La preghiera del mattino

Segnali di vita dell’Italia nella Nato, nel Mediterraneo, in Medio Oriente

Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Guido Crosetto
Da sinistra, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello della Difesa Guido Crosetto (foto Ansa)

Sul Sussidiario Nicola Berti scrive: «A nessun osservatore internazionale è sfuggito comunque il non trascurabile impatto diplomatico generato dal “Nuovo Tempest”. Dei tre nuovi partner uno appartiene all’Ue (ma si è mosso in modo autonomo da Bruxelles), il secondo è appena uscito dalla Ue, il terzo è non-europeo. Tutti e tre i paesi vantano legami solidi con gli Usa (Meloni li ha appena ripristinati incontrando il presidente Joe Biden al G20 di Bali). Tutti e tre hanno posizioni nette sulla “nuova Guerra fredda”: Londra e Roma contro l’aggressione di Vladimir Putin a Kiev; Tokyo sui pericoli dell’espansionismo della Cina di Xi in Asia. I tre partner di Nuovo Tempest hanno – nei fatti – segnalato il progresso di una rapida ricostruzione in corso della Nato, cui sembra contrapporsi una parallela de-costruzione dell’Unione Europea. E non ci sarebbe da stupirsi se l’improvviso riverbero di ostilità francese verso Roma fosse stato legato a questo. A Parigi, fra l’altro, brucia ancora lo schiaffo ricevuto quattordici mesi fa da “Aukus”, il nuovo patto militare fra Usa, Gran Bretagna e Australia. Per la Francia ha segnato la cancellazione – finanziaria e diplomatica – di un importante ordine di sommergibili da parte di Canberra. Ma soprattutto l’emarginazione dai riequilibri politico-militari di un’area in cui Parigi conta ancora “territori d’Oltremare” e ambizioni da grande potenza. Di fatto “Aukus” è il cantiere orientale di una “Grande Nato” ormai in gestazione sull’originario asse atlantico».

I più attenti osservatori di questioni internazionali hanno sottolineato il nuovo ruolo che l’Italia sta assumendo nella Nato. Mentre si realizza sotto l’ala americana un’operazione strategica con Giappone e Gran Bretagna, a Taranto, contro settori delle amministrazioni locali che chiedevano una presenza cinese nel porto, il Comando multinazionale marittimo per il Sud della Nato ha scelto di rafforzare la già solida base esistente nella città pugliese. Non stupiscono dunque gli elogi che la vice di Antony Blinken, segretario di Stato americano, Wendy R. Sherman, ha fatto al governo Meloni.

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Sul Tgcom24 si scrive: «“LʼItalia vuole tornare a essere protagonista di pace, di stabilità, di crescita e benessere nei Balcani”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante la sua visita ufficiale in Serbia e Kosovo, assieme al ministro della Difesa Guido Crosetto.
Con quasi 800 militari, l’Italia è alla guida della missione Kfor della Nato per l’ordine e la pace in Kosovo».

Intanto cresce l’iniziativa di Roma anche sul fronte dei Balcani.

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Su Formiche Francesco Di Palo scrive: «I partecipanti al Forum Emgf, ovvero Egitto, Cipro, Francia, Grecia, Israele, Italia, Giordania e Palestina, hanno detto sì alla progettazione della strategia in occasione del vertice del Cairo, allargato anche a Usa, Ue e Banca mondiale. L’obiettivo è creare partenariati con i principali attori del settore, comprese altre organizzazioni internazionali, e il rafforzamento della partecipazione del settore privato alle attività del Forum sotto l’egida del comitato consultivo dell’industria del gas del Forum. Ma accanto alle intenzioni ufficiali, ecco che andrà calibrata nella pratica l’intenzione di utilizzare al meglio il gas presente copioso in quel versante del Mare Nostrum. Per il momento è stato deciso di formare il comitato scientifico e tecnico del forum proposto da Cipro, che assicurerà i pareri tecnici ai membri dell’Emgf, in particolare nella decarbonizzazione del settore energetico e nella mitigazione delle conseguenze del cambiamento climatico».

Cresce l’attivismo anche verso il Medio Oriente, sia multinazionale sia con l’azione dell’Eni che ha annunciato l’avvio della produzione dell’impianto fotovoltaico di Tatouine, nel sud della Tunisia, a seguito dell’allaccio alla rete nazionale. L’avvio, spiega una nota, è stato celebrato oggi durante una cerimonia alla presenza del ministro dell’Industria, dell’Energia e delle Miniere della Tunisia, Neila Gonji, e delle autorità locali. L’impianto, che ha una capacità installata di 10 MW, fornirà alla rete elettrica nazionale oltre 20 GWh all’anno di energia, assicurando al contempo un risparmio di circa 211.000 tonnellate di CO2eq per la durata d’esercizio. L’energia elettrica prodotta sarà ceduta a Steg (Société Tunisienne de l’Electricité et du Gaz) sulla base di un accordo di Power Purchase Agreement della durata di 20 anni.

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Su Dagospia si riprende un articolo di Lucio Caracciolo per La Stampa dove si scrive: «Nel triangolo della competizione fra Stati Uniti, Cina e Russia il controllo di questo braccio di mare al centro del Mediterraneo è essenziale. Perché negli ultimi decenni il mare nostro è assurto a Medioceano: connettore fra Oceano Atlantico, marchio dell’Occidente euroamericano, e Indo-Pacifico, epicentro dello scontro sino-americano per il controllo delle rotte marittime, l’altro nome del potere globale. Oppure dobbiamo considerare turistica la visita di Xi Jinping in Sicilia, nel 2019? E casuale la scelta americana di incardinare il Muos – uno dei quattro pilastri del massimo sistema di comunicazioni e intelligence Usa nel mondo – a Niscemi, senza dimenticare le strutture di Sigonella e Pantelleria? I turchi e i russi della Wagner si sono acquartierati sul lato africano dello Stretto – Tripolitania e Cirenaica – per spirito di avventura? I cavi sottomarini transcontinentali della Rete, possibile bersaglio di guerra, corrono solo per caso nelle acque sicule? L’ultima volta che l’Italia è stata invasa lo sbarco è avvenuto in Sicilia. Di lì americani e inglesi hanno puntato al cuore d’Europa. Per fortuna i conquistatori sono stati anche liberatori. Con quello sbarco sono state poste le premesse della Repubblica italiana».

Caracciolo sottolinea le chance e le difficoltà del governo italiano nell’esercitare un ruolo strategico nel Mediterraneo e nel rapporto con le strategie atlantiche globali. Le difficoltà sono evidenti, ma è anche chiaro come un governo finalmente “politico” sia stato in grado di operare su scenari diversificati senza quella caratteristica di subalternità ad altri soggetti che ha segnato la nostra politica estera post 2011.

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