Strauss-Kahn torna a Parigi: finisce l’epopea Sofitel
“Il lungo addio di Dominique Strauss Kahn alla metropoli che avuto l’onore di ospitarlo nella prestigiosissima isola-prigione di Rikers è finito sabato pomeriggio: 3 settembre. Era proprio sabato pomeriggio quel 14 maggio in cui l’allora presidente del Fondo monetario fu arrestato con l’accusa di violenza sessuale già a bordo del volo Air France 023 con destinazione Parigi, dove è atterrato stamattina, per dirigersi subito nel lussuoso appartamento di Place des Vosges. E forse con un pizzico di scaramanzia l’uomo che aspirava alla poltrona di Nicolas Sarkozy ha preferito pescare adesso un altro numero della flotta: il volo Air France 007 che dal John Fitzgerald Kennedy di New York lo ha portato dritto dritto al Roissy di Parigi” (Repubblica).
“Sorrisi e scambi di occhiate con i giornalisti inutilmente in attesa di una parola all’uscita dell’abitazione da 50 mila dollari al mese nel cuore della trendissima Tribeca. E poi via con la moglie miliardaria Anna Sinclair sotto i flash scroscianti dei paparazzi. Adieu Grande Mela in cui in questi cento giorni Dsk è passato dal ruolo di baco malato a quello di vittima ed eroe. Adieu Ofelia alias Nafissatou Diallo: la cameriera del Sofitel che l’accusava di averlo violentato in una suite da 3 mila dollari ma che è inciampata nelle mille bugie che hanno tradito gli investigatori. Adieu Cyrus Vance capo della procura più importante del mondo e protagonista di una figuraccia internazionale. Ma è un adieu o solo un au revoir?” (Repubblica).
“Strauss Kahn è un uomo libero dal 23 agosto scorso quando la procura si è rimangiata tutte le accuse e ha dismesso la pratica. (…) Ora Le autorità francesi stanno indagando sulle accuse della scrittrice Tristane Banon che dopo il caso americano è uscita allo scoperto denunciando un’altra presunta violenza. Ma anche davanti a un tribunale di New York il francese rischia adesso di ricomparire. Non in quella Manhattan che dopo lo shock iniziale con lui si è dimostrata così clemente. L’avvocato Ken Thompson ha preferito rivolgersi al tribunale del Bronx per tentare l’ultima carta di “Nafi”: un megarichiesta danni per la “tragedia psicologica” che si sarebbe abbattuta col caso sulla donna e la sua bambina. Ma non è ancora chiaro che speranza abbia davvero la cameriera. Che in questa vicenda contende al francese il ruolo della vittima” (Repubblica).
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