-agosto 1993, p. 176). Il “pauperismo” cattolico (ricordiamo che l’America Latina è stata evangelizzata per la maggior parte dagli Ordini Mendicanti, Francescani e Domenicani, ma anche dai Gesuiti, i quali per primi cercarono di attivare le forze interne al continente sia in campo economico che politico) cozzò da subito con l’individualismo imprenditoriale protestante dei nordamericani, creando problemi alle politiche neo-colonialiste statunitensi.”

    In “Who Are We? The Challenges to America’s National Identity”, scritto da Samuel P. Huntington salta fuori il vecchio odio dell’America protestante verso il cattolicesimo. Infatti, ecco alcuni passaggi: «L’America sarebbe stata l’America di oggi se nel secolo XVII e XVIII fosse stata conquistata non dai protestanti inglesi, ma dai cattolici francesi, spagnoli o portoghesi? La risposta è no. Non sarebbe stata l’America di oggi, sarebbe stata Québec, Messico o Brasile». «In America la riforma protestante ha creato una nuova società; unica tra tutti i Paesi, l’America è figlia di queste riforme, senza queste non ci sarebbe l’America come la conosciamo».

    Per più di 200 anni gli americani hanno basato la loro identità sulla opposizione al cattolicesimo: il cattolico veniva prima combattuto e poi escluso e poi discriminato e visto come opposizione.

    Recentemente a Washington e nel Maryland, gruppi organizzati di protestanti americani hanno aggredito i fedeli cattolici che si recavano a Messa, inseguendoli fin nell’interno delle chiese. I militanti distribuivano volantini o opuscoli «fondamentalisti»: il che indica i fanatici protestanti non denominazionali, Born again Christians, fedeli dei telepredicatori e sionisti millenaristi, che sono una potente forza politica negli Stati Uniti.

    Che le aggressioni, i pregiudizi virulenti, e l’espressione di odio contro i cattolici siano in aumento lo ha affermato monsignor Thomas Paprocki. «Noi dobbiamo mentalmente adeguarci al nuovo clima», dice; «come tutti, anch’io sono cresciuto in questo Paese nel tempo in cui i valori del mondo laico rispecchiavano i valori del mondo religioso. Adesso questa simbiosi tra la cultura (americana) e la Chiesa è stata spezzata». Lui stesso viene aggredito ogni giorno per aver difeso il matrimonio tradizionale, la famiglia fatta di un uomo e una donna, per aver ricordato che l’aborto è un peccato: tutte posizioni che nel dibattito pubblico (e non parliamo sui media) vengono rigettate come «intolleranti» (bigoted), medievali, inquisitorie, insomma da espungere dal mondo post-moderno: non hanno diritto di essere espresse. «Abbiamo ancora il Primo Emendamento della nostra Costituzione» (quello della libertà di opinione), sospira, «ma è messo a dura prova».

    1. Vera

      Non ti dar pena di rispondere a questo articolo. Tempi è sempre stato filo-protestante

      1. 4_x Leo1

        @Vera

        “Tempi è sempre stato filo-protestante”

        Ragione di più per rispondere, visto che lo leggono molti cattolici

        1. ochalan

          Ma basta con sto piano Yinon e con il complottismo antisemita!

          1. 4Leo2

            @Ochalan :

            la rimando di nuovo alle letture e ricerche in merito che le ho consigliato in un altro commento.

            Ed un’altra cosa : anch’io sono contro l’antisemitismo visto che i semiti come ci dice Wikipedia sono “tutti i popoli che parlano, o hanno parlato, lingue collegate al ceppo linguistico semitico (tra questi Arabi, Ebrei, Cananeo-Fenici, Cartaginesi, Maltesi)”

            Ed io non odio nessun popolo.

          2. ochalan

            Allora parliamo di antiebraismo, ma la sostanza non cambia. Il male del mondo, per te, viene dalla stella di Davide. Quella che vi ricorda continuamente che Dio ha scelto in realtà la discendenza di Isacco e non quella di Ismaele.

