Il vero vincitore delle presidenziali è fuggito in Spagna, e ha bisogno che Stati Uniti ed Europa ne riconoscano il successo per provare a far cadere il dittatore. «Ora bisogna proteggere la Machado». Parla Hector Schamis (Università di Georgetown)
Il dittatore del Venezuela anticipa il Natale per distribuire prima i regali con cui intende comprarsi il favore della popolazione. Ma davanti a una repressione senza precedenti, simili trucchetti non bastano
Giornalisti espulsi, tremila arresti, torture. Gli show grotteschi del regime e il denaro elargito ai delatori funzionano: i giudici ratificano la vittoria del presidente chavista. Ora nessuno è al sicuro in Venezuela
Abitazioni segnate come nella Germania nazista, 2.500 oppositori catturati nell’Operazione “Toc Toc”, torture in carcere, video artefatti con musica horror. Il regime punta sulla paura per reprimere il dissenso in Venezuela
Riconfermato il presidente chavista, l'opposizione si ribella: Edmundo González Urrutia ha ottenuto il 67 per cento dei voti scrutinati. Scontri in piazza, firmato un piano per una repressione senza precedenti
Il dittatore chavista minaccia gli elettori e fa di tutto per non far vincere l'opposizione, in vantaggio nei sondaggi. Gli Stati Uniti osservano, pronti a nuove sanzioni. Ma anche in caso di sconfitta il regime continuerà a controllare il Paese
Domenica 28 luglio si vota in Venezuela e la faccia del presidente compare 13 volte sulla scheda. Lo sfidante González è avanti di 47 punti percentuali e il dittatore avverte: «Se non vinco, sarà un bagno di sangue»