Propongo qualcosa di più hard della guerriglia dei diritti: la rivoluzione dei doveri
Pubblichiamo la rubrica di Renato Farina contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Aleksandr Solzenicyn comprese che stavamo per naufragare nel mare dei diritti. Nel 1993 a Vaduz propose contro la «solitudine schiacciante» il criterio dell’«autolimitazione» dei diritti. Difficilissimo, poiché «da troppo tempo abbiamo buttato nell’oceano la chiave d’oro dell’automoderazione», nessuno è abituato a imporsi limiti nelle varie sfere di attività pubblica e privata, ma, profetizza, «se non riusciremo a frenare i nostri desideri, a subordinare gli interessi materiali ai criteri morali, il genere umano si dilanierà».
Ed eccoci qua.
Mi chiedo: la devastazione di Milano è stata l’espressione di un diritto, magari espresso in maniera rude, ma pur sempre rientrante nell’ambito del diritto di manifestare le proprie convinzioni, ancorché selvagge? Pare di sì. Il famoso rapper Fedez ha spiegato infatti nei giorni scorsi che «protestare è un diritto», salvo ritirarsi per non perdere il diritto al budget nelle tivù Mediaset, Sky e Rai. Ma c’è anche il diritto di fermare, punire, mettere in galera i farabutti, sia pure nell’ambito del diritto all’umanità della pena. Basta così? Basta contrapporre un diritto a un altro e vedere che effetto fa? Vincerebbe il diritto del più forte, che peraltro, come dice la parola stessa, è anch’esso un diritto.
Proporrei qualcosa di più radicale: in fondo ne ho diritto. Forse in questa epoca dove tutti pretendono di avere diritti, sarebbe il caso di proporre una bella rivoluzione: la rivoluzione dei doveri. Un bel ribaltamento di mentalità. Vi sfido a una prova. Cercate su internet con un motore di ricerca titoli di convegni, nomi di associazioni, progetti di legge dove ci sia la parola diritti e poi provate con la parola doveri. Mettete su due piatti della bilancia i diversi risultati. Vinceranno i diritti contro i doveri 10 a 1. Le conseguenze le vediamo.
[pubblicita_articolo]In realtà può essere soggetto di un diritto chi si assume il corrispettivo dovere. Per questo gli animali non hanno diritti, poiché non possono adempiere doveri. Sono gli esseri umani ad avere dei doveri verso gli animali.
Io propongo perciò di fondare delle grandi associazioni che si radunino sulla base dei doveri. Non quelli degli altri, ma i propri. I comandamenti, la legge scritta sulle tavole e portata al popolo di Israele e in realtà a tutte le genti del mondo (provate a riflettere) sono la più bella carta per una civiltà pacifica che sia mai stata scritta, ed è un magnifico elenco di doveri. È dai doveri che nascono i diritti.
C’è un articolo della Costituzione che non ho mai sentito citare da nessuno di quelli che da anni vanno in giro sventolandola come se fosse il passepartout per entrare nel regno incantato dei cazzi propri. Scusate la parolaccia, ma in fondo che cosa sono i diritti individuali, sparati a palla come l’aria condizionata nelle macchine americane, se non la licenza per praticare la propria esclusiva volontà, qualunque essa sia, e pure con il consenso dello Stato e la benedizione del parroco?
È l’articolo 52 della Costituzione della Repubblica italiana, quello più occultato, segregato, censurato, dichiarato morto. Eccolo: «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino». Ci sono dentro alcune parole-bomba. Innanzitutto «Patria» scritta con la maiuscola, incredibile ma è così. E poi «sacro dovere».
Bisognerebbe ripartire da qui. Non doveri a caso, ma quelli sacri. Quei doveri senza cui la vita perde senso, diventa una giostra vuota. A me viene in mente ad esempio il quarto comandamento: onora il padre e la madre. Ed è un dovere che viene dalla gratitudine. Così tutti gli altri, difendere la Patria, perché ti ha generato e ti ha dato la lingua unica, quella in cui il “sì suona”, la bellezza delle città. E così via. Il diritto di avere doveri per gratitudine. Che ne dite?
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2 commenti
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Consiglio il libro di Luciano Violante ” il dovere di avere doveri”, dove viene approfondita proprio questa tematica.
Il diritto soddisfa, il dovere fa crescere.
…bella riflessione.
Del resto è evidente che se si accetta il relativismo come criterio per stabilire ciò che è giusto o sbagliato, si può arrivare solo alla legge del più forte, magari nella forma mitigata della democrazia.
Infatti, se non esiste la verità e si decide di mettere bene e male ai voti, avrà sempre ragione il più forte, ossia la maggioranza. Ed avrà più influenza per orientare il voto, chi ha più mezzi: media, lobby, idoli giovanili.
Il consiglio di Farina è sacrosanto: iniziamo a chiederci quali sono i nostri doveri più che i nostri diritti. Iniziamo anche a chiedere alla società di permetterci di esercitare i nostri dover, come cittadini, come lavoratori, come genitori.