Sveglia Europa, l’Ucraina non è una “primavera” ma una guerra fredda (e in guerra ci si fa male)

Di Rodolfo Casadei
26 Febbraio 2014
Bruxelles deve smettere di pensare che il problema sia l’autoritarismo di Putin. Non si tratta di convertire nessuno al verbo democratico europeo: Kiev è l'ennesimo terreno di scontro tra Stati Uniti e Russia

È molto #bellosognare di portare la #democrazia nel mondo con i social network. Siamo sempre dentro le “primavere” come nel Truman Show. Piazza Tahrir come piazza Maidan. Immense piattaforme per gli spot delle multinazionali digitali. Ma fuori dal Truman Show la realtà è ben più spessa. Dopo i disastri in Egitto, Libia e Siria, Kiev è l’ennesimo terreno di scontro della nuova guerra fredda fra Stati Uniti e Russia. Il pressing di Mosca su Yanukovich affinché non firmasse l’accordo di associazione con Bruxelles, così come le telefonate intercettate fra la rappresentante Usa presso la Ue Victoria Nuland e l’ambasciatore del suo paese in Ucraina, che discutevano le strategie che l’opposizione avrebbe dovuto adottare, lasciano intendere l’importanza che le due superpotenze annettono a questa crisi.

Per gli Stati Uniti si tratta della possibilità di mettere in difficoltà Vladimir Putin nel cortile di casa, e di invertire l’inerzia della sfida geopolitica fra Mosca e Washington che lo scorso anno ha riservato all’amministrazione Obama una serie di sconfitte che vanno dal caso Snowden al mancato intervento militare in Siria, dal riavvicinamento fra Russia ed Egitto alla mancata integrazione di Ucraina e Armenia nella sfera di influenza occidentale. Per la Russia si tratta di una questione vitale, perché senza Ucraina l’Unione Euroasiatica che il Cremlino ha in mente sarebbe monca, e perché gli oppositori che hanno piegato Yanukovich non sono certo tutti europeisti, ma sono tutti fieramente antirussi.

In un’Ucraina che si risposta verso Bruxelles, il gioco delle parti potrebbe invertirsi senza finire: ad alimentare la destabilizzazione del potere in carica non sarebbe più Washington, ma Mosca. La New York Review of Books ha offerto una visione idilliaca delle proteste di Maidan, presentando una piazza dove tutte le componenti (europeisti e nazionalisti, ebrei ed estrema destra, tartari, cosacchi e russofoni) si sarebbero date la mano nel nome della democrazia. In un paese etnicamente e religiosamente articolato che ha visto cambiare anche profondamente i suoi confini una dozzina di volte negli ultimi due secoli, e che oggi si ritrova sull’orlo della bancarotta (gli restano riserve valutarie solo per due mesi di importazioni), il futuro sarà presumibilmente poco roseo anche all’indomani di libere elezioni. Sfruttare lo scontento degli uni o degli altri sarà sempre molto facile per chiunque.

Se vuole evitare di ritrovarsi con una seconda guerra civile strisciante alle porte dopo quella balcanica degli anni Novanta, l’Europa deve avere chiaro che America e Russia continueranno a muoversi secondo logiche da grandi potenze. Alla prima non importa troppo che l’Europa paghi il prezzo della sua rinnovata rivalità con Mosca, la seconda non può fare a meno di una profondità strategica che collide con l’espansione verso est dell’Unione Europea.

Soprattutto Bruxelles deve smettere di pensare che il problema sia l’autoritarismo di Putin: la Russia va trattata come un vicino col quale individuare i rispettivi legittimi interessi e quelli comuni. Non come un dinosauro politico da convertire al verbo democratico europeo. Di cui si può essere orgogliosi, purché si accetti che non è la ricetta per tutte le latitudini.

@RodolfoCasadei

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9 commenti

  1. paolo

    Con tutto il rispetto per l’ Arcivescovo di Kiev, trovo un po’ forzato che si metta a partecipare dichiaramente ed esplicitamente alla rivolta. Se il governo ha fatto porcate, anche i manifestanti non si sono comportati da angioletti. E se a qualcuno fa schifo stare nell’ orbita russa, a qualcunaltro potrebbe fare schifo entrare nell’ Europa Sovietica, dove vogliono togliere i crocefissi dalle scuole, educare i ragazzi alla ideologia LGBT, imporre le leggi sulla omofobia, promuovere l’ eutanasia pure ai bambini, e sostenere l’ aborto in tutte le salse come un sacro diritto…..

    In questa situazione si domostra anche l’ ipocrisia e la falsità di SantEgidio che quando gli fa comodo fa la super-partes pure di fronte a gruppi terroristici e delinquenziali (vedi colloqui di pace a Cuba fra governo colombiano e FARC). Però in Ucraina si schera con una parte sola e fa le “veglie di pace” con chi sostiene apertamente i rivoltosi.

    1. pallo

      @ Paolo …. volevo ben dire se non tiravi dentro l’ideologia LGBT … voi siete proprio fissati con sta roba !!!

      Penso che l’odio verso la parte Russa abbia radici antiche e mi sembra un pò semplicistico dire che è colpa di Obama e dell’Europa.

