Trent’anni di tragica farsa italiana in poche righe

Di Luigi Amicone
17 Aprile 2020
Sostituiti Andreotti con Di Maio, Formigoni con Boccia e la politica con le procure, quanto ci ha guadagnato il paese in autorevolezza, benessere, capacità di decisione e creatività?
Attilio Fontana e Francesco Boccia

Cronache dalla quarantena / 34

Non a caso vengono dalla covata fogliante del primo primissimo Giuliano Ferrara. Emanuele Boffi ieri e Mattia Feltri l’altroieri nel suo “Buongiorno” sulla prima pagina della Stampa, hanno fotografato in poche righe la tragedia italiana dopo trent’anni del sempre identico uguale dramma. Che ci ha smutandato economicamente e decerebrati umanamente.

Lele ha tinteggiato l’incapacità politica a prendere decisioni per la “fifa” di avere prima o poi una Tiziana Siciliano, sostituto procuratore a coordinare le indagini sulle morti nelle Rsa e il pool della Guardia di Finanza che sta perquisendo Regione Lombardia onde «verificare se nelle ordinanze, delibere, atti amministrativi vi siano state indicazioni per condotte eccetera».

Mattia Feltri ha acquerellato un quadretto di un personale politico, quello Pd, che dopo la demolizione per tutte le vie giudiziarie possibili (gli è mancata soltanto l’imputazione di ratto delle Sabine) di Silvio Berlusconi, tu avresti dovuto immaginare finalmente il più ammodino e, se non altro, visto il suo passato, con un briciolo di cervello politico. Niente da fare. Il Pd e per altro pure ministro nel senso che ci rappresenta e conduce noi popolo italiano, è fotografato a esprimere un pensiero che non si può neanche riassumere qui, bisogna proprio raccontarlo con Feltri:

«Secondo Boccia chi spinge per una riapertura delle attività è annebbiato dal dio denaro. Il dio denaro, un’espressione che non sentivo dalle assemblee studentesche della quarta ginnasio. Il problema è che dopo le previsioni di ieri del Fondo Monetario, secondo cui nel 2020 il Pil dell’Italia scenderà del 9,1%, rischiamo di diventare un paese di credenti non praticanti. Traduzione: popolato da gente così poco annebbiata dal dio denaro, da morire di disoccupazione e di fame».

Dunque non soltanto sono 30 anni che i decisori politici sono in procura e in nessun altro posto del territorio geografico e simbolico descritto dalla Costituzione italiana (sì certo, eccetto il “giornalismo” da cassetto portatile delle procure). Non solo l’Italia in 30 anni di questa roba paralizzante ha perso ogni autorevolezza internazionale, tutto il suo benessere e si è ridotta alla creatività artistica, culturale e pubblicistica della Piovra 1-37 (finendo a farsi rappresentare sul Monde dalla scrittura neanche di quarta ginnasio e copiatura di compitino pure sbagliata di un napoletano triste – un napoletano triste! – che è la più seria conferma di come sta messa male l’Italia).

Ma quando ti dici, e va bene, raso al suolo tutto e sostituito Andreotti con Di Maio e Formigoni con Boccia, qualche stellina usciremo a rivederla? No. Per l’Italia non è vera neanche la considerazione di Marx secondo cui la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Per l’Italia sono trent’anni di tragica farsa.

Che fare caro lettore? Niente pensieri cattivi, né mani armate, né amarezze – ché in un mondo colpevole che solo compra e che disprezza il più colpevole sarei io se mi facessi inaridire dall’amarezza (copyright Pasolini interpretato). Che fare, dunque? Se non mi arrestano proprio oggi, ve lo scrivo domani.

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.