Ieri si è celebrata la giornata mondiale per il diritto all’aborto e tutti i più importanti giornali del mondo hanno suonato forti squilli di tromba per celebrare la “lieta” ricorrenza. L’Onu si è felicitato per i 55,7 milioni di aborti all’anno che si sono praticati tra il 2010 e il 2014 e si è giustamente inquietato per le 47 mila donne che hanno perso la vita a causa di interruzioni di gravidanza effettuate in «cattive condizioni». Neanche una punta di dispiacere, invece, per quei 55,7 milioni di bambini soppressi.
DIVIETO IN EUROPA. Le Nazioni Unite se la sono presa contro quei paesi che ancora non garantiscono il pieno accesso all’aborto. In Europa, il divieto totale esiste solo a Malta, Vaticano e Andorra mentre permangono legislazioni molto restrittive in Polonia, Cipro e Irlanda. A Dublino, però, la situazione potrebbe cambiare l’anno prossimi, quando sarà indetto un referendum sulla legalizzazione dell’interruzione di gravidanza.
SOLO MILLE PERSONE. Se in tutto il mondo è stato sponsorizzato l’aborto come un vero e proprio «diritto», ci sono segnali di ripensamento da parte delle società occidentali. In Belgio è stata organizzata da organizzazioni femministe e collettivi una manifestazione internazionale a favore dell’interruzione di gravidanza con lo slogan: «Il mio corpo, la mia scelta. Nessuno può decidere per me». Durante la sfilata a Bruxelles sono stati presi di mira paesi come l’Irlanda o la Polonia, ma anche l’Italia dove «le donne sono in pericolo perché l’80% dei medici si rifugia nell’obiezione di coscienza». Le donne, scese in piazza per rivendicare un diritto, si sono dimostrate poco sensibili ai diritti degli altri ma soprattutto ignoranti della realtà dei fatti in Italia, spiegata abbondantemente da questi numeri. Il dato più rilevante della manifestazione belga, però, è che è andata deserta: per le strade infatti hanno sfilato solo un migliaio di persone, come riportato da Le Soir.
I SONDAGGI INGLESI. È interessante come anche in quei paesi dove la campagna per la totale liberalizzazione dell’aborto è sempre stata più spintasi vedano segnali di ripensamento. Secondo un sondaggio realizzato a maggio da ComRes in Gran Bretagna il 60 per cento dei britannici ritiene che il limite ultimo per abortire dovrebbe essere abbassato dalla 24ma alla 20ma settimana. Per il 21 per cento, invece, il limite dovrebbe essere fissato alla 12ma settimana. Considerando solo le donne intervistate, le percentuali salgono rispettivamente al 70 e al 24 per cento. Inoltre, il 65 per cento si è detto contrario alla possibilità che lo Stato usi i soldi dei contribuenti per finanziare l’interruzione di gravidanza all’estero.
RESTRINGERE ACCESSO ALL’ABORTO. Lo stesso fenomeno si riscontra negli Stati Uniti, dove l’83 per cento dei cittadini è contrario a destinare fondi statali per finanziare l’aborto all’estero. Il 61 per cento è anche contrario a usare i proventi delle tasse per finanziare l’aborto all’interno del paese. Inoltre, l’85 per cento degli americani vorrebbe che l’accesso all’aborto fosse in qualche modo ristretto, secondo un sondaggio condotto a gennaio da Marist Poll.
L’AFRICA SI RIBELLA. È da considerare positivo anche il rifiuto da parte di molti paesi africani di subire quella «colonizzazione ideologica» più volte denunciata da papa Francesco. Emblematica a proposito l’intervista della Bbc a Obianuju Ekeocha, ingegnere biomedico di origine nigeriana e fondatrice di Culture of Life Africa. «Quando un paese occidentale viene in Africa e cerca di imporre l’aborto sotto forma di aiuto “umanitario” non fa che comportarsi come i colonialisti di un tempo. Quella che voi chiamate lotta per combattere la povertà è in realtà una forma di colonizzazione ideologica. Abbiamo bisogno di educazione, non di contraccettivi», ha risposto la donna a un’incredula presentatrice dell’emittente inglese.