«Lavoravo con una piccola Ong al confine con la Siria. Poi, quando sono entrato nel paese, sono stato reclutato in una brigata jihadista insieme a ceceni, russi e sauditi». Così uno studente francese di 25 anni racconta alla Bbc come si è unito alla guerra contro il regime di Bashar Al Assad.
«SIAMO TUTTI AL QAEDA». Lo studente, che per sicurezza vuole restare anonimo, oggi è tornato in Francia e ha accettato di parlare all’emittente inglese. «Il nostro obiettivo era abbattere il regime di Assad per salvare i nostri fratelli musulmani. Lo scopo finale è quello di rendere la Siria uno Stato islamico con la sharia. Dal punto di vista dell’ideologia e del modo di pensare, siamo tutti Al Qaeda in Siria».
«VOGLIAMO LO STATO ISLAMICO». Il ragazzo descrive la guerra in Siria come una battaglia tra sunniti e sciiti: «Noi combattevamo gli sciiti, che non sono una setta dell’islam, ci sono troppe differenze con noi sunniti. Sul campo di battaglia è giusto ucciderli e nelle aree che controllavamo, li obbligavamo a non chiamarsi più musulmani».
Quando la sua brigata si è unita allo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), la fazione legata ad Al Qaeda più forte e violenta in Siria, lo studente ha deciso di tornare indietro: «Me ne sono andato perché la mia brigata si è unita all’Isil. Non tutte le idee di Al Qaeda sono giuste, noi dovevamo uccidere gli infedeli ma questo non è corretto, non ha basi nel Corano. Noi come loro vogliamo uno Stato islamico ma il modo in cui Al Qaeda cerca di ottenerlo è sbagliato». Secondo il francese, «gli occidentali sono il terzo gruppo straniero più grande a combattere in Siria. È tutta gente estremista che ha la stessa ideologia di chi ha compiuto l’attacco dell’11 settembre».
I CRIMINI DEI JIHADISTI. Intanto, gli stessi gruppi legati ad Al Qaeda da cui lo studente si è voluto staccare hanno rapito due giornalisti del quotidiano El Mundo. Si tratta di Javier Espinosa e Ricardo Garcia Vilanova e secondo quanto riportato dal sito del giornale spagnolo sono stati sequestrati lo scorso 16 settembre.
A conferma di quanto affermato dall’uomo intervistato dalla Bbc sui metodi di Al Qaeda, ieri i jihadisti dell’Isil hanno ucciso un uomo a Saraqeb (a tutti gli effetti ormai un emirato islamico) per blasfemia. Secondo quanto riportato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, Ibrahim Qassum, venditore di carburante per caldaie, è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa per aver venduto «carburante impuro». «I guerriglieri gli hanno chiesto perché fosse impuro – scrive Sohr – e lui ha risposto in modo colloquiale: “Cosa ne so? Chi sono io, il Dio del carburante?”». Per questa affermazione giudicata blasfema, l’uomo è stato arrestato, ucciso e il suo corpo abbandonato per le strade della città.