L’unico vero avversario degli Stati Uniti è la Cina

Di Leone Grotti
24 Maggio 2022
La visita di Stato in Asia di Joe Biden ha avuto come fulcro il tentativo di arginare, politicamente ed economicamente, Pechino. E sull'economia il leader dem è andato a scuola da Trump
Joe Biden in visita di Stato in Asia

Joe Biden in visita di Stato in Asia

Oggi si conclude il primo viaggio di Joe Biden in Asia, rinviato di un anno causa pandemia. Le tappe in Corea del Sud e Giappone, terminate con la riunione del Quad, a margine della quale si è tenuto un bilaterale con il primo ministro indiano Narendra Modi, confermano che la principale preoccupazione dell’amministrazione democratica non è la Russia ma la Cina. Tutto il viaggio, infatti, ha avuto come fulcro il tentativo di arginare, politicamente ed economicamente, Pechino.

La risposta economica degli Usa alla Cina

Biden ha tentato in particolare di ricostituire un blocco economico per contrastare l’espansionismo cinese, dopo che Donald Trump, tre giorni dopo l’insediamento alla Casa Bianca nel 2017, aveva ritirato gli Stati Uniti dall’accordo commerciale Tpp (Trans-Pacific Partnership).

Il nuovo accordo sponsorizzato dagli Usa verrà realizzato con India, Giappone, Corea del Sud, Australia, Brunei, Indonesia, Malaysia, Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam. L’intesa riguarderà dunque paesi che insieme costituiscono il 40 per cento dell’economia mondiale e rappresenta una risposta diretta al Regional Comprehensive Economic Partnership lanciato dalla Cina ed entrato in vigore cinque mesi fa.

Biden assomiglia molto a Trump

Anche se può sembrare che Biden riprenda la vecchia politica di Barack Obama, che negoziò il Tpp, in realtà il presidente americano ha implicitamente riconosciuto che la politica asiatica di Trump non era affatto sbagliata. Il nuovo accordo proposto dagli Stati Uniti, infatti, è completamente diverso dal Tpp e ne riconosce le problematiche denunciate tanto da Trump quanto da Hillary Clinton.

Al contrario del Tpp, infatti, il nuovo accordo non prevede una riduzione dei dazi sui beni scambiati dai firmatari, misura che secondo Trump avrebbe provocato la perdita di milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti, che sarebbero stati “invasi” da merci a basso costo prodotte senza rispettare gli standard in essere negli Usa.

Un accordo simbolico e poco efficace

Come riportato dal New York Times, «la visione americana per la regione è ambiziosa e mira ad aumentare gli standard lavorativi e ambientali. Ma senza offrire un maggiore accesso al mercato, secondo gli analisti, gli Stati Uniti non hanno molti argomenti su cui fare leva per incoraggiare questi cambiamenti».

«Sarà difficile convincere i governi asiatici a cambiare regolamenti che possono danneggiare le loro economie senza promettere un maggiore accesso al mercato americano», ha dichiarato Aaron Connelly, ricercatore presso l’International Institute for Strategic Studies di Singapore. Senza una modifica della politica dei dazi, è probabile che il nuovo accordo non dovrà neanche passare dall’approvazione del Congresso.

Gli Usa guardano solo alla Cina

Se è probabile che con Biden al timone, i rapporti tra Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud si rafforzeranno rispetto al periodo di Trump alla Casa Bianca, non va dimenticato che il presidente democratico ha mantenuto la stessa strategia del tycoon nei confronti della Cina. Biden infatti ha deciso di portare avanti le politiche commerciali aggressive del suo predecessore, confermando i dazi «punitivi» nei confronti di Pechino.

Al di là dell’accordo commerciale, importante solo dal punto di vista simbolico, il messaggio della “settimana asiatica” di Biden è chiaro: l’unico vero avversario degli Stati Uniti degno di nota non è certo la Russia di Vladimir Putin, quanto la Cina di Xi Jinping. È Pechino che gli Usa cercheranno di contrastare con ogni mezzo perché le sorti del mondo, nel XXI secolo, non si decideranno nella vecchia, stanca, litigiosa e sempre più ininfluente Europa, ma in Asia.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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