Stupor mundi. Sarebbe piaciuta anche a Federico II di Svevia la nuova creazione di Stefano Mainetti, intitolata “Rendering Revolution”, presentata ufficialmente nell’auditorium del Maxxi, a Roma in via Guido Reni. Un progetto solo apparentemente virtuale, che invece entra nella parte più vitale della persona, la mente. Al centro, la musica e lo spazio, e la capacità di aumentare ogni sensazione, grazie alla stimolazione sensoriale dello spettatore con un meccanismo di integrazione tra armonia e melodia, arte pittorica in versione tridimensionale, danza che entra nei quadri. Ecco così un quintetto di violoncelli in assetto da camera, e dalla rotonda degli strumenti si dipartono quattro corridoi che sboccano in altrettanti luoghi dove domina la presenza visiva di opere pittoriche rivoluzionarie come “Guernica” di Picasso, “Carceri di invenzione” di Piranesi (ora celebrato ufficialmente anche a Roma, con una grande mostra allestita nelle sale di palazzo Braschi), “Violon et Compotier” di Braque e “prove di tango” di Patrizio De Magistris.
Il progetto ha ottenuto la Menzione d’Onore dal Conservatorio di Santa Cecilia di Roma per la valenza scientifica e artistica. A parlare dell’opera, Michele Dall’Ongaro, presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, Claudio Strinati, critico musicale e direttore artistico della Fondazione Sorgente Group che sostiene l’iniziativa, e Monique Veaute, presidente della Fondazione Romaeuropa arte e cultura, con il giornalista e musicologo Ernesto Assante.