La preghiera del mattino

Ruby ter il miglior spot per il “sì” ai referendum sulla giustizia

Silvio Berlusconi e Karima El Mahroug detta “Ruby Rubacuori”
Silvio Berlusconi e Karima El Mahroug. nota come “Ruby Rubacuori” (foto Ansa)

Su Affaritaliani Alberto Maggi scrive: «Il premier non vuole fare a meno di nessuno degli attuali ministri tecnici e anche il Quirinale non sarebbe d’accordo. I rumor che arrivano con chiarezza e insistenza da Palazzo Chigi sono inequivocabili: o si avanti così, con questa squadra, fino al termine della legislatura o salta tutto. E per “salta tutto” si intende dimissioni irrevocabili del presidente del Consiglio, scioglimento delle Camere a fine giugno ed elezioni anticipate dopo l’estate (in tempo affinché il nuovo esecutivo possa varare e far approvare nel nuovo Parlamento la legge di bilancio per il 2023».

Berlino snobba le richieste di un tetto al prezzo del gas russo avanzate da Roma, Mosca non prende sul serio l’iniziativa pur interessante di Luigi Di Maio né le propagandistiche telefonate draghiane (a cui neanche Washington dà particolare attenzione), Parigi non pare più così interessata a un accordo con Palazzo Chigi, a Bruxelles usano Paolo Gentiloni per ricordare chi comanda, Sergio Mattarella chiede di lavorare per un trattato tipo Helsinki nel 1976 e nessuno se lo fila. Nonostante il prestigio personale di Mario Draghi (che avrebbe dovuto essere giocato al Quirinale), l’Italia senza un governo politico non conta niente e proprio per questo motivo tanti pervasivisi sistemi d’influenza straniera cercheranno di rimandare e poi impasticciare le nostre elezioni per il Parlamento. Forze politiche nazionalmente responsabili di destra o di sinistra ne prenderebbero atto. Ma probabilmente vincerà ancora il caos.

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Sulla Zuppa di Porro Corrado Ocone scrive: «La giustizia come vendetta e risarcimento storico delle diseguaglianze fra gli uomini: quanto di più aberrante posa concepirsi! È il risultato di una cultura giuridica che non può essere quella di un paese civile. In verità, il gioco di una parte della magistratura (non tutta e nemmeno la maggioranza per fortuna) è ormai stato smascherato abbondantemente. E anche gli italiani non hanno più fiducia in essa, facendo a loro volta però spesso l’errore di mettere tutta l’erba in un fascio. Purtroppo questa consapevolezza non genera ribellione, ma assuefazione e disillusione su un possibile cambiamento. Spero di sbagliarmi, ma ho paura che gli italiani il 12 giugno se ne staranno a casa e non faranno scattare il quorum sui benemeriti referendum su una giustizia più giusta promossi da Lega e Radicali. Un errore gravissimo, e forse irrimediabile: chi è causa del suo mal, pianga se stesso… Uno scatto d’orgoglio è ancora possibile?».

Ocone, prendendo spunto dalle ultime persecuzioni giudiziarie rivolte a Silvio Berlusconi, fa un sacrosanto appello ad andare a votare sì il 12 giugno agli articolati quesiti referendari per una giustizia più giusta. Non so se un centrodestra che sembra sempre più fatto da “galli di Renzo”, quelli che Alessandro Manzoni descriveva litigiosi tra loro prima che gli tirassero il collo, riuscirà ad avere uno scatto all’ultimo momento. Né se i garantisti che ancora ci sono a sinistra sapranno esercitare qualche influenza. Val la pena comunque di fare quel che si può.

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Su Startmag Paola Sacchi scrive: «Ma qualcosa, anzi molto più di qualcosa, non torna. Letta e Meloni, ad esempio, hanno la stessa posizione sui balneari, sulle tasse, la stessa sull’Europa, anche se occorre dire che la presidente di Fdi non è antieuropeista, ma pensa a una “confederazione” delle nazioni che però non è la stessa Ue di Letta? E Matteo Salvini sarebbe come Giuseppe Conte? Nonostante abbia fatto un governo con i Cinque stelle, il leader della Lega ha la stessa posizione dei grillini sulla politica dell’ambiente, di crescita e sviluppo, e del grande tema strategico emergenziale che è ora l’energia? A parte il fatto che la Lega staccò la spina al governo cosiddetto giallo-verde sulla Tav, sull’energia pone temi come i termovalorizzatori e il nucleare pulito che sono l’opposto dei valori ambientalisti, del “no a tutto”, pentastellati. Ma Salvini viene sempre accostato a Conte per il “filo-putinismo”, maglietta sulla piazza Rossa e via dicendo. In realtà, pur avendo sempre posto il tema di un negoziato per la pace, si condivida o no, a differenza di Conte non ha mai mandato in fibrillazione il governo Draghi chiedendo un nuovo voto sull’invio delle armi».

Paola Sacchi tenta di far ragionare il “giornalista collettivo” che ora per disgregare il centrodestra sta descrivendo Giorgia Meloni come un leader responsabile contrapposta a quei mattacchioni di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Uno sforzo meritorio ma inutile: la campagna è partita e non verrà fermata con qualche argomento razionale. Se raggiungerà il suo scopo, cioè disgregare completamente il centrodestra, poi passerà alla seconda fase: basta con quella pescivendola fascistoide della Meloni! L’aver commissariato la politica grazie all’azione di Giorgio Napolitano ha rotto il legame tra discussione pubblica e razionalità. Solo elezioni politiche centrate su due schieramenti che ridiano peso al voto popolare forse potranno portare qualche risanamento della vita politica e del suo rapporto con i media. Forse.

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Su Fanpage Annalisa Cangemi scrive: «Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che la dipendenza energetica dalla Russia rischia di diventare “sottomissione”: “Abbiamo finalmente affrontato, in Italia, la nostra dipendenza energetica dalla Russia che ora rischia di diventare sottomissione piuttosto che dipendenza”».

La “sottomissione” alla Russia è anche figlia dello sciagurato intervento promosso da Francia e Stati Uniti in Libia e imposto da Giorgio Napolitano a Silvio Berlusconi, nonché dell’accettazione dei soprusi turchi all’Eni a Cipro. L’unico modo che l’Italia ha per non essere “sottomessa” è avere governi con una forte legittimità politica.

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