E se il Def fosse una boiata?

Di Chiara Rizzo
09 Aprile 2014
Il vicedirettore del Giornale Nicola Porro ironizza sul documento che "crea più posti di lavoro di una media fabbrica in Europa" e poi puntualmente è smentito dai fatti.

“Tutti i presidenti del Consiglio si presentano in conferenza stampa e con l’arietta compunta dicono: questo documento economico e finanziario è una cosa seria e rigorosa”: peccato però che qualche mese dopo, l’amara verità sia che “le cifre fondamentali che esso contiene sono puntualmente fasulle. Boiate. Sogni. Stupidaggini”. A scriverlo è oggi sul Giornale, con un tono semi-serio, tra l’ironico e il preoccupato, il vicedirettore Nicola Porro.

GLI ERRORI DI MONTI E DI LETTA. “Il solito disfattista?” si auto-chiede lo stesso Porro, proseguendo nell’editoriale: “E no. Facciamo i seri. E prendiamo dunque Monti”. Calcolatrice alla mano, Porro esemplifica: “Un anno fa (e non nel medioevo) aveva previsto nel Def una crescita dell’1,3 per cento, un deficit dell’1,8 e un debito al 129 per cento. Tutto sbagliato. Arriva Letta e dopo pochi mesi si passa a una crescita ridotta dell’1,1 per cento, a un deficit che sale al 2,5 per cento e al debito che balza al 133 per cento”. D’altra parte, questa sorta di libro dei sogni, “il def, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Crea più posti di lavoro e commenti di una media fabbrica in Europa”. Magari poi fosse così davvero, invece no, “e non dipende dalla classe politica – spiega Porro –: dipende dalla folle, marxiana, deterministica idea europea di raccontare il futuro attraverso numeri che non valgono un accidente”.

RENZI E LE RISORSE “ETEREE”. E per quanto riguarda l’ultimo Def, quello targato Renzi-Padoan? “Per l’anno che corre dobbiamo arrangiarci e raccattare il raccattabile. Per coprire i sacrosanti tagli fiscali”: se “Letta ci aveva raccontato nella presentazione del suo Def che non sarebbe stato serio fare i conti considerando i tagli previsti nella spending review del neonominato Cottarelli”, “oggi diventa serio utilizzare 4,4 miliardi di quei quattrini (tutti ancora da tagliare) per abbassare le tasse”. In punta di penna, aggiunge Porro, “ci sia permesso notare che oggi si mettono in campo risorse che ancora non ci sono (tagliare non è facile)”. Risorse eteree, quindi, ma scherza Porro, “come dite voi a Firenze? «Prima vendere cammello?» o qualcosa del genere”.

“LA SÒLA” DELLE BANCHE. Prosegue il vicedirettore del Giornale: “Renzi tira fuori dal cilindro una nuova tassazione per le banche. Colpo da maestro (anche se su questa materia il copyright è di Giulio Tremonti). E si inventa una nuova tassazione una tantum sulle plusvalenze che gli istituti faranno dalla rivalutazione di Bankitalia. A Roma si definirebbe (l’intera operazione) una sòla, con l’accento al posto giusto. Chi legge avrà forse capito che da queste parti una tassa è sempre e solo una tassa. E a pagarla alla fine è sempre l’anello debole della catena”. Conclude Porro che il punto da valutare è se questo Def e le proposte di Renzi riescano “a immettere nel mercato quel pizzico di fiducia che farà riprendere consumi e investimenti? Se la risposta è sì, il Def e i suoi numeri potete con tranquillità archiviarli”.

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