«Un Meeting nuovo che ci ha costretti a chiederci “perché” lo vogliamo fare»

Di Emanuele Boffi
10 Agosto 2020
Intervista al direttore della manifestazione riminese Emmanuele Forlani, che racconta difficoltà e sfide di questa edizione 2020 così particolare
Manifesto del Meeting di Rimini edizione 2020

Articolo tratto dal numero di agosto 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

«Le circostanze ci costringono a un nuovo inizio», dice a Tempi Emmanuele Forlani, per il quale il Meeting di quest’anno è quasi “nuovo”, dato che lo guiderà per la seconda volta nella veste di direttore, mentre sarà una prima assoluta per Bernhard Scholz, succeduto nella carica di presidente a Emilia Guarneri che la kermesse riminese l’ha vista nascere quarant’anni fa. Ma, ovviamente, al di là di questi cambiamenti, la novità più grande di quest’anno è costituita da quelle circostanze «obbligate», come le chiama Forlani, che «si sono rivelate per certi versi provvidenziali».

In che senso?

Nel senso che la situazione generata dal Covid-19 ci ha costretti a ripensare a tutta la manifestazione, non solo al livello della sua formulazione, ma anche del suo significato. Ecco, direi che siamo stati “costretti” a ri-pensare al “perché” facciamo il Meeting, qual è il suo senso, perché vale la pena ritrovarsi anche quest’anno a Rimini, pur tra molte difficoltà.

A questo proposito va notato che quasi tutte le altre manifestazioni fieristiche sono state annullate. Il Meeting sarà la prima dopo il Covid e una delle poche che si svolgerà nel 2020.

Sì, e avrà una formula mista: gli incontri si potranno seguire online sulla nostra piattaforma, ma alcuni, con un numero di presenze limitate e rispettando le norme sanitarie, potranno essere seguiti dal vivo nella sala plenaria del Palacongressi di Rimini che, lo ricordo, è stato il luogo dove si è svolto il primo Meeting.

Manifesto del Meeting di Rimini edizione 2020

Non era più semplice e sicuro fare tutto online?

Certo, ma non volevamo rinunciare del tutto a quel poco di “fisicità” che le norme ci consentono. Insomma, non volevamo che ci fosse solo una serie di video su YouTube, ma che si potesse partecipare a un evento e che ogni convegno facesse fare un passo in più e da riprendere in quello successivo. Non una sommatoria di incontri, ma un percorso.

Il titolo, “Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime”, lo avete scelto l’anno scorso e anche dopo il coronavirus non l’avete cambiato. Perché?

Perché lo riteniamo molto attuale. L’unica possibilità per affrontare un momento così drammatico è partire da qualcosa di meraviglioso che ha a che fare con la vita. E deve averci a che fare nel profondo, radicalmente, perché, lo abbiamo visto anche in questi mesi, l’“andràtuttobene” svanisce in fretta. Il Meeting si propone di approfondire le ragioni di una speranza solida, che non delude.

Anche quest’anno parteciperanno ospiti nazionali e internazionali di prestigio. Ci dica qualche nome di personaggio magari meno noto ma che vale la pena di seguire.

Mikel Azurmendi, José Ángel González Sainz, Maurizio Maggiani, Cornel West. E poi segnalo l’incontro finale dell’edizione di quest’anno. Sono state invitate quattro donne, provenienti da quattro diverse parti del mondo, che testimonieranno, ognuna secondo la sua storia, che è possibile sperare anche quando tutto sembra impossibile.

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