Vi spaventano i prezzi dell’energia? Con la transizione green andrà molto peggio

Di Bjørn Lomborg
10 Febbraio 2022
Bjørn Lomborg contro la follia di perseguire l’obiettivo delle zero emissioni a prescindere da qualunque valutazione economica e tecnologica
Centrale a carbone e pale eoliche

Centrale a carbone e pale eoliche

I costi dell’energia aumentando in maniera incontrollata in tutto il mondo. Negli Stati Uniti i prezzi del gas si impennano. Il rincaro delle bollette del riscaldamento ha fatto sprofondare l’Europa in una crisi energetica. Il Regno Unito è in allarme perché gli anziani devono rinunciare a mangiare o a riscaldarsi per far fronte agli incrementi delle bollette dell’energia. Certo, tutto ciò è dovuto in parte alla ripartenza del mondo dopo la pandemia, tuttavia le politiche climatiche fanno salire ulteriormente i prezzi. Nuovi impegni al raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni aggiungono costi nell’ordine di migliaia di miliardi, mettendo il carro davanti ai buoi nell’intento di salvare il clima.

I combustibili fossili forniscono ancora di gran lunga la maggior parte dell’energia che fa funzionare tutto ciò che oggi ha un valore nelle nostre vite – è così anche per i più sensibili al tema del clima. L’Unione Europea mette il clima costantemente in cima alla sua agenda politica, eppure più dell’80 per cento del suo fabbisogno energetico primario è soddisfatto da combustibili fossili, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia. Nonostante l’infinità di discorsi sull’ambiente, solare ed eolico contribuiscono appena per il 3 per cento all’approvvigionamento totale di energia.

Completare la transizione dai combustibili fossili all’energia pulita costerà molto. Solare ed eolico possono fornire soltanto elettricità (e non invece alimentare riscaldamento, trasporto o industria), elettricità che contribuisce per meno di un quinto al consumo totale di energia.

Per di più, come sta imparando a proprie spese l’Europa, fare affidamento su fonti inaffidabili come il vento rende le famiglie vulnerabili: l’intensità dei venti è rimasta moderata per la maggior parte del 2021, causando molte delle attuali sofferenze energetiche dell’Europa. Se il sole non splende o il vento non soffia, i prezzi si alzano rapidamente e ci tocca ripiegare sui combustibili fossili per il backup.

E benché gli attivisti parlino con disinvoltura di usare batterie per il backup, la verità è che le batterie sono inadeguate e costose, e possono facilmente quadruplicare i costi dell’elettricità rispetto al solare, pur non potendo fornire molta energia. Nel 2021 l’Europa disponeva di una capacità in batterie sufficiente a garantire un backup inferiore a un minuto e mezzo del suo utilizzo medio di elettricità. Entro il 2030, con uno stock di batterie dieci volte più grande, ne avrà a sufficienza per garantire 12 minuti.

Mano a mano che i paesi si muovono per raggiungere “zero emissioni nette di Co2” – l’obiettivo promosso dal presidente Biden, dall’Unione Europea e da molti altri – i costi si inaspriranno ancora parecchio. Bank of America calcola che raggiungere le zero emissioni nette costerà 150 trilioni di dollari in trent’anni – quasi due volte la somma dei Pil di ogni singolo paese della Terra. Il costo annuale, pari a 5 trilioni di dollari, è più di quanto spendano tutti i governi e le famiglie del mondo ogni anno in educazione.

Tale stima è basata sull’eroico assunto che i costi siano distribuiti efficientemente, che cioè i grandi emettitori Cina e India effettuino i tagli più consistenti. Ma l’India dichiara che se si muoverà verso lo zero netto solo se il resto del mondo pagherà un trilione di dollari entro il 2030, cosa che non accadrà. La maggior parte dei tagli avverranno esclusivamente nei paesi ricchi, il che comporterà una riduzione irrilevante rispetto alle emissioni globali. Il mondo ricco si accollerà tutti i sacrifici per pochi benefici.

Una nuova ricerca di McKinsey conclude che la maggior parte dei paesi più poveri dell’Africa si troverà a dover versare ogni anno in misure climatiche più del 10 per cento dei propri introiti nazionali totali. È più di quanto questi paesi spendano complessivamente in educazione e sanità. Non solo questo non è plausibile, ma è anche immorale in un continente in cui quasi mezzo miliardo di persone vivono ancora in uno stato di povertà degradante.

Uno studio pubblicato su Nature rileva che ridurre le emissioni soltanto dell’80 per cento costerà agli Stati Uniti oltre 2,1 trilioni di dollari all’anno dal 2050, ossia più di 5.000 dollari a persona, ogni anno. Dunque il costo del raggiungimento della riduzione del 100 per cento promessa dal presidente Biden sarà molto più alto.

Per aiutare a inquadrare questa cifra, il costo annuale della partecipazione degli Stati Uniti nella Seconda Guerra mondiale dal 1941 al 1945 è stimato intorno a 1 trilione di dollari attuali. Ogni anno entro il 2050 le politiche climatiche potrebbero costare agli americani più del doppio di quanto spesero durante la Seconda Guerra mondiale.

Per di più le politiche energetiche metteranno il turbo all’inflazione. Bank of America calcola che la aggraveranno di 3 punti percentuali, per via di quella che si chiama “greenflazione”. Ulteriori danni verranno dall’obbligo per industrie e cittadini di utilizzare fonti energetiche meno efficienti, meno affidabili e più care. Questo ridurrà la crescita, probabilmente nell’ordine di altre migliaia di trilioni di dollari nel corso del secolo.

La maggior parte delle persone nel mondo concorda sul fatto che il cambiamento climatico è una priorità, ma i sondaggi mostrano che poche fra loro sono disposte a sborsare più di qualche centinaio di dollari all’anno per le misure in difesa del clima. Chiedere loro di spendere decine o centinaia di volte tanto è una ricetta per il fallimento.

L’enorme costo necessario per raggiungere l’obiettivo zero emissioni nette non è un motivo per non fare nulla. È un motivo per essere più ingegnosi e mettere il carro dietro ai buoi. Per essere sicuri di riuscire a completare la transizione dai combustibili fossili, dobbiamo concentrarci sull’intensificare ricerca e sviluppo per innovare e abbassare il prezzo delle fonti di energia pulita. Questo non significa puntare soltanto su solare ed eolico. Dovremmo investire su tutte le opzioni, compresi fusione, fissione, immagazzinamento, biocarburanti di seconda generazione e molte altre idee. Solo quando l’energia pulita avrà costi inferiori a quelli dei combustibili fossili tutto il mondo sarà messo nelle condizioni di compiere la transizione. Altrimenti gli attuali prezzi dell’energia saranno solo un assaggio di quel che ci aspetta.

Foto Ansa

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