Putin invia l’esercito in Venezuela e aggrava la crisi
La crisi del Venezuela continua ad aggravarsi sia per le decisioni del regime di Nicolas Maduro sia per quelle dei suoi alleati internazionali. Come riportato da Reuters, ieri il dittatore ha revocato la carica di presidente del Parlamento a Juan Guaidó, autoproclamatosi presidente ad interim con l’appoggio di numerosi paesi occidentali e sudamericani. Il controllore generale del Venezuela, Elvis Amoroso, nominato dall’illegittima Assemblea costituente dominata dai chavisti, ha annunciato che Guaidó non potrà accedere a cariche pubbliche per 15 anni. Secondo il funzionario, si sarebbe fatto pagare 91 viaggi all’estero da organizzazioni internazionali.
DECISIONE «MISERABILE»
Guaidó ha definito questa decisione «miserabile». Non è la prima volta che Maduro utilizza i “controllori” per squalificare tutti i suoi avversari politici. Allo stesso modo, infatti, il governo ha vietato a Leopoldo Lopez e al leader dell’opposizione Henrique Capriles di presentarsi alle elezioni. Nessun controllore, invece, ha impedito a Maduro di insediarsi al governo per un secondo mandato all’inizio del 2019 dopo elezioni farsa.
PUTIN INVIA L’ESERCITO
Ci ha pensato Vladimir Putin a complicare il quadro di un paese allo sbando, dove manca tutto (cibo, medicine, elettricità), dove l’inflazione l’anno scorso ha toccato quota 800.000 per cento e tre milioni di venezuelani sono scappati nel disperato tentativo di trovare da mangiare. La Russia nel fine settimana ha inviato un centinaio di soldati in Venezuela, forse temendo l’invasione del paese da parte degli Stati Uniti o l’insurrezione di alcune frange dell’esercito, per ora fedele a Maduro. Ha fatto anche pervenire al paese sudamericano decine di tonnellate di armi ed equipaggiamenti militari.
Insieme a Cina e Cuba, la Russia è uno dei principali alleati del Venezuela dal 2006, quando l’allora presidente Hugo Chavez comprò aerei da guerra per 3 miliardi di dollari. Mosca in cambio ebbe accesso al petrolio venezuelano a prezzi di favore. Sostenere Maduro al governo, per Putin, non è solo un modo di tenere in vita un nemico degli Stati Uniti e di Donald Trump, ma anche un fedele acquirente: dal 2006 in poi la Russia ha venduto armi al Venezuela per oltre 10 miliardi di dollari. Inoltre, Maduro ripaga la generosità russa con ricchi contratti e partnership con la compagnia petrolifera di Stato Pdvsa.
NUOVA CRISI INTERNAZIONALE?
Sostenendo Maduro, però, Putin non fa che contribuire a sprofondare nel baratro il Venezuela e i suoi abitanti, sempre più disperati. Trump ha chiesto alla Russia «di andarsene dal Venezuela», scatenando la dura reazione del Cremlino. C’è il rischio che scoppi una nuova crisi internazionale tra superpotenze. Sulla pelle dei venezuelani.
Foto Ansa
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