Camuffati da antirazzisti militanti, metteremo i neri contro i bianchi
Mio caro Malacoda, ti devo fare i miei complimenti per la tua iniziativa razzista camuffata da bandiera dell’antirazzismo militante. Faccio fatica a capirne la logica, benché in questo campo noi diavoli siamo campioni: «Forse tu non pensavi ch’io loico fossi!», dice il diavolo a Guido di Montefeltro nell’Inferno dantesco.
Ma veniamo al fatto. Tutti ormai conoscono Amanda Gorman, la giovane poetessa e attivista afroamericana appassionata di tematiche antirazziste, che ha recitato una sua poesia – The Hill We Climb – durante la cerimonia di insediamento del nuovo presidente americano Joe Biden. Quelle immagini e quelle parole hanno fatto il giro del mondo e, giustamente, tutti le hanno ascoltate nella loro versione originale e nella pronuncia della loro autrice. Si sa che una poesia la si apprezza al meglio nella lingua in cui è stata concepita, ma con la lodevole intenzione di diffondere la cultura alle masse da secoli si procede alle traduzioni. Strappare la cultura dall’empireo delle élite dovrebbe essere obiettivo e programma di ogni sincero democratico.
L’unica regola aurea
Così hanno pensato anche in Olanda negli uffici della Meulenhoff, prestigiosa casa editrice del paese dei mulini a vento e dei tulipani, e hanno affidato la traduzione delle rime gormaniane a Marieke Lucas Rijneveld, non proprio l’ultima arrivata: scrittrice e poetessa la cui prima raccolta di liriche, nel 2015, ottenne il riconoscimento del C. Buddingh’-prijs e che nel 2020 con il suo romanzo d’esordio, Il disagio della sera, si aggiudicò il Man Booker International Prize, la più giovane scrittrice a vincerlo.
Ipotizzo anche che Marieke conosca bene l’inglese. Ebbene, nell’epoca del celebrato ritorno della competenza e della conoscenza come condizione se non sufficiente almeno necessaria per assumere compiti e responsabilità, a far titolo per la scrittrice olandese non sono i suoi meriti indiscussi ma il colore della sua pelle. Non sta bene che una scrittrice bianca traduca una poetessa nera, meglio affidare la traduzione a una persona con il suo stesso colore di pelle.
Qual è la logica? Semplice, si tratta del coraggio di trarre le ultime conseguenze dai princìpi che si proclamano. Se George Bernard Shaw all’inizio del secolo scorso diceva che «l’unica regola aurea è che non esistono regole auree», e se nel Maggio parigino si urlava nei boulevard l’ingiunzione «vietato vietare», ora il tempo è maturo per sancire che l’unica logica è l’assenza di ogni logica.
Che poi, come al solito, «nihil sub solem novum», niente di nuovo sotto il sole, se è vero, come è vero che già Giovenale a cavallo tra il I e il II secolo dopo Cristo, diceva: «Hoc volo, sic iubeo; sit pro ratione voluntas», così voglio, così comando; invece di un motivo ragionevole valga la (mia) volontà.
Che poi – tornando al problema delle traduzioni – uno chiede se il principio affermato nel caso Gorman-Rijnevel sia univoco o biunivoco, se valga cioè solo in un senso di marcia, dal nero al bianco, o anche nel senso inverso, dal bianco al nero. Nel primo caso ci sarebbe, solo in Italia, da buttare al macero un’intera biblioteca: da Wole Soynka a Toni Morrison passando per Alice Walker e Alex Haley e finendo a Nelson Mandela, sono stati tutti tradotti da italiani purtroppo bianchi. Non oso pensare agli strafalcioni e alle manipolazioni.
Ma se lo dice la Boschi?
Però, c’è un però: stai a vedere che la nuova regola sull’identità razziale tra scrittore e traduttore non valga per l’Italia? Le case editrici nostrane tirerebbero un bel sospiro di sollievo. Il dubbio mi è venuto ascoltando il discorso con cui Maria Elena Boschi alla Camera dei deputati assicurava la fiducia del suo partito a Mario Draghi. Terminava così: «Per augurarle buon lavoro, vorrei condividere con voi alcune parole che al giuramento del presidente Biden ha pronunciato la poetessa ventiduenne, Amanda Gorman, in questa poesia: The Hill We Climb. “E così alziamo il nostro sguardo non per cercare quel che ci divide ma per catturare quel che abbiamo davanti, finché avremo gli occhi sul futuro la storia avrà gli occhi su di noi”». Parole lette impunemente in italiano. Traduzione di Maria Elena Boschi o – come si usa dire in gergo letterario – di un “negro” rigorosamente anche nero?
Tuo affezionatissimo zio
Berlicche
Foto Ansa
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