      Ripensandoci forse ho compreso il ragionamento tuo e di Tempi basato sui famosi principi non negoziabili:
      1- Obama è democratico e non si oppone all’aborto e ai gay = cattivo
      2- Putin è un pò omofobo e non sopporta i gay in + è amico di Sivio = buono
      quindi Obama istiga i poveri Ucraini contro Putin …
      Si è vero Putin è un pò dittatoriale ha la mania di far fuori chi non la pensa come lui e di riscrivere costituzione per poter contiunare a governare ma cosa volete che sia di fronte ai principi non negoziabili !

      Certo ci fosse ancora Bush tutto cambiava … vero uomo religioso e di sani principi …. a lui avete addirittura dato il benestare ad invadere l’Iraq e “salvare” l’Afaganistan !!!

      vi voglio bene 🙂 siete fantastici

  2. Cisco

    Gli ucraini hanno fatto bene a mandare Yanukovich a quel paese, che poi questo rientri anche tra gli interessi degli USA mi lascia abbastanza indifferente.

  3. Enrico Z

    E già…..Obama é il mandante

    1. Andrea (uno dei tanti)

      Enrico mi ha rubato le parole di bocca.

      Casadei sicuramente è più informato, eppure tutta questa storia suona male e l’articolo non convince.

      Io le poche cose che so (per bocca di un ucraino che lavorava nella mia stessa azienda) è che fra russi e ucraini non corre buon sangue da molto tempo, che la pressione e il condizionamento della russia sono fortissime e mal tollerate da tanto, tanto tempo.

      Invece pare sia colpa di una sorta di voglia di rivincita della amministrazione Obama (uno eletto democraticamente in un paese democratico), piuttosto che di un autocrate (dittatore?) eletto (democraticamente?) in un paese sulla cui democrazia non ci metterei le mani sul fuoco.

      Gentile Casadei, se Lei fosse ucraino desidererebbe vivere sotto l’ombrello della UE e delle democrazie occidentali oppure sotto un regime “morbido” ove un giornalista che rompe troppo le scatole viene fatto fuori?

      Politkovskaja docet.

      1. shark

        Andiamo bene: essere orgogliosi della democrazia europea, “purché si accetti che non è la ricetta per tutte le latitudini”? E chi lo decide, caro Casadei, dove la democrazia è ricetta e dove no? Forse che il diritto di scegliere con chi stare non spetti ai singoli popoli? E quando lo fanno, perché avanzare sempre il sospetto di una cospirazione internazionale?

        1. Michele

          Pensare che dietro al rovesciamento di Yanukovich ci siano gli USA non è fantapolitica, ma una normale conclusione cui può giungere chiunque di geopolitica capisca qualcosa (tra l’altro nessuno di voi ha smentito Casadei su questo): cercare di isolare politicamente, economicamente e militarmente un tuo rivale sulla scacchiera mondiale. E’ quello che fanno anche i russi (vedi Al Sisi, che riporta l’Egitto sotto Mosca dopo 40 anni), ma senza l’ammorbante retorica ipocrita sulla democrazia, tipica degli americani.
          Certo, c’è la corruzione di Yanukovich e del suo governo, l’accaparrarsi tutte le posizioni di potere (ma questi erano difetti anche della Timoshenko), una politica filorussa sgradita nell’ovest del Paese, ma sono aspetti che hanno acceso la miccia: il vento, che sul fuoco creatosi ha soffiato con forza, viene da fuori i confini ucraini.
          Basti pensare alla Nuland, ed al suo vaffa ad un’Europa “arrendevole”: la Merkel ed il suo ministro Steinmeier avrebbero voluto riportare la protesta all’interno del Parlamento, ma ci ha pensato il Dipartimento di Stato a rimettere le cose a posto.
          Beati voi che credete alla democrazia USA e UE, dove i parlamenti ascoltano solo i cittadini: evidentemente vi basta che ci sia la parola “democrazia” e tutto è ok.
          A Shark vorrei dire di leggersi Montesquieu: magari capirebbe che non tutti i popoli, per cultura, possono intendere la democrazia individualista e liberale che c’è ad Occidente, frutto di una ben determinata ideologia creatasi nei secoli scorsi e non di valori eterni, immutabili, bla bla, come ingenuamente si pensa, essendo privi di senso storico. Chissà se poi il diritto di scegliere con chi stare verrà poi applicato veramente: forse (forse!) un giorno i “lumbard” potrebbero prenderlo alla lettera e cominciare a reclamare una secessione, come catalani, scozzesi e fiamminghi.

          1. shark

            Beh, adesso ci scopriamo tutti anti jankee e anti Usa. Devo dedurre che quelli che adesso invocano la non “ingerenza democratica” negli affari degli Stati altrui, erano ai tempi dell’invasione americana dell’Iraq e dell’Afghanistan tutti in piazza a protestare contro l’imperialismo di Bush. O no?
            Ps. Ma chi decide la politica estera di Tempi? Una settimana una copertina che inneggia al nuovo zar Putin, ultimo baluardo della tradizione cristiana contro la mercificazione globale, e l’altra una lode crociata alla miracolosa Svizzera, sì quella delle banche e del turbocapitalismo finanziario. Solo perché hanno approvato una legge che regola l’immigrazione che non va bene neppure agli imprenditori svizzeri. La stessa civile Svizzera dove l’eutanasia è libera purché a pagamento, e dove i gattini hanno più diritti dei bambini. Saranno pure tempi duri, ma anche con la confusione mica si scherza!

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