
Primo record dei grillini alla Camera. Su 210 progetti di legge depositati, nemmeno uno è del M5S
«Il Movimento 5 Stelle è primo per numero di voti», ha dichiarato oggi, dopo le consultazioni con il Capo dello Stato, Roberta Lombardi, capogruppo del partito alla Camera, «per questo chiediamo ufficialmente un incarico di governo». Anche Beppe Grillo si è recato oggi al Quirinale. Il suo partito, ribadisce il leader del Movimento 5 Stelle, «non accorderà alcuna fiducia a governi politici o pseudo tecnici». «Nel caso il Presidente ci accordasse l’incarico pieno», ha aggiunto il capogruppo al Senato, Vito Crimi, «indicheremmo il nostro premier». Parole che confermano la strada già tracciata da Grillo all’indomani del risultato elettorale che ha portato 163 grillini in parlamento. Parole che però cozzano con la difficoltà crescente dimostrata dagli eletti del partito nato dalla Rete.
LE INSIDIE DI ROMA. Scagliati dagli elettori nell’esistente romano, i grillini si trovano a giostrarsi fra numeri e scontrini. Trovarsi nell’empireo della Rete non è la stessa cosa che frequentare per lavoro i palazzi romani. Così dalle dichiarazioni di volontà (niente accordi) si è passati prima alle dichiarazioni di consenso verso un possibile governo a loro confacente (poi smentite, perché non possono dare la fiducia a nessun governo) e infine all’elezione di Piero Grasso da parte di alcuni dissidenti del Movimento; dal “no comment” in una conferenza stampa indetta l’altro ieri dalla capogruppo 5 Stelle alla Camera si è passati a una sua intervista in esclusiva andata in onda sul Tg1 delle 20.00 di ieri. Diventa complicato non scendere a compromessi per i grillini. Già è successo con l’inceneritore a Parma e ora accade in parlamento. Ma questa volta, in gioco, non c’è soltanto il destino di una città.
TRAPPOLA NELLA BUVETTE. Le insidie, a Palazzo Madama e Montecitorio, sono dietro l’angolo anche per chi vive “mangiando bilanci” come i grillini. La decrescita felice sembra un ricordo del passato. A Roma sono sempre più alle prese con conteggi e prosaici scontrini e, se continuano così, dovranno passare l’intera legislatura a fare attenzione a sconti e prezzi politici. A Roma si nascondono ovunque. Un compito difficile per chi aspira a contare anche le caramelle. Compito che non sembrano stati in grado di rispettare quei deputati 5 Stelle, pizzicati dal settimanale Chi alla buvette del Parlamento. Il partito gli ha già messi sotto accusa: hanno pagato un pranzo 15 euro. Adriano Zaccagnini, uno dei cinque deputati grillini pizzicati, ha dovuto ammettere il suo errore. Era in buona fede, sostiene. «Sono pronto a restituire la parte eccedente del conto che non ho pagato». «In totale sono stato a mangiare lì tre volte. Pensavo che in quel ristorante si risparmiasse in confronto a un locale del centro di Roma».
ZERO COMPROMESSI. Dopo la trappola della buvette, il Movimento 5 Stelle ha deciso di mantenere con più convinzione la barra del timone sulla rotta disegnata da Grillo. Niente più errori. Anche i dissidenti che hanno votato Grasso sono stati perdonati. Ora il partito va per la sua strada. Come sostengono i capigruppo, i grillini vorrebbero essere presenti nelle Commissioni bicamerali, nelle giunte e negli uffici di presidenza di Camera e Senato. Alcuni incarichi spettano loro di diritto (nelle Commissioni sono rappresentati tutti i gruppi), altri li possono ottenere tramite accordi. Ma al Movimento guidato da Grillo non piacciono gli accordi. Niente inciuci o compromessi: senatori e deputati del Movimento 5 Stelle non scendono a patti con nessuno, dicono. Nemmeno per nell’assegnazione di incarichi istituzionali “neutri”, funzionali al regolare svolgimento dei lavori parlamentari, come quelli degli uffici di presidenza delle due Camere.
COPASIR E QUESTORI PARLAMENTARI. «Vogliamo partecipare alle decisioni che si prendono al chiuso delle stanze dei bottoni», sostengono i grillini. Nelle “stanze dei bottoni”, però, ci vorrebbero entrare con i voti di quei partiti con cui non possono fare alcun accordo (li vorrebbero abolire). Sulla base della fiducia, gli avversari politici del Movimento 5 Stelle dovrebbero dare a un grillino la presidenza del Copasir (la commissione parlamentare che vigila sui servizi segreti). La presidenza del Consiglio? Gliela deve regalare il Presidente della Repubblica. La dialettica politica è un rottame del passato, per Beppe Grillo e per i suoi sostenitori. Da riciclare e rinchiudere nei forum di internet. Il capogruppo Lombardi, lo scorso martedì 19 marzo, ha dichiarato che il suo partito non si accorderà con gli altri gruppi nemmeno per avere una rappresentanza all’interno del Collegio dei questori, incaricato di vigilare sulle spese delle due camere del Parlamento. I grillini voteranno i propri uomini e se non saranno eletti la responsabilità ricadrà sugli altri gruppi, sostengono. Forse non sanno che il Movimento 5 Stelle, per ottenere le cariche a cui legittimamente aspira, dovrà accordarsi obbligatoriamente e sotto la supervisione dei presidenti di Camera e Senato che hanno il compito di promuovere e favorire le intese tra i gruppi parlamentari.
Insomma che hanno fatto finora? Un solo dato: dei 210 progetti di legge già depositati alla Camera, quanti sono quelli del M5S? Zero.
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4 commenti
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Perché non andate a vedere da dove arrivano i PDL presentati? sapete che sono tutti riciclati dalle precedenti legislature?
Ma poi, dico io, è più importante la legge per il Principato di Salerno, quella per catalogare i cavalli come animali da compagnia, o quella sul Reddito di Cittadinanza?
Di completamente fermo c’e’ solo l’attuale parlamento, paralizzato dallo schiamazzo degli stellisti e dall’imprudenza della segreteria PD che si illude di poter dialogare con chi non ha proposte, non ha idee, non ha voglia di lavorare per studiare proposte. Zero sono le proposte depositate finora dagli stellisti e zero rimarranno, almeno fino a quando rimarra’ il bavaglio imposto dal guru e dal santone.