Stella Ameyo Adadevoh, la dottoressa che ha salvato la Nigeria da Ebola sacrificando la sua vita
La Nigeria è fuori pericolo e non corre più il rischio di essere devastata da Ebola. Alla scadenza dei 42 giorni senza nuovi contagi, tarati sull’incubazione del virus che è di 21 giorni, l’Organizzazione mondiale della sanità ha fatto l’annuncio che un popolo intero stava aspettando. Perché Liberia, Sierra Leone e Guinea sono stati falcidiati dal virus mentre la Nigeria ne è uscita senza troppe vittime? Per i giornali nigeriani, gran parte del merito va a Stella Ameyo Adadevoh (foto sotto a sinistra).
LA DIAGNOSI. Quando a luglio nella città principale del paese, Lagos, un uomo proveniente dalla Liberia è stato portato al First Consultant Hospital con i tipici sintomi del virus, è stata la dottoressa Adadevoh, 48 anni, che ha lanciato l’allarme rosso. A luglio l’epidemia non aveva ancora raggiunto le proporzioni che oggi tutti conoscono e in Nigeria in pochi erano in grado di diagnosticare Ebola. La dottoressa, invece, non ha avuto dubbi e ha isolato subito il malato, Patrick Sawyer.
PRESSIONI ESTERNE. Nei primi giorni di ricovero, quando non era ancora certo che si trattasse di Ebola, la dottoressa Adadevoh venne messa sotto pressione perché liberasse l’uomo: una mossa che avrebbe potuto portare a conseguenze catastrofiche. «L’ambasciatore liberiano ha cominciato a fere pressioni sulla dottoressa. Secondo lui stava sequestrando l’uomo e le disse che si trattava della negazione dei suoi diritti umani fondamentali e che saremmo andati incontro a sanzioni». Ma «l’unico modo per essere responsabili verso il nostro popolo e il nostro Stato – continua il direttore dell’ospedale – era quello di tenerlo qui».
CATASTROFE EVITATA. «All’inizio – continua il figlio parlando alla Bbc – eravamo ottimisti, poi all’improvviso è cambiato tutto. Hanno convocato in una stanza me e mio padre e ci hanno detto che ormai era questione di ore. È stato il momento più difficile di tutta la mia vita». Oggi, a due mesi dalla sua morte, Cardoso si rende conto di quanto il lavoro di sua madre sia stato fondamentale per evitare una catastrofe: «Identificando il primo caso di Ebola ha aiutato la Nigeria a prepararsi per individuare ogni possibile caso: questo credo abbia fatto la differenza rispetto agli altri paesi africani». Cardoso sa che il sacrificio di sua madre non è stato inutile: «È come se l’avessimo condivisa con tutti».
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