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Essere sgozzati al grido di «Allahu Akbar» non è più una notizia

Di Mauro Zanon
02 Giugno 2022
È morto il medico cattolico accoltellato da un musulmano davanti a una scuola, ma in Francia quasi nessuno ne parla. L'estremismo ridotto a cronaca, l'abitudine al terrorismo e la banalizzazione del male
Francia polizia
Il ministro dell'Interno francese, Gerald Darmanin, parla con due poliziotti durante una sua visita a Marsiglia, lo scorso anno (foto Ansa)

Parigi. Alban Gervaise è un nome che non vi dirà nulla. Eppure, come Samuel Paty, Jacques Hamel o Arnaud Beltrame questo medico militare è una delle tante, troppe vittime di quel terrorismo islamico che dal gennaio 2015 funesta la Francia, ma che non suscita più indignazione né dossier allarmati, perché è la “nuova normalità”. «La morte di Alban Gervaise relegata nelle pagine dei fatti di cronaca», ha scritto il magazine Causeur, raccontando il silenzio della stampa mainstream francese attorno alla barbara uccisione di questo padre di famiglia di 40 anni.
La Francia ha paura di essere accusata di islamofobia
Lo scorso 10 maggio, alle 18, Alban era andato a prendere due dei suoi tre figli, uno di 3 e l’altro di 7 anni, studenti alla scuola privata cattolica Sévigné di Marsiglia. In attesa di riabbracciarli, si era seduto su una panchina, quando ad un tratto Mohamed L., 23 anni, ha iniziato ad accoltellarlo a livello del torace e della gola al grido di «Allahu Akbar», lascian...

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