  7. Sasso Luigi

    L’unica possibilità della Chiesa cattolica, per continuare ad esistere, è di ritrovare quella forza carismatica che molte sette protestanti manifestano. È una capacità di appassionare che non bisogna cercare nelle riforme moraleggianti (saremo sempre peccatori) ma nello stupore dell’incontro con Cristo.

    1. salvatore

      Peccatori si ma non quanto chi dirigeva per 20 anni lo IOR centro di ogni scandalo italiano da Calvi a Balducci chi morto chi in galera addiritura Balducci era un gentiluomo vaticano meno male che Papa Francesco ha denunciato Calia per 20 anni il.boss dello Ior

      1. ochalan

        Che l uomo è peccatore è lapalissiano. Il cattolicesimo non ha bisogno di Travaglio, ma di Tommaso d Aquino e Camillo de Lellis.

  8. Skanderbeg

    Il problema centrale del Cattolicesimo è l’aver sviluppato la separazione tra laici e clero piuttosto che puntare al “sacerdozio di tutti i credenti”. Ciò comporta che il cattolico medio legga molto poco le Sacre Scritture e pensi che pregare, fare azioni caritatevoli sia compito dei chierici mentre lui debba semplicemente presentarsi a ricevere sacramenti “preparati” da altri non da sé stesso.
    Molto più gravi sono le conseguenze sul piano dell’etica e della morale perché non leggendo le Scritture molti cattolici pensano che l’etica cattolica sia un’invenzione della Chiesa e “malleabile” in base alle convenienze personali e politiche piuttosto che comandamenti basati su ciò che Dio ha rivelato all’uomo.
    Se la Chiesa vuole recuperare fedeli deve ridurre la distanza tra laici e chierici, rendendo questi partecipi dell’evangelizzazione, alfabetizzando i propri membri con la promozione della conoscenza delle scritture innanzitutto.
    Penso poi che su certi temi si potrebbe aprire una seria discussione basata sulle scritture, ad esempio il celibato del clero rendendolo volontario, valorizzare il ruolo delle donne magari aprendo al sacerdozio femminile.

    1. Raider

      Le ultime due che lei ha detto sono un suicidio perfetto, già sperimentate da molte confessioni e congregazioni protestanti con esiti letali per i “pazienti”. Pentecostali e evangelici di varei denominazioni sono cnrtro l’ordinazione delle donne e assai attenti sui temi “eticamente sensibili”: ci sarà un motivo.
      Noto che queste chiese ddefinite, a volte, sprezzantemente e con scarso acume, “revivalistiche”, “longa manus americana”, sono apolitiche, in genere: E allora, ecco l’accusa di “disimpegno” che farebbe il gioco, degli .U.SA., come altrove dicono dei cristani e dei cattolici che sono l’instrumentum regni dell’Occidente, quando non, anche qua, dell’America: e altrettali esilaranti amenità. Le stesse accuse vengono reiterate dalle solite menti raffinate dalla prolungata esposizione agli influssi atmosferici presenti nell’atmosfera in cui si trascinano quando c’è un impegno non delle chiese protestanti come tali, ma di singoli esponenti, spesso, sconfessati dalla base dei fedeli, in campo politico.
      Tutte queste, il rapporto tra politicca e religione, la Chiesa cattolica le ha scontate da parecchio tempo, non solo Italia. E sebbene sia, come dire, suggestiva l’analisi sulle cause della crisi in atto fatta da Skanderbeg, forse, però, la verità è più terra terra, anzi, un meno legata a orizzonti battuti perdendo di vista dimensioni immediatamente, se non unicamente, legate alla fede: occorre essere più consapevoli nella fede vivendola, testimoniandola nei comportamenti, pregando, senza sperare che una conoscenza più approfondita della dottrina possa fare quei miracoli che sono un dono di Dio e dell’Eucarestia.

  9. ochalan

    Come che fine ha fatto. È diventato esattamente come la teologia della liberazione lo voleva. Certa ecclesiologia progressista dovrebbe guardarsi allo specchio.

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