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«Il 16 ottobre 2020 ero ancora in ufficio quando una notifica sui social network ha reso nauseante la fine della mia giornata. Il contenuto del messaggio era ancora confuso. Si parlava di un attacco mortale contro un insegnante, “Samuel Paty”, in una scuola media di Conflans-Sainte-Honorine. Ho pensato che si trattasse di un ordinario fatto di cronaca nera fino a quando non è emerso che l’assassinio avrebbe urlato “Allahu Akbar” e avrebbe decapitato la sua vittima. Poco dopo, mi è capitata sotto gli occhi una foto, la cui violenza mi ha sconvolto […]. L’assassino, di cui più tardi ho saputo il nome, Abdoullakh Anzorov, aveva aggiunto come commento all’insopportabile scatto, sotto le sue eruttazioni islamiste, “C’est mr paty” (sic), negandogli fino alla morte la maiuscola al nome. Non lo conoscevo, ma sapevo che non avrei mai potuto dimenticare il massacro di quel professore. L’ho vissuto come se avessero massacrato uno dei miei cari». Figlio...
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