Torture e regimi complici, così il satrapo Ortega tiene il Nicaragua in pugno

Di Paolo Manzo
17 Gennaio 2022
Quinto mandato da presidente per il dittatore dello stato dell'America centrale sostenuto tra gli altri da Cina, Iran e Corea del Nord
Agenti delle forze speciali della polizia nazionale pattugliano le vie di Managua, in Nicaragua, il giorno in cui Ortega ha iniziato il suo quinto mandato da presidente (foto Ansa)

Il dittatore del Nicaragua, Daniel Ortega, ha iniziato lo scorso 10 gennaio il suo quinto mandato da presidente, che gli garantisce il potere assoluto – a Managua oggi c’è una vera satrapia – fino al 2026. È il suo quarto mandato di fila dal 2007, un ventennio in cui lui, con sua moglie Rosario Murillo come vicepresidente, governa il paese centroamericano come se fosse il suo giardino di casa. Certo, ci sono le nuove sanzioni e le pressioni diplomatiche degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, ma Ortega gode del fermo sostegno di Cina, Russia, Venezuela, Cuba, Messico, Argentina, Iran e Corea del Nord. Non poco.

La china verso l’autoritarismo

La cerimonia di insediamento di lunedì scorso ha sancito ufficialmente che il Nicaragua, oggi, è la terza dittatura al 100 per cento in America latina dopo Cuba e Venezuela. Altri paesi sudamericani, Bolivia in testa, stanno percorrendo la stessa china verso un autoritarismo che si ispira al modello castro-comunista, con Pechino come finanziatore e prestatore di ultima istanza. 

Washington e Bruxelles hanno annunciato nuove sanzioni contro alti funzionari nicaraguensi, tra cui due figli della coppia Ortega/Murillo, e tre entità statali. Le misure che la comunità internazionale ha però sinora posto in essere non sono state sufficienti a frenare il dittatore che sa benissimo che, in caso di “caduta dal trono”, dovrà affrontare processi internazionali per le violazioni gravi dei diritti umani e i crimini di cui si è reso responsabile negli ultimi anni. Tali misure devono essere rafforzate, dicono tutti gli analisti, ma non è ben chiaro come.

Le posizioni collaborazioniste di Messico e Argentina

L’America Latina non parla con una sola voce, anzi di fronte a una dittatura come quella di Ortega si registrano posizioni di fatto collaborazioniste, come quella del Messico di AMLO e dell’Argentina dei Fernández, che da un lato dicono di condannare le violazioni dei diritti umani, ma dall’altro non condannano il regime orteguista né la farsa elettorale che ha esteso per altri cinque anni il potere del dittatore. 

La cerimonia dell’insediamento di Ortega, teletrasmessa da tutte le televisioni nicaraguensi controllate dal regime, ha visto seduti in prima fila diversi ministri degli Esteri, tra cui quelli di Bolivia, Messico, Palestina e Repubblica Democratica Araba Sahrawi. Il presidente cinese Xi Jinping ha invece preferito mandare Cao Jianming, vicepresidente del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo cinese. Presenti per omaggiare il dittatore anche le delegazioni di Russia, Iran, Corea del Nord, Siria, Venezuela, Honduras, Belize, Vietnam, Laos, Cambogia, Angola, Turchia, Bielorussia, Egitto, Malesia e Yemen. Durissima la lettera inviata dalla ong Centro nicaraguense per i diritti umani alle delegazioni che hanno onorato con la loro presenza Ortega – «Scendete in piazza e chiedete degli assassinati», ha scritto, ricordando loro che negli ultimi anni «più di 300 famiglie hanno subito l’omicidio dei propri figli o di parenti stretti» e che «continuano a non ricevere giustizia».

Le amnesie dei giornali internazionali su Ortega

Su gran parte dei media italiani e internazionali non è stato raccontato che tutti gli altri candidati alla presidenza sono stati arrestati alla vigilia delle ultime elezioni e che, soprattutto, molti di loro sono ancora rinchiusi nel Chipote, una prigione simile a El Helicoide di Nicolás Maduro, l’ESMA della dittatura argentina e lo Stadio Nazionale della Santiago di Augusto Pinochet. Hanno perso tutti tra i 10 ed i 40 kg, e sarebbero sottoposti a 38 metodi di tortura, secondo una denuncia dell’ong “Nicaragua Pro Transparency and Anticorruption Observatory”.

L’elenco è un viaggio orribile attraverso la sofferenza umana. Dall’introduzione delle canne dei fucili attraverso lano, a stupri e aborti, fino allo strappo delle unghie e alle percosse. Sono tutti casi segnalati da vittime, parenti o organizzazioni per i diritti umani negli ultimi quattro anni. La stragrande maggioranza degli eventi esposti è stata perpetrata contro gli oltre 170 prigionieri politici nicaraguensi dopo le proteste contro il regime dell’aprile 2018.

38 metodi di tortura. La lista dell’orrore

Ecco la lista completa dei 38 metodi di tortura usati dal satrapo Ortega:

1. Distacco delle unghie con le pinze. 2. Isolamento in luoghi sporchi con topi, scarafaggi e pulci. 3. Soffocamento con sacchetti di plastica. 4. Denudazione forzata. 5. Introduzione di fucili nell’ano. 6. Bruciature con pistole stordenti e/o sigarette. 7. Uso del filo spinato. 8. Percosse con pugni e tubi 9. Tentativi di strangolamento. 10. Detenzione in celle sotterranee, buie e umide. 11. Percosse fino a produrre lividi ed emorragie interne. 12. Isolamento totale. 13. Poco cibo e acqua. 14. Negazione di medicinali o dispositivi medici ai prigionieri malati.

15. Costrizione a freddo estremo. 16. Consegna di cibo avariato, con vetri e insetti. 17. Luce permanente per impedire il sonno. 18. Tortura psicologica. 19. Esposizione alla luce del sole per appena 15 minuti ogni dieci giorni. 20. Divieto di lettura della Bibbia e di libri religiosi. 21. Obbligo a sulla mano e poi a depositare gli escrementi in un sacco. 22. Linguaggio degradante. 23. Sequestro degli occhiali a chi li usa. 24. Mancanza di cure mediche per i prigionieri feriti. 25. “Impiccagione” per botte. 26. Toccatine e minacce di stupro. 27. Divieto di comunicazione con parenti o avvocati.

28. Stupro di donne. 29. Pestoni agli occhi. 30. Rasatura a zero dei capelli. 31. Uso di gas lacrimogeni e spray al peperoncino. 32. Interrogatori quotidiani 33. Obbligo a fare i bisogni fisiologici in una buca 34. Aborti forzati. 35. Denti scheggiati 36. Costretti a rimanere legati a una sedia e picchiati fino a farli vomitare. 37. Reclusione in cella con prigionieri comuni che picchiano i prigionieri politici. 38. Accoltellamenti. 

Il 10 gennaio scorso, nel silenzio dei media, questa lista degli orrori è stata omaggiata di fatto, con il prolungamento per altri 5 anni al potere di Ortega.

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