Preferisco gli atei a certi religiosi post-modernisti

Di Renato Farina
06 Agosto 2017
Di recente sono apparsi libri e articoli consolatori su questo inesorabile esito (exitus) del nostro pellegrinaggio nel mondo

gesù-apostoli

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – D’estate comincia la morte. È una legge della natura. La pienezza comporta la decadenza. È questione di tempo. Dove c’è il tempo non si scappa a questo destino. Ha un bello spiegare lo scienziato-filosofo Rovelli che il tempo non esiste. La morte però sì. E la stagione giusta – quella di ferie e dintorni – per discorrerne. Di recente sono apparsi libri e articoli consolatori su questo inesorabile esito (exitus) del nostro pellegrinaggio nel mondo. Sono di due tipi. Vediamo.

1. Soluzione epicurea. La morte in fondo non c’è. C’è solo per i gonzi che non riflettono. Quando infatti tu ci sei, la morte non c’è. Quando c’è lei, non ci sei tu. Dunque, come canta Vasco Rossi, «forse non ci incontreremo mai». Il fatto è che a spaventare è esattamente l’ipotesi del nulla. Se uno vuol bene a qualcuno è l’esperienza della morte dell’amato a essere una spada nel cuore. La morte esiste e ci percuote anche se non è la nostra. Non ci interessa che “tua madre ha finito di soffrire”, ma che sia inghiottita dallo Zero, come lo chiama Victor Hugo.

2. Ipotesi consolatoria. Ha due sottocategorie.

a) Orientaleggiante. Il nostro io, anche la nostra essenza spirituale, una volta chiamata anima, ha una consistenza fintanto che è un tutt’uno con il corpo. Esalato l’ultimo respiro la coscienza si unisce come una scintilla nel fluire luminoso della vita. Oggi anche in Occidente sono più coloro che credono alla reincarnazione di quanti confidano nell’immortalità personale, coloro poi che credono nella “resurrezione della carne” (come professa il credo apostolico) sono una minoranza in sparizione come le foche monache.

b) Cattolica post-modernista. Non bisogna credere al Vangelo come narrazione di fatti storici, ma come un insieme di insegnamenti teologici. Il paradiso non esiste, tantomeno l’inferno. La resurrezione di Cristo? Non è stata un fatto storico, è una realtà metaforica. Ma dalla Bibbia possiamo ricavare questo: che la morte, se non sei stato malvagio, in realtà non esiste. Se hai praticato il male senza pentimento allora sì che morirai. Gli altri vivranno. Come? Dove? Non in paradiso, non esiste. Figuriamoci il purgatorio. Ma bisogna essere nella gioia.

Ecco, quasi quasi preferisco gli atei. Io personalmente ritengo più seria e vera la testimonianza degli apostoli. Io metto lì la mia ragionevole speranza: Cristo è risorto corporalmente. Tale sarà misteriosamente, per grazia e per il nostro sì, la nostra magnifica sorte. Morte dov’è il tuo pungiglione?

@RenatoFarina

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