Il Papa le suona ai padroni del mondo

Di Piero Vietti
07 Dicembre 2021
Francesco parla del vescovo di Parigi Aupetit, sacrificato «sull'altare dell'ipocrisia», e parla di democrazia messa in pericolo da populismo e governi sovranazionali. «Le linee guida sul Natale? Anacronistiche»
Papa Francesco durante la conferenza stampa in aereo durante il viaggio di ritorno dalla Grecia (foto Ansa)

Sull’aereo che lo riportava a Roma da Atene, al termine del viaggio apostolico a Cipro e in Grecia, Papa Francesco ha tenuto la sua abituale conferenza stampa a braccio con i giornalisti presenti sul volo papale. Francesco ha parlato di democrazia, migranti, rapporti con gli ortodossi («È all’orizzonte l’incontro con Kirill», ha detto), ma anche dei due recenti “scandali” francesi, il rapporto sugli abusi nella chiesa e le dimissioni dell’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, a causa di una email di quasi dieci anni fa che avrebbe rivelato un rapporto “ambiguo” con una donna.

«Aupetit, peccatore condannato dal chiacchiericcio»

Difficile tirarlo per la tonaca questa volta, Francesco ha lasciato poco spazio alle interpretazioni, a partire proprio dal caso dell’arcivescovo francese: «Io mi domando: ma cosa ha fatto lui di così grave da dover dare le dimissioni? Qualcuno mi risponda, che cosa ha fatto? E se non conosciamo l’accusa non possiamo condannare… Prima di rispondere io dirò: fate le indagini. Chi lo ha condannato? È stata una sua mancanza contro il sesto comandamento, ma non totale, l’accusa è di avere fatto piccole carezze e massaggi alla segretaria. Questo è peccato, ma non è dei peccati più gravi, perché i peccati della carne non sono i più gravi. Quelli più gravi sono quelli che hanno più angelicalità: la superbia, l’odio. Aupetit è peccatore, come lo sono io, come lo è stato Pietro, il vescovo sul quale Gesù Cristo ha fondato la Chiesa».

Come mai, ha chiesto il Papa, la comunità di quel tempo aveva accettato un vescovo peccatore, addirittura uno che aveva rinnegato Cristo? «Perché era una Chiesa normale, era abituata a sentirsi peccatrice sempre, era una chiesa umile. Si vede che la nostra Chiesa non è abituata ad avere un vescovo peccatore». Il problema, ha detto Francesco, è quando «il chiacchiericcio cresce, cresce, cresce e ti toglie la fama di una persona, per cui non potrà governare per quello, non per il suo peccato, che è peccato come quello di Pietro, come il mio e come il tuo, ma per il chiacchiericcio. Per questo ho accettato le sue dimissioni, non sull’altare della verità ma sull’altare dell’ipocrisia».

Abusi in Francia, «attenti alle interpretazioni»

Il Pontefice ha poi espresso cautela anche sul rapporto Sauvé, che avrebbe svelato decenni di abusi sessuali da parte di sacerdoti francesi ai danni dei fedeli, e che è già stato smontato da alcuni intellettuali dell’Académie catholique de France: «Quando si fanno questi studi, dobbiamo stare attenti alle interpretazioni. Quando si considera un tempo così lungo, si rischia di confondere il modo di sentire di un problema. Una situazione storica va interpretata con ermeneutica dell’epoca, non di ora. Ad esempio la schiavitù, oggi diciamo che è brutalità ma un tempo c’era un’altra ermeneutica. Non ho letto la relazione ma ho ascoltato i commenti dei vescovi, ora verranno a Roma e domanderò loro che mi spieghino la cosa».

Il Pontefice è poi tornato sulle parole pronunciate in Grecia sabato, quando ha detto: «Qui è nata la democrazia. La culla, millenni dopo, è diventata una casa, una grande casa di popoli democratici: mi riferisco all’Unione Europea e al sogno di pace e fraternità che rappresenta per tanti popoli. Non si può, tuttavia, che constatare con preoccupazione come oggi, non solo nel Continente europeo, si registri un arretramento della democrazia».

Due pericoli: il populismo e il governo sovranazionale

A chi pensava che Francesco come da copione criticasse i paesi governati da leader populisti e sovranisti, lui stesso ha spiegato che «la democrazia è un tesoro di civiltà e va custodita, non solo da una entità superiore ma anche negli stessi paesi. Contro la democrazia oggi vedo due pericoli. Il primo è quello dei populismi che stanno incominciano a mostrare le unghie. Stiamo attenti che i governi – non importa se di sinistra o di destra – non scivolino su questa strada dei populismi che non hanno niente a che vedere con il popolarismo che è l’espressone dei popoli liberi, popoli con la propria identità, folklore, arte». Ma il Papa vede anche un secondo pericolo, che «si ha quando si sacrificano i valori nazionali, li si annacquano in un “impero”, una specie di governo sovranazionale».

Quindi, ha ammonito non bisogna «né cadere nei populismi né in un annacquamento della propria identità all’interno di un governo sovranazionale. C’è un romanzo scritto nel 1903 da Robert Huges Benson, “Il padrone del mondo”, che immagina un futuro con un governo internazionale che con misure economiche e politiche controlla tutti gli altri paesi. È un pericolo quando c’è il populismo, ma anche quando c’è una superpotenza che detta i comportamenti culturali, economici e sociali».

«L’anacronismo» delle linee guida inclusive

E proprio a tal proposito, stimolato da una domanda sulle direttive della Commissione europea – poi ritirate – sul linguaggio inclusivo che suggeriva di non parlare di Natale e non fare riferimento alla religione delle persone, Francesco ha parlato di «anacronismo. Nella storia tante dittature hanno cercato di fare così: Napoleone, il nazismo, il comunismo… È una laicità annacquata, una cosa che non ha funzionato nella storia. Credo sia necessario che l’Ue prenda in mano gli ideali dei padri fondatori, ideali di unità e di grandezza e stia attenta a non dare spazio alle colonizzazioni ideologiche. Perché tutto ciò potrebbe portare a dividere i Paesi e a far fallire l’Unione europea. L’Ue deve rispettare un Paese per come è strutturato dentro, per la sua varietà, non uniformare tutti. Credo che non lo faranno, ma devono stare attenti. Ogni paese ha le sue peculiarità, la sua sovranità, il tutto in una unità che rispetta le singolarità».

Tornando sulle parole dette sui migranti, che tanto hanno fatto discutere in questi giorni, il Papa ha aggiunto: “Ora è di moda fare muri o fili spinati. Ogni governo deve dire chiaramente “io ne posso ricevere tanti’” perché i governanti sanno quanti sono e quanti migranti sono capaci di ricevere. Questo è un loro diritto. Ma i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati. Se un governo non può accogliere oltre un certo numero, deve entrare in dialogo con altri paesi, che si prendano cura gli altri. Per questo è importante l’Unione europea. Perché può fare l’armonia tra tutti i governi per la distribuzione dei migranti». Più armonia politica, meno linee guida inclusive.

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1 commento

  1. CARLO SCHIEPPATI

    Se è così doveva gestirlo diversamente: doveva riconfermare l’incarico a Aupetit dopo averlo convinto a dimettersi dopo la riconferma.
    Quanto alle motivazioni (la diffamazione che impedisce di governare) il caso è più serio. Lo ricordava anche André Glucksmann citando Adam Michnik (entrambi rigorosamente atei): la critica radicale ad ogni totalitarismo è nella frase di San Pietro: “è meglio obbedire a Dio che agli uomini”.

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