
Lo hanno attirato con l’inganno in Venezuela, arrestato all’aeroporto, detenuto, interrogato, torturato e incarcerato senza processo per due anni. Prima di rilasciarlo per motivi sconosciuti. La storia di Carlos Marrón, che ha concesso un’intervista esclusiva all’Associated Press, conferma l’estrema brutalità della dittatura di Nicolas Maduro, che le Nazioni Unite hanno denunciato in un rapporto pubblicato il 16 settembre.
L’INGANNO E L’ARRESTO
L’agente immobiliare di 43 anni è nato e cresciuto a Caracas, dove ha studiato giurisprudenza prima di trasferirsi dieci anni fa a Miami, dove vive con la moglie e i due figli. Nel 2018 ricevette una telefonata da una banda di criminali, che aveva rapito suo padre e che voleva trattare solo con lui personalmente. Marrón ad aprile si imbarcò su un aereo per far rilasciare il padre ma appena arrivato a Caracas venne arrestato all’aeroporto dalla polizia segreta che, senza addurre spiegazioni, lo portò al quartier generale.
Qui, racconta Marrón, fu accusato di gestire un sito che pubblica il cambio reale (quello del mercato nero) tra il bolivar venezuelano e il dollaro. Il cambio ufficiale (già rivisto dal governo dopo anni di negazionismo) è di 1.107.199 bolivar per un dollaro, ma quello del mercato nero è quasi il doppio: 1.803.816 bolivar. Solo negli ultimi 12 mesi, l’inflazione è salita del 1.858 per cento: la sua crescita vertiginosa rende il bolivar una moneta senza alcun valore e nonostante il governo faccia di tutto per nasconderlo – nel 2010 la pubblicazione del vero tasso di scambio del bolivar è diventato un reato – a gennaio il regime ha autorizzato i pagamenti in dollari per cercare di frenare il crollo verticale dell’economia.
PESTAGGI E WATERBOARDING
Marrón aveva acquistato in effetti il dominio dolarpro.com, ma non l’aveva mai sviluppato, cedendolo poi a un socio. Quando negò di gestire il sito, la polizia cominciò a torturarlo. Seguirono due giorni di pestaggi cruenti, durante i quali subì ripetutamente il waterboarding, l’annegamento simulato. Marrón non aveva mai parlato prima di ciò che ha subito: «Voglio che il mondo sappia che cosa avviene ogni giorno in Venezuela», dichiara all’Ap. «Le torture sono all’ordine del giorno sotto la dittatura di Maduro».
L’11 aprile 2018 il procuratore generale del Venezuela, Tarek William Saab, annunciò alla televisione di Stato che «un terrorista finanziario» era finalmente stato catturato. Si riferiva proprio a Marrón. Secondo il magistrato, pubblicando false informazioni sul bolivar avrebbe «distrutto la vita di 30 milioni di venezuelani». Ecco perché doveva essere paragonato a uno «stragista».
«IL SISTEMA PERVERSO DI MADURO»
I carcerieri lo trattarono di conseguenza, colpendo ripetutamente le sue spalle, ginocchia e piante dei piedi con aste di metallo, soffocandolo «fino a quando non stavo per perdere conoscenza e interrompendo la pratica solo un attimo prima». Dopo i primi terribili giorni, fu rinchiuso in una piccola cella con decine di altri uomini. Il cibo era scarso, l’acqua da bere inquinata ed era costretto a defecare in bottiglie di plastica che venivano ritirate e svuotate solo dopo giorni. In due anni, Marrón ha perso 30 chili di peso.
Secondo Human Rights Watch, l’esperienza di Marrón è comune a migliaia di altri civili, arrestati in modo arbitrario solo perché invisi al regime e soggetti ad abusi di ogni tipo: «È il sistema perverso che Maduro ha messo in piedi per ridurre al silenzio chiunque lo critichi o pubblichi informazioni che possono mettere in difficoltà il suo regime».
IL RITORNO A CASA
Dopo l’arresto di Marrón, il socio ha chiuso il sito dolarpro.com «per non incorrere in un orrore che non avremmo mai potuto neanche immaginare». Il dominio è tutt’ora in vendita. L’agente immobiliare fu liberato su cauzione nel gennaio 2020 dopo 21 mesi di carcere e con l’aiuto di diplomatici americani a Bogotá riuscì a scappare valicando il confine con la Colombia e tornando in Florida dalla moglie e dai figli. In Venezuela è ancora considerato un criminale e non potrà più vedere suo padre, rilasciato pochi giorni dopo il suo arresto, fino a quando non cadrà la dittatura di Maduro.
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