
Cartolina dal Paradiso
Un amico che si separa dalla moglie e noi che non sappiamo voler bene
In questi giorni ho una spina nel cuore. Un mio amico di 35 anni con tre figli – il maggiore ha otto anni – si sta separando dalla moglie. Il matrimonio aveva retto finora ma la moglie è decisa e sta istruendo le pratiche per la separazione. Nulla di nuovo: siamo purtroppo abituati a notizie del genere. Altra cosa è seguire da vicino avvenimenti come questo: i bambini che telefonano al padre per sapere perché non viene a casa; il padre costretto a cercarsi un appartamento e che non ce la fa con le spese; gli accorgimenti per preparare documenti e accuse da presentare al giudice.
Non riesco a immaginare una tristezza più nera e mi domando perché. Penso che un esame di coscienza come cristiano lo devo fare. Non sarà che ho parlato troppo di morale, di battaglie contro il divorzio e non ho saputo parlare d’amore? Solo Dio riempie il cuore e aiuta l’uomo a vivere nel modo migliore. Santa Caterina diceva: «Gesù dolce, Gesù amore». Chi contempla Dio sa amare. Devo riscoprire meglio l’importanza della contemplazione, della vita di preghiera anche per chi ha la giornata piena.
Piena di che? Dedico una chiacchierata al portiere, al barista, all’amico e non posso stare un po’ con Dio? Si può amare anche senza credere in Dio ma quale maestro migliore di chi dà la vita per i propri amici? Gesù m’insegna a sopportare tutto con infinita pazienza ed è Lui che mi sostiene. Ho bisogno d’imparare a voler bene. Solo così si trasmette l’amore. E chi insegnerà l’amore a quei bambini? Gesù aiutaci tu.
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7 commenti
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Mi sembra che parta tutto dalla moglie… “la moglie è decisa”: perché? Io so che i divorzi in coppie cattoliche sono ormai molto superiori ai matrimoni ancora in piedi. Qualche idea in proposito io l’avrei, ma temo di risultare noioso. Se vi va, potrete farmi qualche domanda.
Caro Pippo, come giornalista ha il dovere della precisione delle parole. Il tuo amico non “si sta separando”: è la signora che unilateralmente impone la separazione. Ma si sa: per i nemici la deontologia giornalistica si applica; per le amiche s’interpreta.
Prima di prendere l’asta per saltare all’Altissimo, ascendiamo i gradini della razionalità tomistica. Non c’è nessun avvocato da consultare, nessuna carta da preparare, nessun tribunale cui adire se sei consapevole che i figli li hai fatti tu, la casa è tua, la moglie/il marito te li sei scelti e sposati tu e a nessuno sono delegabili.
La tua vita non è una delega. Neanche al Signore. Nemmeno se stai vivendo quello che alcuni accademici hanno definito il maggiore stress della vita – il divorzio – dopo la perdita di un familiare. Avverti di non farcela da solo, OK. Allora puoi chiedere aiuto alle associazioni dei genitori separati, volontari come te e non affaristi dell’assistenza e dell’esistenza. E sarai preso per mano per essere ricondotto alla tua responsabilità primaria: i figli che hai generato, senza che te lo chiedessero loro. Allora non ci sarà nessuna tragedia ineludibile, nessun isterismo da un “io” dimezzato, nessun egoismo giudicante. Ma il ripartire dall’essenziale – i propri figli. Coloro per cui la Chiesa non ha previsto alcun sacramento, fissata come è sulla fedeltà ad un matrimonio che, nel momento in cui viene rifiutato, rigetta la vocazione alla famiglia di chi il divorzio non lo vuole. Salvo però ammettere la separazione di fatto nei codici canonici elaborati nel Medio Evo .
Laddove la pastorale viene smentita dalla realtà, cioè che la frequenza di separazione/divorzio, è analoga per le donne dei matrimoni religiosi o civili, allora bisogna ammettere che i suoi diffusori sono nel bene o nel male parte integrante del divorzificio.
Pensare alla famiglia, e non solo alla coppia, come sacramento, come dono del Signore sarebbe lo snodo cruciale per invertire la rotta.
Insomma è successo anche a me! Mia moglie se ne andata di casa dopo 15 anni,ma da quel momento oltre al mio dolore ho dovuto fare i conti con tutta una serie di “amici” scomparsi nel nulla. forse tra di noi si teorizza troppo sulla carita’ e sull’amicizia.
Pippo, nel mio esame di coscienza ci sta pure: quanta compagnia ho fatto a questa amica?
Cosa ci azzecca lo spirito con il divorzio?
E un altro amico che viene impietosamente sbattuto fuori dalla sua famiglia spirituale.
Cosa centra lo spirito con il divorzio tra due che non stanno più bene assieme?