Bataclan, la condanna di Abdeslam non è la fine del terrorismo islamico
Salah Abdeslam, 33 anni, l’unico terrorista superstite degli attentati del 13 novembre 2015 in Francia, è stato condannato all’ergastolo «non comprimibile». Tra trent’anni potrà chiedere al Tribunale di valutare di nuovo la perpetuità, ma le possibilità di tornare in libertà sono scarse. Gli altri 19 imputati sono stati condannati con pene che vanno da uno a trent’anni di carcere. Sei di questi, probabilmente già morti, sono stati condannati in contumacia.
Si chiude il processo del Bataclan
Si è chiuso così ieri sera dopo 10 mesi di udienze lo storico processo sugli attentati al Bataclan, allo Stade de France e ai ristoranti di Parigi che causarono la morte di 130 persone e il ferimento di altre 430. Abdeslam era già stato condannato a vent’anni di carcere in Belgio per aver sparato su alcuni poliziotti prima di essere fermato il 18 marzo 2016 a Bruxelles e tornerà alla sbarra tra pochi mesi ancora in Belgio per rispondere del suo coinvolgimento nel doppio attentato all’aeroporto e alla metro che fece 32 morti nel marzo 2016.
Durante il processo il terrorista islamico aveva detto di non aver azionato la cintura esplosiva che portava «per umanità, non per paura». Ma i periti del tribunale hanno invece accertato che è il giubbotto esplosivo a essersi inceppato.
«Siamo musulmani veri, non terroristi»
Gli imputati non si sono pentiti durante il processo né hanno dato mai l’impressione di volersi staccare dall’ideologia estremista che ha guidato le loro azioni. Abdeslam si è lamentato di «essere calunniato», ha ribadito di non aver fatto male a nessuno e di «aggrapparsi alla sharia così come voi vi aggrappate alla democrazia. L’islam trionferà con le buone o con le cattive, con o senza di noi».
Parole simili a quelle pronunciate in aula da un altro imputato, Mohamed Abrini, l’islamista belga di origini marocchine che ha accompagnato l’amico e terrorista Abdeslam a Parigi due giorni prima degli attentati. «L’islam che gli occidentali ritengono radicale è l’islam normale», ha detto. «La sharia è la legge divina. Per me è al di sopra della legge degli uomini. Il jihad ne fa parte è un dovere per tutti i musulmani, anche se si trasforma in una guerra di conquista». E ancora: «Non siamo terroristi, siamo musulmani autentici».
La lotta al terrorismo islamico non è vinta
Ora che lo storico processo del Bataclan è finito, non ci si può accontentare. Se infatti gli attentati si sono verificati è anche per la «leggerezza» con cui i servizi dei paesi europei hanno trattato l’estremismo islamico, scrive le Figaro in un editoriale. E la vittoria parlamentare della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, molto morbido con gli islamisti, non è un buon segnale.
Bisogna imparare dal passato, dunque, perché in Francia il terrorismo islamico è ormai considerato «normale», che un francese venga sgozzato davanti a una scuola o dentro una chiesa quasi non fa più notizia. Perché la lotta al terrorismo sia efficace, «bisogna curare il male alla radice e colpire l’islamismo rampante che si diffonde in tutta la società francese». Oggi, come ieri.
Foto Ansa
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