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Renzi alla Camera. Intervento per la fiducia

Il premier ha parlato di abolizione del Senato, riforma elettorale e del Titolo V, poi di riduzione del cuneo fiscale «perché gli italiani non mangiano di legge elettorale». «La pagina più bella di questo paese non è stata ancora scritta»

Chiara Rizzo
25/02/2014 - 18:18
Politica
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È un Renzi più stanco quello che oggi ha iniziato il suo intervento alla Camera, forse provato dalla lunga maratona di ascolto degli interventi dei parlamentari. «Io non sono un onorevole ma voi siete onorevoli, degni di onore. Entrando mi sono detto quanto siate fortunati tutti i giorni, perché ci facciamo il callo, ma sedete in posto dove grandissimi della nostra storia, di diverse estrazioni politiche e culturali, hanno seduto» ha esordito il premier, spiegando poi: «Mi sono preparato una replica puntuale su tutti gli interventi, 57 da questa mattina, particolarmente interessanti, ma poi ho pensato che entrando in quest’aula si prova un senso di stupore vero e vorrei dirlo in modo non formale. Tutte le aule parlamentari danno un senso di vertigine, di bellezza, di intensità come luogo di democrazia»

NON ABBIAMO PIU’ ALIBI. Renzi ha ripreso una parte del discorso fatto ieri al Senato, sottolineando che «la nostra generazione non ha più alibi. Il momento che stiamo vivendo non può farci avvicinare con il senso di chi accusa sempre gli altri». «Il grande dramma di una mancanza di una legge elettorale chiara è il fatto che impedisce al cittadino di dare una responsabilità e una colpa. Per questo governo non ci devono essere alibi. Se non riusciremo, la responsabilità sarà mia. Questo non è un atto di coraggio, ma di lealtà».

«L’EUROPA GRANDE OPPORTUNITA’». Renzi ha proseguito: «Noi pensiamo che il semestre di presidenza europea sia una gigantesca opportunità, e che i discorsi contrari all’Europa siano, oltre che populistici, una menzogna. Non provate un brivido pensando di essere chiamati oggi a realizzare quel sogno degli Stati Uniti d’Europa, avuto da quella generazione che nelle macerie del dopoguerra iniziò la creazione di un nuovo soggetto? Il tema dell’Europa non è rispettare i vincoli di spesa, ma dire ai nostri figli, noi che siamo la generazione Erasmus, che è possibile che l’Europa nella quale mio nonno sparava ai francesi, oggi è il luogo in cui è possibile la speranza».

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I NODI STRUTTURALI E IL PROGRAMMA: Renzi ha aggiunto: «Vorrei che il governo meritasse la fiducia perché vi diciamo che l’Europa che noi vogliamo non è quella da cui l’Italia va a prendere la linea, ma un’Europa che senza l’Italia non può esistere. Ma per presentarci a quell’appuntamento o noi sciogliamo i nodi strutturali che ci hanno trattenuto sino ad oggi, oppure non sarà credibile». Il premier ha dedicato un apprezzamento al lavoro svolto da Enrico Letta in questa direzione, poi ha proseguito indicando che «l’Italia innanzitutto deve fare la riforma elettorale, poi affronti i due nodi, il bicameralismo che perfetto oggi non è e che riformi il Titolo V della Costituzione, e parallelamente porti avanti i nodi di lavoro, fisco e giustizia».

L’EDUCAZIONE. Anche oggi il premier ha messo come primo punto il tema dell’educazione e della scuola: «Il problema della scuola non è solo quello dell’edilizia scolastica, che pure c’è. Non è credibile un paese che non mette in cantiere una gigantesca battaglia perché la stabilità delle aule in cui studiano i propri figli sia più forte e salda dei propri conti, è un fatto di onore e credibilità. Qualcuno nel dibattito di oggi mi ha accusato che quello della scuola è un dibattito ideologico, ma non c’è niente di meno ideologico che avere dei fondi bloccati. Entro il 15 marzo attendo le risposte degli amministratori locali sulle condizioni dell’edilizia scolastica, ma vogliamo che tornando in classe a settembre-ottobre, il cambiamento delle scuole sarà plastico ed evidentre». Poi Renzi ha ricordato che nella sua infanzia «la maestra elementare nel paese era vista come un’autorità, proprio come il sindaco. Oggi proviamo a domandarci se davanti agli insegnanti dei nostri figli c’era lo stesso atteggiamento. Oggi c’è una mancanza di prestigio sociale all’insegnamento». Con un paragone, Renzi ha proseguito: «Allora anche la riforma del Titolo V inizi da un punto simbolico cioè di chiedere ai nostri consiglieri regionali di rinunciare alla loro indennità e adeguarla a quella del sindaco del capoluogo è ripristinare questa dignità».

