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In Argentina, il populismo ha perso le elezioni, non le ha vinte. Qualsiasi discorso su Javier Milei dovrebbe partire da qui. Milei è un personaggio a dir poco stravagante, che è facile mettere in caricatura: intellettuale pubblico sprovvisto di freni inibitori, istruttore di sesso tantrico, umano di riferimento di tre cani che sono i cloni di quello che ha più amato, eccetera. Ha spiegato di apprezzare i rapporti a tre. Non è il primo politico a farlo, è il primo a dichiararlo con un candore disarmante. Con le parole del vecchio senso comune, avanti politicamente corretto, si sarebbe detto: l’è matt. L’è matt.
Però Javier Milei ha vinto, e bene, con una piattaforma che è la più radicalmente liberale che si sia mai vista, forse non solo in America Latina. Si è facili profeti nel dire che faticherà a realizzarla. Milei si propone di smontare un apparato statale tentacolare, costruito mattone dopo mattone per lusingare e corrompere la società civile. Nell’Argentina peronista...
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