Tania e Marco. Vittime della strada o della droga facile? Grave che non se lo chieda Renzi

Di Alfredo Mantovano
24 Maggio 2015
Non si può sapere se con le vecchie norme i due giovani sarebbero ancora vivi. Ma non si può escludere che lo scempio legislativo realizzato dal governo un anno fa (una depenalizzazione di fatto) moltiplichi tragedie del genere

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Andava al lavoro pensando agli ultimi preparativi del suo imminente matrimonio. Trent’anni di età, la passione per la scultura, Tania Valguarnera è stata falciata dall’automobile guidata da un uomo che si era “fatto” di droga, e che continuava a circolare nonostante gli fosse stata ritirata la patente. È accaduto domenica scorsa, nella centralissima via Libertà di Palermo. Poche ore prima, a Celano, in provincia de L’Aquila: Marco Zaurrini, 14 anni, tornava a casa insieme con l’amico Michael su uno scooter; il mezzo è stato tamponato con violenza da una vettura il cui conducente, senza patente da due anni, era imbottito di cocaina.

Governo e Parlamento devono dare conto di queste tragedie: intanto per dire agli italiani se la percezione diffusa che episodi simili stiano crescendo trova conferma nei dati ufficiali. E poi per ripensare le norme criminogene sulla droga che, imposte dall’esecutivo con decreto-legge nella primavera 2014, sono state ulteriormente peggiorate dalle Camere al momento della conversione in legge: distruggendo la riforma del 2006, che aveva ridotto – questi dati esistono e sono certificati – la quantità di stupefacenti in circolazione e il numero di tossicodipendenti detenuti, e aveva aumentato i percorsi di recupero. Lo sballo ideologico che dodici mesi fa, nel disinteresse generale e senza opposizione nel merito, ha attraversato Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama, ha permesso la depenalizzazione di fatto della vendita in strada, il divieto di arresto in flagranza di chi spaccia, il ripristino dell’antiscientifica distinzione fra droghe “pesanti” e “leggere” e la reintroduzione della scriminante dell’“uso personale”. Ergo, ha posto le premesse per la ripresa della diffusione degli stupefacenti, invertendo la tendenza decrescente che si era sensibilmente e oggettivamente riscontrata a partire dal 2006.

Nessuno ha la certezza che con le norme previgenti Tania e Marco sarebbero ancora vivi; ma nessuno può escludere che una più estesa possibilità di approvvigionarsi di droga moltiplichi fatti del genere. Purtroppo lo scempio legislativo realizzato fra l’aprile e il maggio 2014 non permette nemmeno di disporre degli elementi necessari per valutare, essendo stata cancellata larga parte delle competenze del Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio: col risultato che manca oggi un punto di osservazione autorevole in grado di effettuare un primo bilancio delle modifiche introdotte (l’Istituto superiore di sanità, cui sono stati trasferiti i compiti del Dipartimento, non ha la struttura, i mezzi e le possibilità di garantire il coordinamento pre-esistente).

Assuefatti alle tragedie
Tragedie come quelle di sabato e di domenica non provocano più reazioni istituzionali, bensì – per stare in tema – assuefazione; non si sono sentiti i proclami, che pure erano ripetuti come riflesso condizionato fino a qualche mese fa, della prossima – e mai realizzata – introduzione del reato di “omicidio stradale” e dell’“ergastolo della patente” (per riprendere gli spot di qualche ministro), cioè della revoca a vita della patente: uccidere stando al volante è già condotta sanzionata in modo serio, mentre gli assassini di Tania e di Marco erano stati entrambi privati della patente. E anzi, esponenti del Governo e del Parlamento vorrebbero andare oltre, e propongono la formale legalizzazione della cessione di droga.

Non si sente nulla quanto a prevenzione, cioè a controlli su strada più serrati, né quanto al ripensamento del disastro approvato un anno fa: il rischio che due giovani siano falciati da chi, grazie alle nuove norme, acquista droga con la stessa facilità con cui compra un pacchetto di sigarette può essere ridotto solo tornando alle norme precedenti. Per arrivarci a Governo e Parlamento non servirebbe tanto: sarebbe sufficiente una modica quantità di ragionevolezza e un uso personale di buon senso. Sono merce così rara da quelle parti?

Foto Ansa

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2 commenti

  1. Carolina

    Da giovane a un certo punto ho frequentato un anno di riunioni politiche sulla “riduzione del danno”, in preparazione di una grande manifestazione contro la legge “Vassalli Jervolino” che puniva le droghe leggere, la detenzione a uso personale etc.. Beh, alla grande manifestazione, dopo tutta questa preparazione, con illustrazione di teorie mediche sulla “riduzione del danno”, dopo averci insegnato che “la mafia è al governo” e quant’altro, quel che fecero alcuni dirigenti di una nota organizzazione politica fu di andare a comprare un sacco di spinelli agli spacciatori che si trovavano nei pressi di piazza Esedra a Roma. A un certo punto, mentre mi aggiravo abbastanza sgomenta, nella folla vidi Pannella, il leader degli antiproibizionisti.. che INTELLIGENTISSIMAMENTE (secondo me) brandiva uno spinello FINTO. Pannella! Al di là che si sia d’accordo o no con quel che pensa, è una persona con una certa statura (non solo fisica), che non compie suicidi mediatici, e non solo, di giovani in buona fede. Mi sembrò un genio mentre quei dirigenti mi sembrarono dei “bambascioni” totali: bastava che un giornale riprendesse il gruppo degli “accannati” e nessuno avrebbe certo più potuto dire che aveva consultato gli esperti sulla “riduzione del danno”. Scusate, l’ho fatta lunghissima, ma mi dispiace molto per queste giovani vite spezzate. Non so pronunciarmi sulle leggi, ma posso dire che prendere il fenomeno droga sotto gamba non è un favore che si fa ai giovani.

  2. recarlos79

    per gli italiani le sanzioni non bastano più. chiamiamo gli esorcisti.

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