Affondò come il Titanic, ora il Southampton si prepara a tornare in Premier
Nel sud dell’Inghilterra c’è una cittadina portuale che s’affaccia sul Canale della Manica. È un borgo cresciuto prepotentemente intorno al suo scalo commerciale, che l’ha portato ad essere la città più importante dell’Hampshire: il vento di mare spazza la rivalità con i vicini di Portsmouth, un’avversione che se secoli addietro aveva radici nelle attività commerciali della regione, ora si è spostata sul campo di calcio. Stiamo parlando di Southampton, un nome che in questi giorni è tornato con prepotenza sui giornali, e non soltanto per l’anniversario del disastro del Titanic, che da qui salpò nel 1912.
Il club locale è infatti primo in Championship, la serie B inglese, e stasera si gioca il big match contro il Reading, in testa alla classifica a pari merito. Non che la partita risulti fondamentale: mancano 4 gare al termine e le due squadre sono avanti sei punti sulla terza, un vantaggio che pare sufficiente a non perdere la promozione diretta in Premier, garantita anche dal secondo posto. Ma dalla partita di oggi passa comunque il loro ritorno ai grandi livelli del calcio inglese, con un sapore tutto particolare. I Saints infatti mancano dalla massima serie inglese dal 2005, e in questi anni di lontananza hanno visto più volte in faccia i gironi infernali del calcio: il crack economico del 2009 portò all’amministrazione controllata, a una penalizzazione di 10 punti e alla successiva retrocessione nella terza serie. Dopo aver toccato il fondo, lo scorso anno partirono con la ricostruzione e conquistarono di nuovo la Championship, e ora sono sul punto di concludere nel migliore dei modi la loro rinascita.
Pronti a tornare in paradiso dunque, dopo gli anni bui del fallimento. Un fallimento che però appare difficile da spiegare pensando alla gran quantità di campioni prodotti dal vivaio del Southampton. Sì, perché l’Academy locale è una vera boutique del talento calcistico: qui si è fatto le ossa, per fare un esempio, un certo Gareth Bale, per intenderci uno che a 21 anni ha fatto venire il mal di testa a Maicon nel match tra Tottenham e Inter della scorsa stagione. Qui è cresciuto anche Theo Walcott, che con i Saints divenne il più giovane giocatore ad esordire in Premier, e ora a suon di incursioni e gol spinge l’Arsenal verso il terzo posto. Sempre per rimanere in casa Gunners, lo scorso anno prelevarono dal Southampton Oxlade-Chamberlain, altro giovanissimo talento (è solo un ’93). Poi Wayne Bridge, Chris Baird, Leon Best, Arron Davies. E se andiamo indietro di una decina d’anni, troviamo un certo A.S., acronimo di Alan Shearer e di “always scoring”: il miglior marcatore di sempre in Premier, con 260 realizzazioni.
È quindi difficile spiegare il fallimento di un club così ben propenso ad allevare campioni, e di conseguenza a venderli ad alte cifre. Ma se il fallimento del 2009 ha dimostrato una scarsa abilità nel gestire i soldi guadagnati dalle cessioni di questi ragazzi, va detto, però, che le vendite degli ultimi anni (specie Bale e Oxlade-Chamberlain) hanno permesso di fare cassa, dare un certo benessere economico al club e permettergli così di ricostruire la squadra.
L’aria di mare smorza il clima teso per il match di stasera. I tifosi ci credono, ma aspettano a parlare di promozione: vuoi la scaramanzia, vuoi il carattere un po’ chiuso degli inglesi, ma qui non si vuole anticipare alcuna festa. E se dal porto qualche giorno fa in tanti sono partiti per il revival del Titanic, qualcuno rimane in città aspettando il grande evento. La Premier sta aspettando i suoi Saints.
colpodireni.wordpress.com
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