«Sono nato uomo. Sono il male, sono il male, sono il male»

Di Mauro Zanon
24 Maggio 2023
Francia. Due giornalisti si sono infiltrati in un corso neofemminista per “rieducare” la mascolinità tossica. A partire da come offrire un caffè fino alle pulizie di casa, passando per Brad Pitt
Brad Pitt nel film Snatch (2008)
Brad Pitt nel film Snatch (2008)

Sono le 9.15 di mattina quando Romain Gubert, giornalista del settimanale Le Point, e Morgan Navarro, illustratore, varcano la soglia dell’associazione La Capsule a Grenoble, per provare in incognito l’ultima iniziativa del neofemminismo francese per “rieducare” gli uomini: gli stage immersivi di decostruzione maschile, per soffocare il virilismo che è in te e igienizzarsi dalla mascolinità tossica.

L’esperienza è durata 48 ore. «Due donne e nove uomini sono riuniti in una grande sala dai muri bianchi (nessuno può vederci dall’esterno) che accoglie gli stagisti. Davanti a un caffè, cerco di farmi un’idea dell’obiettivo ricercato dalle altre persone presenti, tutte curiosamente vestite in modo simile: né giacca né camicia, ma una t-shirt, una felpa con il cappuccio e scarpe da trekking. Perché sono qui? Hanno dei problemi relazionali con l’altro sesso? Sono in presenza di incorreggibili maschilisti o al contrario di militanti femministi esperti? Sono qui di loro spontanea volontà o per far piacere alla propria compagna? Hanno picchiato, insultato o denigrato una donna? Sperano di recuperare dei “punti” come dopo un eccesso di velocità?», si chiedono i due infiltrati.

Offrire un caffè è un abuso di potere

Poi, ad un certo punto, spunta Simon, arrivato apposta da Bruxelles, dove lavora come sociologo, antropologo e musicista. Simon è stato formato dall’associazione femminista belga Le Monde (che ha pubblicato diversi libri come Justice climatique féministe e Genre et communication), ed è venuto a Parigi per «sensibilizzare al rapporto di dominazione e di violenza degli uomini ai danni delle donne» e insegnare a «riconoscere i discorsi e gli atti maschilisti»: insomma, una sorta di guru venuto a “curare” gli uomini che si comportano troppo da uomini.

Simon fa sedere in cerchio i peccatori, venuti a decostruirsi, e li fa confessare. Tra questi c’è Xavier, che rivela il «terribile peccato» di aver voglia di pagare un succo o un caffè a una donna: «“Pago io” è qualcosa che dico spesso quando mi trovo in un caffè con una donna per sentirmi più forte. È un abuso di potere». Antoine racconta invece la sua esperienza di pianti, che, dice, lo ha reso meno maschio e più felice: «Per molto tempo, mi sono detto che non dovevo piangere. Oggi piango sempre con la mia ragazza, fatto che mi rende felice».

«Definisci “intersessuale”»

A un certo punto, Simon, il vate anti maschilismo, propone ai presenti di definire una serie di espressioni come “binario”, “transgender”, “transidentità”, “maschilismo”, “androgino”, “sesso”. A uno dei due giornalisti del Point, capita il termine “intersessuale”. «Poiché si è autorizzati a utilizzare i propri telefoni, cerco una definizione sul sito internet di France Info, che mi fornisce alcuni elementi fattuali: un bebè su centomila nasce “intersessuale”, che significa che i medici non possono determinare il suo sesso. Ho detto ad alta voce le mie scoperte. Uno dei presenti si è imbufalito: “Non hai le informazioni corrette! In realtà, quasi il 2 per cento della popolazione non è biologicamente uomo né donna, e non hai evocato la violenza esercitata dai medici che preferiscono mutilare i bambini che nascono con un pene minuscolo e assegnare loro un genere in maniera autoritaria”. Sono diventato tutto rosso», testimonia Romain.

Simon si mette anche alla lavagna. Ed enumera quei mali che «i media, la società, il cinema, la pubblicità e i politici alimentano» e che vanno sradicati: la “mascolinità egemonica”, di cui Brad Pitt sarebbe uno degli esempi più fulgidi, la “mascolinità complice” e la “mascolinità subordinata”.

«Sono uomo. Sono il male»

Nel pomeriggio, a gruppi di tre e quattro, Romain, Morgan e gli altri sono chiamati a mettere in scena uno spettacolo che illustri la violenza maschile. Il gruppo 1 immagina un prof di ginnastica che sgrida un’adolescente, il gruppo 2 l’allontanamento di una bambina durante una partita di calcio. Poi Romain, assieme a François, interpretano il ruolo di due ragazzi che bevono una birra e parlano di calcio al bar, mentre Jacques, un altro aspirante “maschio decostruito” incarna il ruolo della compagna di Romain, che passa l’aspirapolvere.

La scena viene apprezzata da Simon, che applaude: «Bravi. Mi è piaciuto quando hai passato l’aspirapolvere Jacques: non hai riprodotto gli stereotipi di genere e reso caricaturale la postura del tuo personaggio femminilizzando i tuoi gesti».

Il giorno dopo Simon mostra a Romain e agli altri dei video che affrontano la questione del consenso, poi, nel pomeriggio, è il turno degli slam, delle poesie ritmate. Parte François: «Sono nato uomo. Sono il male, sono il male, sono il male». Continua un altro: «Il capitalismo è una competizione tra deboli e forti. Gli uomini schiacciano le donne consapevolmente. Non cambierà nulla fino a quando il sistema non sarà rovesciato».

Una donna è per natura una vittima, un uomo è per natura un aggressore. «È il messaggio subliminale che mi gira per la testa. Ormai sono un uomo decostruito», scrive ironicamente Romain alla fine della sua esperienza. Ultimo dettaglio: l’associazione che ha organizzato lo stage è finanziata e patrocinata dal Comune di Grenoble, diretto da quell’Éric Piolle, ecologista al potere da dieci anni col sostegno dei comunisti e dei socialisti, che si è fatto conoscere per aver autorizzato il burkini nelle piscine municipali.

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