
Lettere al direttore
Perché noi vorremmo una giustizia alla Clint Eastwood

Grazie Tempi perché continui a scrivere sulla giustizia.
È una tua battaglia fin da quando sei nato nel 1995.
Credo che ormai, dopo oltre trent’anni dai fatti di Tangentopoli, la riforma costituzionale della Giustizia convenga anche alla magistratura inquirente (i pubblici ministeri) e soprattutto giudicante (i giudici che emettono le sentenze). La categoria è caduta talmente in basso che, in assenza della riforma, andremo dritti spediti al trattarla come un qualunque avversario politico e a manifestare contro procedimenti e sentenze sotto i suoi stessi palazzi.
Guido Patrone Torino
È vero Guido, la questione della giustizia è uno dei temi su cui Tempi si è più interrogato a partire dalla sua fondazione trent’anni fa (basta guardare la copertina del suo numero zero, che aveva come titolo “Il processo” e un articolo a firma di Giuliano Ferrara).
Sul punto, ci sentiamo di dare due consigli. Il primo è di vedere la pellicola di Clint Eastwood Giurato numero 2 (che noi abbiamo visto con Simone Fortunato alla rassegna che facciamo a Paderno Dugnano). Grande film! Si tratta di una profonda riflessione su cosa sia la giustizia, cosa sia la verità e se sia possibile che entrambe le cose sia ottenibili solo per mano umana.
Il secondo consiglio è di leggere l’articolo che il senatore Marcello Pera ha scritto per il Foglio il 3 febbraio (“La separazione delle carriere da sola non basta”) in cui mette in guardia sull’effetto boomerang cui la separazione delle carriere potrebbe portare. Perché se tale separazione non è coordinata con ciò che c’è scritto in altre parti della Costituzione, potrebbe portare ad avere un pm «più forte. Ed è chiaro che un pm più forte, significa poteri sbilanciati e dunque un pericolo per la democrazia». Ergo, scrive Pera, si potrebbe tornare all’idea di Piero Calamandrei che all’Assemblea costituente propose la nomina di un procuratore generale della giustizia, nominato dal presidente della Repubblica, in carica per tutta la legislatura anche in caso di cambiamento del Gabinetto, ma sfiduciabile dalle Camere. Il suo compito? «Esso è il capo degli uffici del pubblico ministero, dei quali vigila e coordina l’azione; … È l’organo di collegamento tra il potere giudiziario e gli altri poteri dello Stato; e come tale prende parte al Consiglio dei Ministri con voto consultivo e risponde di fronte alle Camere del buon andamento della magistratura». Sarebbe la soluzione dei nostri problemi? Non penso, ma come Pera credo che si debba «porsi il problema di come 1.300 pm non diventino una falange che non risponde a nessuno, come è oggi, e come resterebbe anche dopo la separazione».
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Celebrata in settimana la giornata della memoria, con il pellegrinaggio dei grandi capi del mondo al campo di Auschwitz, a ottanta anni dalla sua liberazione.
1) mancava il primo ministro degli ebrei (le vittime);
2) mancava il primo ministro dei russi (i liberatori).
Riccardo Dietrich Milano
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A proposito della vostra newsletter “Squalo chi legge | Un’epopea straordinaria e vera nel cuore della Sardegna”, per favore, non recensite più libri, mi viene da comprarli tutti, sono tutti belli, ne ho già acquistati due! Grazie di questo bellissimo servizio.
Angela Valentini
Grazie a te Angela. E hai ragione: lo Squalo chi legge è una newsletter bellissima.
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1 commento
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Anche Luciano Violante paventa il rischio di eccesso di potere da parte dei pm, con questa riforma https://www.ilgiornale.it/news/governo/violante-2423010.html.