Lettere al direttore

Per fortuna che c’è Maestro don Travaglio

Marco Travaglio, direttore del Fatto quotidiano (Ansa)
Marco Travaglio, direttore del Fatto quotidiano (Ansa)

C’è chi si alza dal letto la mattina e inizia la giornata con una colazione abbondante, chi si accontenta di cappuccino e brioche al bar (con o senza Pos) e chi, molto più impunemente si beve un caffè doppio e si accende una sigaretta. Visto che ricado in questa schiera, per svegliarmi ho sempre bisogno di qualcosa che mi dia lo slancio per affrontare la giornata.

Da un po’ di tempo a questa parte ho deciso, non so se come fioretto inconscio per le varie malefatte, o solo come alternativa ad una dose di adrenalina pura, di leggere l’editoriale di Maestro don Travaglio. Ed oggi mi sono accorto che la mia memoria inizia a vacillare, che il triennio 2018-2021 è un buco nero, una profonda assenza, un dirupo senza fondo. Per fortuna, appunto, leggo il Maestro, che oggi mi ricorda che il Conte 1 e il Conte 2 avevano un programma scritto nero su bianco, non come questi di oggi che hanno fatto una «Finanziaria senza capo né coda, una grande cloaca dove entrano ed escono le peggiori porcate senza uno straccio di idea o di progetto che non sia la marchetta per questa o quella categoria criminale».

Don Travaglio mi spiega che la mia mancanza di ricordi è dovuta alla «decinquestellazione dell’Italia. Chi dal 2018 racconta che i 5 stelle non hanno combinato nulla si sta accorgendo di quante cose hanno fatto, proprio ora che vengono smantellate pezzo per pezzo». Insomma, un po’ quando ti accorgi che la donna che hai lasciato era fantastica a confronto della badante che ora hai in casa.

Travaglio va oltre però, mi rammenta che non esiste alcuna crisi energetica, basta vedere come «i governi Conte combattevano le energie fossili e puntavano sulle rinnovabili, senza più trivelle, inceneritori, nucleare e altre porcherie…». Ora, grazie al Maestro inizio a rimembrare, seppur un po’ confusamente un balcone, le dita alzate in segno di vittoria e l’abolizione della povertà proclamata da Di Maio. A questo punto mi torna tutto alla memoria e mi sembra che io dal 2018 al 2021 sia stato con la Bellucci. Ma attendo l’editoriale di domani per capire meglio che cazzo ho fatto.

Fabio Cavallari

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