
A Parma debutta il “Fattore famiglia grillino”: primogeniti esclusi e agevolazioni ridotte
«Se il nuovo strumento è davvero più equo del Quoziente Parma, qualcuno ci spieghi che cosa intendono i grillini quando parlano di “equo”». Anche perché finora a Parma nessuno ha ancora visto «famiglie che risparmiano e quanto risparmiano», dopo l’abbandono da parte della giunta a cinque stelle capitanata da Federico Pizzarotti del Quoziente Parma, appena rimpiazzato dallo strumento alternativo progettato dal sindaco e dai suoi. Uno strumento che, oltretutto, senza l’insistenza dei membri del Comitato Famiglie Parma probabilmente nemmeno avrebbe visto la luce. Quello che le famiglie parmensi sanno per certo, infatti, è solo quanto finora hanno perso rinunciando al Quoziente Parma, lo strumento di agevolazioni fiscali calcolate in base all’Isee e alla composizione del nucleo familiare che scontava le rette al nido e alle scuole dell’infanzia, ma non quanto risparmieranno con il suo sostituto. A spiegare a tempi.it cosa è cambiato è Massimo Armillotta, uno dei promotori del Comitato Famiglie Parma.
Armillotta, i grillini si sono fatti il loro “Quoziente Parma”. Come le sembra?
Difficile paragonarlo al vero Quoziente Parma anche perché ancora non sappiamo quante famiglie e per quali importi potranno usufruirne. Ad ogni modo dobbiamo premettere che il nuovo strumento non agisce sul primo figlio: per chi ha un solo figlio non è prevista alcuna agevolazione, per chi ha due o più figli al nido e/o alle materne le agevolazioni scattano a partire dal secondo.
Come funzionano le agevolazioni?
Al nido il primo figlio paga la retta piena e il secondo, così come vale per il terzo, il quarto e via dicendo, gode di detrazioni del 50 per cento per Isee fino a 15 mila euro, del 37,5 per Isee dai 15 mila ai 27.500 euro, del 25 per cento per Isee dai 27.500 ai 32 mila euro e del 12,5 per cento per Isee superiori ai 32 mila euro.
E alle materne?
Già alla scuola dell’infanzia le agevolazioni si riducono: anche qui, infatti, il primogenito paga la retta piena, mentre dal secondo viene applicata la detrazione sulla tariffa di un importo pari al 30 per cento per gli Isee fino a 15mila euro, del 22,5 per cento per Isee da 15 mila a 27.500 euro, del 15 per cento per gli Isee da 27.500 a 32 mila euro e del 7,5 per cento per gli Isee oltre i 32 mila euro.
Se uno ha un figlio al nido e uno alla scuola dell’infanzia cosa succede?
Succede che il bambino iscritto alla scuola dell’infanzia paga la retta piena. Mentre il fratellino o la sorellina iscritta al nido usufruisce di un’agevolazione dal 7,5 al 30 per cento in base all’Isee secondo lo schema di cui sopra. Inoltre, con un Isee inferiore a 20 mila euro e più figli che frequentano servizi diversi (come, per esempio, nido d’infanzia, spazio bambini, scuola dell’infanzia comunale, scuola dell’infanzia statale, ristorazione scolastica, ecc…), il primo paga la retta piena. Mentre sul secondo e dal secondo hai una riduzione del 10 per cento, non cumulabile a quelle precedentemente esposte.
Il sistema è equo?
A rigor di logica avere un figlio non è come non averne nessuno. E un sistema che pretende essere equo dovrebbe tenere conto anche di questo. Così non è. Ma non siamo sorpresi più di tanto, del resto ora nemmeno gode di agevolazioni una famiglia che ha un figlio al nido e altri quattro che vanno alla scuola elementare, media, superiore e/o all’università. E non è che gli altri figli vivano di aria?
Secondo i grillini questo sistema è più equo di quello precedente.
Per quanto ci riguarda, l’assessore al welfare Laura Rossi può continuare benissimo a ripetere che il Quoziente Parma non era uno strumento equo (cosa, peraltro, assolutamente non vera). Noi, oltretutto, siamo sempre stati disponibili a ritoccare gli importi e le agevolazioni del Quoziente Parma: siamo famiglie e sappiamo benissimo cosa vuol dire attraversare un periodo di crisi come questo. Tuttavia non possiamo astenerci dal far notare che il vero strumento iniquo è proprio quello partorito da Pizzarotti e la sua giunta. Equo, infatti, vuol dire a misura della capacità di spesa netta dell’intera famiglia, considerando i redditi, il numero dei componenti della famiglia compresi anziani e portatori di handicap. Ci piacerebbe capire, a questo punto, cosa intende Rossi quando parla di “equo”.
Almeno il Comune risparmia?
L’operazione, come ha precisato il Comune in una nota, comporta «una minore entrata quantificata in 1.090.000 euro nel triennio 2013 – 2015, dei quali oltre 900 mila euro dagli asili nido». Mentre «nel solo anno 2013 le agevolazioni avranno un costo di poco superiore ai 400 mila euro».
Continuerete a fare sentire la vostra voce?
Certamente. Anche se la giunta Pizzarotti non ci ha mai convocati e, nei rari momenti in cui ha organizzato degli incontri in cui comunicare ai rappresentati dei genitori delle scuole le scontistiche che loro unilateralmente hanno deciso, non siamo mai stati ufficialmente invitati. A questo punto è chiara ed evidente a tutti la posizione di netto distacco che la giunta comunale ha nei nostri confronti. L’esperienza del Comitato, tuttavia, è stata entusiasmante. Non ci ha mai accomunato un’appartenenza politica bensì la consapevolezza che, se un’esperienza è vera e giusta, tutti la capiscono e muove il cuore della gente. Proprio come nel caso delle agevolazioni sulle rette per asili e materne. Continueremo ad esserci. Sempre vigili e disponibili a collaborare.
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