ABOLIZIONE DEL SENATO. Renzi è quindi passato a parlare della riforma del Senato, da abolire e sostituire con una Camera delle Autonomie: «Una sola camera, questa, voterà per esempio sul bilancio dello Stato. Questo porterà ad una riduzione del numero di parlamentari, come tanti partiti hanno promesso in campagna elettorale, ma porterà anche ad una semplificazione della burocrazia, e, perché no, porterà a nuove competenze per il Senato. Andremo a semplificare il percorso politico, a ridurre il numero dei parlamentari, a ridurre le spese politiche e a dare il buon esempio noi ai cittadini. Ecco il senso dell’accordo che porta la settimana prossima all’esame di quest’aula una nuova legge elettorale». Renzi ha sottolineato che non bastano però le riforme elettorali e costituzionale.

DISOCCUPAZIONE. Il premier ha ripreso i dati diffusi oggi da Bruxelles: «Il dato che porta la disoccupazione 2014 al 12,6 per cento non è un numero, e lo sa chi incontra un cassintegrato dell’età del padre e guardandoti negli occhi ti ricorda che “questa non è più una repubblica fondata sul lavoro, ma sulla rendita. Perché io non sono fondato nel lavoro, sono affondato nel lavoro”. Provate a parlare con le persone». Renzi ha proseguito: «Ho chiesto al ministro Poletti di portare a questo governo non solo la sua esperienza, ma anche la capacità maturata in tanti anni in cui ha seguito crisi occupative, di stare vicino alle persone. Il lavoro non è questione da giuslavoristi, ma di ideali». Ecco perché fin da domani visiterà un’azienda a Treviso, anche per incontrare i rappresentanti di alcune imprese in difficoltà. «Le proposte concrete le abbiamo fatte: lo sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione deve avere anche per noi uno shock come in Spagna, poi la creazione di un fondo per le pmi, e ancora la riduzione forte ed effettiva della pressione fiscale sul lavoro». Renzi ha parlato dell’idea di ridurre per 10 miliardi la pressione fiscale sui lavoratori, invitando le opposizioni a presentare contributi di idee.

DIRITTI CIVILI. Renzi ha toccato il tema dei diritti civili, ricordando il programma di introdurre lo Ius soli, ma invitando anzitutto al dialogo tra le parti sui partiti. Ha poi ripreso gli interventi di due deputati sulla parità di genere, spiegando: «A mio avviso non si può raggiungere l’obiettivo con il diktat di una legge. Ma penso che il dialogo tra tutti possa stimolare un cambiamento, e penso che debba farci da esempio anche quello che avviene nelle aziende private, e che le donne arrivino ai vertici della pubblica amministrazione, vedendo riconosciuti anzitutti i propri meriti».

I MARO’. Replicando ad uno degli interventi, Renzi ha assicurato sulla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: «Al governo non mancherà il senso dell’onore per concludere questa vicenda».

«NON SMETTIAMO DI MERAVIGLIARCI». Poi ha concluso: «Fuori da qui c’è gente che si aspetta che la paura non sia più un fiume di parole e basta. La politica deve smettere di essere solo parole. Questa maggioranza ha una responsabilità, quella di ricordare all’Italia che non ha finito il proprio tempo. Noi abbiamo rimpicciolito le nostre ambizioni e i nostri sogni, sembriamo non crederci più. E sembra che lo scopo di queste aule sia quello di passare il tempo, a proposito sarebbe l’ora di rivedere i regolamenti per consentire a voi di lavorare più celermente. Noi abbiamo individuato un percorso per far sì che le riforme avvengano in tempi certi: questa è l’unica possibilità che abbiamo per ridare credibilità alla politica». Renzi ha concluso citando «Chesterton, scrittore che amo moltissimo. “Il mondo non finirà per la mancanza di meraviglie. Finirà quando finirà la meraviglia”. L’Italia non finirà mai per la mancanza di meraviglie, perché ne ha in abbondanza. Ma finirà perché sta perdendo la sua capacità di meravigliarsi, perché diventa sfiduciata e incredula. A noi il compito di cambiare. La pagina più bella di questo paese non è stata ancora scritta». L’intervento è stato seguito da un lungo applauso.

Tags: Camerachestertoncuneo fiscalediscorsoenrico lettaEuropafiduciaius solilegge elettoralemaròMatteo RenzioccupazioneRomaScuola
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