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Una morte assistita tira l’altra

In Canada il questionario su eutanasia e aiuto al suicidio introduce l’idea che basta una malattia cronica per avere il "diritto" di farla finita

Assuntina Morresi
12/02/2020 - 0:01
Società
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Assistenza a un malato terminale

Articolo tratto dal numero di febbraio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Ha rischiato di andare in tilt il sito del dipartimento di Giustizia del governo federale canadese quando, all’inizio del nuovo anno, è iniziata la consultazione dei cittadini sulla Maid, acronimo che indica la legge sulla morte medicalmente assistita (comprendente sia suicidio assistito che eutanasia, distinti solo per le procedure seguite). Quasi 38 mila persone si sono collegate nelle prime 24 ore per rispondere al questionario proposto dalle autorità governative: si vuole capire l’orientamento dei cittadini dopo alcuni anni di applicazione della norma che consente la morte su richiesta nel paese, per modificarla, se necessario.

L’iniziativa ha una duplice motivazione: la prima è la legge stessa, che impegna il parlamento a una sua revisione dopo cinque anni dall’entrata in vigore. A questo proposito il governo aveva già incaricato un gruppo di esperti, il Council of Canadian Academies, di approfondire tre particolari aspetti che nel 2016, al momento del voto finale, erano stati esclusi ma sui quali si riteneva necessaria una riflessione dedicata. Il primo era rendere o meno accessibile la Maid ai cosiddetti minori maturi, cioè ai minorenni il cui consenso personale non ha ancora valore legale, ma che sono in grado di poter esprimere i propri sentimenti e preferenze; il secondo era quello delle “advanced requests”, cioè la possibilità di esprimere la volontà di morire con assistenza medica anche all’interno del cosiddetto testamento biologico; il terzo è l’accesso alla Maid da parte di chi basa la propria richiesta solamente su malattie mentali. Per ciascun argomento gli esperti hanno elaborato un parere descrittivo, cioè nel quale vengono illustrati e discussi i pro e contro, senza offrire una valutazione complessiva: i tre documenti sono liberamente consultabili in web dal 2018.

Ma la tempistica della consultazione è dovuta anche a una recente sentenza della Corte suprema dello stato del Quebec, che nello scorso settembre ha dichiarato incostituzionale una parte della legge. Dal prossimo 11 marzo il pronunciamento dei giudici entrerà in vigore limitatamente a quel territorio; il governo federale, però, ha già dichiarato di volerlo estendere all’intero Canada contestualmente alla dovuta revisione normativa. 

Ad essere riconosciuto in contrasto con la costituzione è uno dei requisiti richiesti per accedere alla Maid. Attualmente è necessario essere maggiorenni e iscritti al Servizio sanitario federale, essere in grado di esprimere il proprio consenso relativamente alle scelte di salute personale, aver ricevuto tutte le informazioni necessarie per una richiesta libera e consapevole, avere una patologia o disabilità grave e irreversibile, con una sofferenza fisica o mentale che non può essere alleviata in condizioni ritenute accettabili e – ed è questo il punto contestato dalla Corte canadese – essere in una situazione per cui la propria morte è “ragionevolmente prevedibile”, anche se la condizione non è terminale e non c’è una prognosi precisa sul tempo di vita restante.

I giudici del Quebec hanno infatti accolto le richieste eutanasiche di due persone affette da disabilità per le quali non c’era alcuna previsione di decesso: uno dei due, Mr Truchton, aveva una paralisi cerebrale dalla nascita, e l’altra, Ms Gladu, aveva vissuto paralitica e con una grave scoliosi a seguito di una poliomelite. Per la Corte negare loro la morte medicalmente assistita significava discriminarli irragionevolmente rispetto a chi, nelle stesse condizioni di sofferenza, si ritenesse dovesse morire in un tempo “ragionevolmente prevedibile”. 

Rifiuto delle cure

Al momento la modifica legislativa a livello federale sembra certa. In questo modo l’impossibilità di un miglioramento della malattia o della disabilità è sufficiente per chiedere l’eutanasia. In altre parole, la morte medicalmente assistita è riservata non solo a chi si trova in condizioni destinate a peggiorare, che esiteranno ragionevolmente in un decesso, ma anche a chi vive una patologia o ha una disabilità che non peggiora, ma è stabile e persistente, una condizione di cronicità, insomma, purché causi una sofferenza che la persona malata percepisce come intollerabile, le cui eventuali terapie o sostegni vengono ritenuti inadeguati e quindi rifiutati. 

È evidente che in questo modo la platea degli aventi diritto alla Maid si allarga a dismisura e include potenzialmente tutte le disabilità: la percezione di sofferenza, fisica o psicologica, è ovviamente personale, e il rifiuto di qualsiasi cura o sostegno sempre possibile. 

È proprio questo uno dei due ambiti su cui verte il questionario proposto per la consultazione pubblica: la prima serie di domande è sui criteri di salvaguardia da adottare quando chi vuole l’eutanasia è malato ma la sua patologia non è mortale. Bisogna dire se le procedure già esistenti debbano essere modificate o integrate, in questi casi; per esempio se si ritiene importante offrire la possibilità al medico di discutere della richiesta di morire anche con parenti o persone care al malato, sempre che questi dia il suo consenso.

La seconda serie di quesiti invece è sulle “advanced requests”, e in generale sulla possibilità che la persona che ha chiesto di morire non sia in grado di confermare la richiesta immediatamente prima dell’avvio della procedura letale, come prevede la legge attualmente. La riflessione è su quanto la richiesta di eutanasia fatta personalmente possa essere ritenuta valida una volta che il malato perde coscienza, o comunque non ha più capacità di esprimere di nuovo un consenso valido al momento dell’atto eutanasico. Infine si dà la possibilità di inserire commenti liberi. La consultazione si è chiusa il 27 gennaio.

Il sentire comune

Nel frattempo la stampa canadese ha dato conto di un’opinione pubblica nettamente favorevole a un’ulteriore apertura della legge: dal 66 per cento nei territori di Manitoba e Saskatchewan all’84 per cento in Quebec, con pochissime differenze fra gli appartenenti ai diversi schieramenti politici, secondo un sondaggio del Canadian Press pubblicato il 23 gennaio scorso. Il 74 per cento degli intervistati è favorevole alla possibilità di richiedere l’eutanasia al momento della diagnosi di una patologia grave, degenerativa e inguaribile, e il 73 per cento vorrebbe poter utilizzare un modulo ufficiale per le direttive anticipate per chiedere la Maid al momento della diagnosi di Alzheimer, quando ancora si è pienamente lucidi. 

Possiamo quindi dire che in meno di cinque anni dalla sua legalizzazione, l’eutanasia è diventata parte integrante del sentire comune canadese.

@AssMorresi

Foto pxhere.com

Tags: assuntina morresicanadaEutanasiafine vitamaidmorte assistitaquebecsuicidio assistitotempi febbraio 2020
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