Stella Ameyo Adadevoh, la dottoressa che ha salvato la Nigeria da Ebola sacrificando la sua vita

Di Redazione
22 Ottobre 2014
Se il paese è fuori pericolo, il merito è suo, che è stata in grado di identificare il primo malato e di impedire che venisse fatto uscire dall'ospedale

La Nigeria è fuori pericolo e non corre più il rischio di essere devastata da Ebola. Alla scadenza dei 42 giorni senza nuovi contagi, tarati sull’incubazione del virus che è di 21 giorni, l’Organizzazione mondiale della sanità ha fatto l’annuncio che un popolo intero stava aspettando. Perché Liberia, Sierra Leone e Guinea sono stati falcidiati dal virus mentre la Nigeria ne è uscita senza troppe vittime? Per i giornali nigeriani, gran parte del merito va a Stella Ameyo Adadevoh (foto sotto a sinistra).

LA DIAGNOSI. Quando a luglio nella città principale del paese, Lagos, un uomo proveniente dalla Liberia è stato portato al First Consultant Hospital con i tipici sintomi del virus, è stata la dottoressa Adadevoh, 48 anni, che ha lanciato l’allarme rosso. A luglio l’epidemia non aveva ancora raggiunto le proporzioni che oggi tutti conoscono e in Nigeria in pochi erano in grado di diagnosticare Ebola. La dottoressa, invece, non ha avuto dubbi e ha isolato subito il malato, Patrick Sawyer.

ebola-nigeria-ameyo-stella-adadevoh«SPARGEVA SANGUE OVUNQUE». Riuscirci è stata un’impresa. «Il paziente all’inizio era molto aggressivo. Voleva a tutti i costi lasciare l’ospedale», racconta alla Bbc il direttore dell’ospedale, Benjamin Ohiaeri. «Gridava e si strappava via i tubi endovenosi e spargeva il suo sangue ovunque». Una sorella dell’uomo era già morta e secondo i medici Sawyer voleva recarsi da un pastore pentecostale, che aveva promesso di guarirlo in modo miracoloso.

PRESSIONI ESTERNE. Nei primi giorni di ricovero, quando non era ancora certo che si trattasse di Ebola, la dottoressa Adadevoh venne messa sotto pressione perché liberasse l’uomo: una mossa che avrebbe potuto portare a conseguenze catastrofiche. «L’ambasciatore liberiano ha cominciato a fere pressioni sulla dottoressa. Secondo lui stava sequestrando l’uomo e le disse che si trattava della negazione dei suoi diritti umani fondamentali e che saremmo andati incontro a sanzioni». Ma «l’unico modo per essere responsabili verso il nostro popolo e il nostro Stato – continua il direttore dell’ospedale – era quello di tenerlo qui».

ebola-nigeria-ameyo-stella-adadevoh1IL RACCONTO DEL FIGLIO. Sawyer è morto di Ebola all’interno dell’ospedale e la dottoressa Adadevoh, al pari di altri 11 suoi colleghi, è rimasta contagiata. La donna è stata portata in un centro specializzato nel contenimento del virus, che il figlio della dottoressa Bankole Cardoso ha definito «invivibile». «I primi due giorni di ricovero sono riuscito ad avvicinarmi alla finestra per parlarle, poi non ho più potuto fare neanche quello», ricorda Cardoso.

CATASTROFE EVITATA. «All’inizio – continua il figlio parlando alla Bbc – eravamo ottimisti, poi all’improvviso è cambiato tutto. Hanno convocato in una stanza me e mio padre e ci hanno detto che ormai era questione di ore. È stato il momento più difficile di tutta la mia vita». Oggi, a due mesi dalla sua morte, Cardoso si rende conto di quanto il lavoro di sua madre sia stato fondamentale per evitare una catastrofe: «Identificando il primo caso di Ebola ha aiutato la Nigeria a prepararsi per individuare ogni possibile caso: questo credo abbia fatto la differenza rispetto agli altri paesi africani». Cardoso sa che il sacrificio di sua madre non è stato inutile: «È come se l’avessimo condivisa con tutti».

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