
Palermo, più che un sindaco ci vorrebbe un salvatore della patria
Non ha tutti i torti chi ha avuto l’idea della (finta) candidatura a sindaco di Rocco Siffredi. “Palermo ha da tempo bisogno di misure straordinarie” è stato uno degli slogan circolato su Internet. Parole sante, verrebbe da dire, peccato che Rocco abbia spento gli ardori confessando che si trattava solo di uno scherzo. Nel capoluogo siciliano la corsa elettorale per il primo cittadino prosegue infatti a colpi di scena degni delle migliori puntate di Beautiful. Adesso circola con insistenza la voce che Leoluca Orlando (Sinnacollando, come lo chiamano i palermitani dai tempi della “primavera”) si sia accordato con il candidato del Pdl (ala Alfano-Schifani più Gianfranco Micciché con Grande Sud) e Udc. L’obiettivo è arrivare al ballottaggio, un modo per entrambi gli schieramenti di sconfiggere i rispettivi nemici nella corsa. A sinistra, il candidato del Pd sostenuto dai Gattopardi Lumia-Cracolici. A destra, invece, il candidato del terzo polo Alessandro Aricò, sostenuto dal maggiorente per eccellenza, il governatore Raffaele “Arraffaè” Lombardo. Dal centrodestra è arrivata una mezza ammissione in puro stile siciliano, per bocca di Gianfranco Micciché: «Non esiste nessun patto. Ma non posso negare che la candidatura di Orlando ci favorisce…». Orlando ha replicato: «Grande inciucio? È lucida follia». Visti e considerati i precedenti (disse «Ve lo devo dire in aramaico che non mi candido?». E subito dopo si candidò) la si può ritenere anche questa una mezza ammissione in puro siciliano.
«Ammatula c’arrizzi e fai cannola» si canta in ciuri ciuri. Inutile farsi i boccoli, se una è brutta: e inciuci o no, la corsa elettorale a Palermo resta comunque piena di ombre. Ci sono infatti tre faccende alquanto aggrovigliate che i candidati dovrebbero dimostrare di saper dirimere. Più che una corsa a sindaco, infatti, si gioca quella a salvatore della patria. Da settimane infatti la città è bloccata da scioperi e proteste. Il primo nodo da dirimere è quello di 1.800 lavoratori precari della Gesip, società di servizi partecipata. Nata con lo scopo di favorire l’occupazione, negli anni è diventata il più grande dei carrozzoni clientelari. Ad aprile, però, i contratti sono in scadenza e visti i dissesti imponenti delle casse comunali (che hanno portato alle dimissioni dell’ex sindaco Pdl, Diego Cammarata, e al commissariamento) il rischio è serissimo. Bloccati per protesta dai dipendenti Gesip la pulizia delle scuole e degli uffici comunali e il trasporto dei portatori di handicap (oltre 200 disabili costretti a casa); parchi, giardini e canili sono stati abbandonati, hanno incrociato le braccia persino i dipendenti dei servizi cimiteriali.
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Sebbene tutti i candidati giochino allo scaricabarile, le colpe per la gestione di Gesip e le dissenate assunzioni in massa senza fondi per gestirle, d’altra parte, sono assolutamente plurime. Basti dire che il famoso skipper preso in prestito da Cammarata era proprio uno dei dipendenti della partecipata, così come gioverebbe ricordare le parole pronunciate alla notizia della discesa in campo di Orlando, dal leader delle cooperative di disoccupati di Gesip, Salvatore Abbate:«Orlando ci ha creati, ed è lui l’unico che adesso può salvarci». Gesip infatti è nata da Sinnacollando, cresciuta nella Palermo di Totò Cuffaro, e s’è incancrenita in quella di Cammarata e Lombardo.
Come se non bastasse per giorni si è bloccata anche la raccolta dei rifiuti, con roghi e cumuli di immondizia. I commissari straordinari dell’azienda della raccolta, Amia hanno comunicato ai dipendenti che gli stipendi del mese di marzo saranno tagliati del 50 per cento, perché il Comune ha ritardato alcuni pagamenti e ora mancano circa 2 milioni di euro. Apriti cielo. Le ultime notizie comunicano l’apertura di un’inchiesta della Procura di Palermo, basata su un’informativa Digos, per verificare se i picchetti di scioperanti abbiano usato la violenza contro quei colleghi che volevano comunque lavorare. In questi giorni hanno protestato anche i trasporti pubblici dell’Amat contro i tagli del 20 per cento dei contributi regionali. E proprio in queste ore la sede della Regione a Palermo, Palazzo dei Normanni, è sotto l’assedio della manifestazione dei dipendenti regionali Cobas-Codir che rivendicano il rinnovo contrattuale per il 2009-2010. Servono 46 milioni di euro per loro, e altrettanti per il rinnovo del personale dirigente: la Regione nella finanziara aveva disposto il blocco dei rinnovi, ora si affanna a trovare invece le risorse.
Palermo è insomma sotto lo scacco di un malcontento arrabbiatissimo. Motivo per cui da giorni si rinviava il voto per l’introduzione di nuove tasse (dall’aumento delle aliquote Irpef all’Imu e alla nuova Ici), necessarie a far fronte alle emergenze, ma ovviamente malviste da tutti i partiti impegnati nella campagna elettorale. Solo oggi il commissario Luisa Latella è riuscita a far varare il provvedimento e a comunicare «uno spiraglio di luce» per la Gesip. Al resto ci penserà il prossimo sindaco. E intanto la città guarda Leoluca Orlando che se ne va alla Vucciria in cerca di voti e alle grida dei dipendenti Gesip, «Orlando salvaci tu!», risponde con un sorriso: «Gli altri su pisciteddi», pesciolini. Palermo resta ad ascoltare “Arraffaè” Lombardo che presentando il suo candidato, promette «Non siamo per liquidare i lavoratori o i precari del Comune». Palermo ha bisogno di misure straordinarie: Rocco salvaci tu, verrebbe davvero da dire.
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