Applicare l’embargo sul petrolio russo non sarà facile per l’Ue

Di Leone Grotti
07 Maggio 2022
Anche se i paesi europei troveranno un accordo per terminare gli acquisti di oro nero da Mosca, potrebbero continuare a farlo da paesi terzi senza saperlo
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha promesso l'embargo sul petrolio russo

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha promesso l'embargo sul petrolio russo

L’Unione Europea è fiduciosa di arrivare a un accordo sull’embargo sul petrolio russo in tempi brevi, anche se, una volta ottenuto l’ok dai paesi più riottosi, non sarà comunque facile applicarlo. Alle divisioni in seno all’Ue infatti si aggiungono anche problemi di natura tecnica che non renderanno facile fermare completamente l’acquisto di oro nero da Mosca.

L’Ue pronta a dire addio al petrolio russo

L’intesa che sembra profilarsi a Bruxelles prevede scadenze diverse, sottolinea la Stampa. L’embargo sul greggio, che sarà graduale, dovrebbe entrare in vigore tra sei mesi e quello sui prodotti raffinati alla fine dell’anno. Sono previste deroghe per tre paesi: Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, quelli più in difficoltà a trovare alternative al petrolio russo, che richiederanno sicuramente importanti interventi infrastrutturali.

La Commissione europea e la presidenza di turno francese hanno offerto a Budapest, Praga e Bratislava due anni di tempo in più per azzerare gli acquisti dal Cremlino in cambio del sì al sesto pacchetto di sanzioni. L’Ungheria avrebbe anche preteso da Bruxelles lo sblocco delle risorse del Recovery Fund, al momento congelate per la diatriba sullo stato di diritto nel paese guidato da Viktor Orban, ma da questo lato l’Ue non ci sente.

Le misure europee prevedono anche l’esclusione di tre banche dal sistema Swift, tra cui la Sberbank, l’oscuramento di tre emittenti televisive e nuove sanzioni a personalità vicine a Vladimir Putin, come il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, e l’amante del presidente russo, Alina Kabaeva.

Applicare l’embargo sarà molto difficile

Se trovare l’accordo tra i Ventisette si sta rivelando complicato, ancora di più lo sarà applicare concretamente l’embargo. Infatti, come sottolinea Euractiv, «i paesi europei potrebbero continuare ad acquistare carichi russi da paesi terzi senza essere a conoscenza della loro origine».

Il petrolio può essere ricondotto alla sua origine in base alla sua composizione chimica. Ma in passato molti acquirenti «sono stati ingannati da documenti falsi, che nascondevano l’origine dei carichi provenienti da paesi soggetti a sanzioni, tra cui Iran e Venezuela. Tracciare l’origine del greggio diventa più difficile se esso viene miscelato con altro petrolio per le raffinerie, e quasi impossibile dopo che è stato trasformato in prodotti standard, come benzina, diesel o carburante per aerei».

«Alcuni prodotti conterranno petrolio russo»

Secondo JP Morgan, almeno 26 importanti raffinerie e società commerciali europee abbiano già sospeso gli acquisti o intendono eliminare gradualmente un totale di 2,1 milioni di barili al giorno di importazioni russe. Molte aziende europee (Shell, Total, Repsol, BP) già non acquistano più prodotti raffinati che contengono petrolio russo. Nonostante questo, «non vi è alcuna garanzia di eliminare tutte le tracce di idrocarburi russi una volta che sono entrati nel principale hub di importazione di petrolio dell’Ue, il complesso Amsterdam-Rotterdam-Anversa (Ara), composto da otto porti distribuiti in due paesi, 96 terminal e 6.300 serbatoi di stoccaggio di proprietà di centinaia di compagnie petrolifere internazionali».

Shell è sicura che «alcuni prodotti lavorati nelle raffinerie europee continueranno a contenere petrolio russo». Anche perché la compagnia aveva in precedenza «classificato le merci di origine russa come quelle contenenti il 50% o più di carburante prodotto in Russia». Una misura inferiore al 50% faceva invece considerare il prodotto come non russo. Shell cambierà i suoi regolamenti, ma altri trader «continuano a valutare se una miscela di diesel contenente – per esempio – fino al 49% di diesel russo, possa essere considerata un prodotto non russo, hanno detto a Reuters tre fonti commerciali».

Cuneyt Kazokoglu, responsabile dell’analisi della domanda di petrolio della società di consulenza energetica Fge, ha aggiunto: «Penso che molti paesi europei citeranno le importazioni dall’Olanda per nascondere l’origine dei prodotti russi». Eliminare il petrolio russo, per l’Ue, sarà più complicato del previsto.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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