
Questi manettari ci fan rimpiangere il Buonanima, faro di civiltà giuridica

Articolo tratto dal numero di gennaio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Dunque, Piercamillo Davigo, presidente di Corte di Cassazione, sul finire dell’anno scorso, disse al sorriso del sempre gaudente Giovanni Floris, Dimartedì, intrattenimento televisivo tipicamente romano e naturalmente pendenzioso a sinistra, che «l’altra sera ero a Piazza Pulita e ho sentito il senatore Renzi sulla vicenda del prestito. Guardi, per molto meno, cioè per aver ricevuto un prestito da un amico a un tasso lievemente inferiore a quello bancario, in Germania il presidente della Repubblica si è dovuto dimettere. Ma la Germania è un paese serio!». Applausi.
Hai sentito per caso il Floris replicare (molto ma molto pudicamente) e il capo claque investire il pubblico in trasmissione dell’ordine di applaudire (molto ma molto sobriamente) con parole e plausi tipo: “Scusi presidente, ci può dire qual è il paese serio nel quale un presidente di Alta corte trascorre tanto bel tempo in tv, passando da un talk show all’altro come opinionista politico?”.
Ma mi premeva ricordare altro. E cioè. Come un bagliore nella notte del sistema dell’informazione italiana in cui tutte le vacche sono nere, razziste, intrise d’odio e piuttosto ’ndranghetiste di voti e traffici di influenze, il 9 dicembre dell’anno appena trascorso, il professore Angelo Panebianco sfilettava per la prima pagina del Corriere della Sera l’editoriale del trentennio. Davigo presenziava. Ma non c’erano ancora le sardine in barile.
Eppure, a parte il direttore veltroniano del Corriere e l’editore berlusconiano col portafogli nella La7 boldriniana, nessuno si è sognato di farsi venire sudori freddi presso i vertici dell’Associazione nazionale magistrati, auspicando che non vedesse, non leggesse e, soprattutto, non si urticasse di cotanta critica all’arma della giustizia italiana. (In effetti, parlando di giustizia in armi, dell’ex segretario Luca Palamara si è persa traccia. Resta il fatto che l’accusa di essersi venduto almeno una Procura, non ha ancora veduto sequestri preventivi, arresti cautelari, rinvii a giudizio, né altre indagini sui “metodi” di assegnazione delle poltrone nel sistema giudiziario italiano).
Un libro introvabile
Ma cosa occorre ricordare dell’articolo del trentennio? Bé, anzitutto il titolo di un libro che Panebianco citò in incipit e per quanto ci siamo sforzati di acquistare risultò in ristampa ancora il giorno in cui il qui presente sfilettava questo ricordo e quand’anche trattasi di una editorialmente pregiatissima e politicamente correttissima, casa editrice di Bologna. Autore Filippo Sgubbi, Il diritto penale totale, Il Mulino. E poi naturalmente bisogna ricordare il nocciolo dell’editoriale di Panebianco, di contenuto e umore radicalmente opposti all’entusiasmo con cui il ministro Alfonso Bonafede ha in seguito accolto il calabraghismo Pd già ampiamente previsto dal sottoscritto (“È triste e paradossale vedere il Pd ridotto a utile idiota dei manettari”, tempi.it, 5 dicembre 2019). Cioè, notizia Ansa del 20 dicembre 2019: «“Sono molto orgoglioso del fatto che il primo gennaio entra in vigore la riforma della prescrizione: tutti sanno quanto ci abbiamo creduto” esulta il ministro Alfonso Bonafede».
Le tre scimmiette
Ecco, esattamente il provvedimento che Panebianco qualificò, in quel suo editoriale accolto dalle élite nello stile delle famose tre scimmiette che non vedono, né ascoltano e figurati se parlano di «quanto di più vicino ci sia alla introduzione della pena di morte: non morte fisica ma morte civile di sicuro». Dopo di che, a proposito di odio, razzismo e fascismo, il professor Panebianco annotò che «quanto oggi passa – penalmente parlando – il convento, fa apparire il Codice Rocco, promulgato ai tempi della Buonanima, come faro e testimonianza di civiltà giuridica».
In effetti, chissà se la maggioranza giallorossa si accontenterà di dare il reddito di cittadinanza per combattere il voto di scambio e non tenterà di superare il Buonanima anche in materia demografica. Per esempio prescrivendo agli italiani l’obbligo di fare figli per il regime dell’onestà. Cosa avete capito? Vuoi mica che il governo finanzi lo sfruttamento sessuale. Finanzierà il matrimonio, la convivenza o quel che sarà. Purché con donne già incinta.
Foto Ansa
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!