A scorno del nostro amico Giuliano Ferrara, che insiste a predicare guerra, giusta o ingiusta che sia, che il gas l’abbia usato Assad o i tagliagole che «hanno tradito la rivoluzione laica» (Quirico), constatiamo con piacere (unito a qualche preoccupazione per la belligerante a prescindere Susan Rice) la repentina virata della Casa Bianca. Interpretata, sia pur tra qualche imbarazzo, dalla moderazione che hanno preso le parole del segretario di Stato John Kerry. Un “falco” che, proprio in corso di tour europeo per convincere gli alleati a bombardare Damasco, è stato costretto a prendere in seria considerazione l’iniziativa di Mosca che ha chiesto l’apertura e la messa sotto controllo internazionale dell’arsenale chimico di Assad.
Ancora una volta: meno male che la Russia c’è. Certo che non siamo ancora fuori dal pericolo di un attacco unilaterale potenzialmente esplosivo, non soltanto per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma per il mondo intero. Però sorprende, ancora una volta e molto più platealmente che nel caso della presunta “guerra giusta” di Bush, l’irregimentazione dei grandi giornali alla linea di un’azione programmata, sembrerebbe da tempo e a prescindere dai fatti.
Il 7 maggio scorso fu zittita l’ispettrice Onu Carla Del Ponte che sostenne di avere prove sull’uso del gas nervino da parte dei ribelli. Per giorni il Dipartimento di Stato Usa ha detto di avere le prove della responsabilità dell’uso del Sarin da parte del regime e queste prove non sono mai arrivate. Adesso Quirico dice (ma forse è subito pressato a essere più prudente) di avere un’altra versione della strage chimica. Potrebbe essere che ha (sempre) ragione il Papa.