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Milei non è Grillo, e Massa non era Mario Monti

Di Alberto Mingardi
23 Novembre 2023
Il nuovo presidente argentino è un tipo bizzarro, ma è il "peronismo" ad aver portato il Paese sul baratro. Le sue ricette non sono così astruse come sembra
Il presidente argentino Javier Milei, 18 ottobre 2023 (Ansa)
Il presidente argentino Javier Milei, 18 ottobre 2023 (Ansa)

In Argentina, il populismo ha perso le elezioni, non le ha vinte. Qualsiasi discorso su Javier Milei dovrebbe partire da qui. Milei è un personaggio a dir poco stravagante, che è facile mettere in caricatura: intellettuale pubblico sprovvisto di freni inibitori, istruttore di sesso tantrico, umano di riferimento di tre cani che sono i cloni di quello che ha più amato, eccetera. Ha spiegato di apprezzare i rapporti a tre. Non è il primo politico a farlo, è il primo a dichiararlo con un candore disarmante. Con le parole del vecchio senso comune, avanti politicamente corretto, si sarebbe detto: l’è matt. L’è matt.

Però Javier Milei ha vinto, e bene, con una piattaforma che è la più radicalmente liberale che si sia mai vista, forse non solo in America Latina. Si è facili profeti nel dire che faticherà a realizzarla. Milei si propone di smontare un apparato statale tentacolare, costruito mattone dopo mattone per lusingare e corrompere la società civile. Nell’Argentina peronista...

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