Pakistan. Una firma per salvare Sawan, condannato a morte per blasfemia. «Con quella legge è caccia ai cristiani»
«Sawan Masih stava bevendo alcol insieme a un amico musulmano, Shahid Imran, quando si sono messi a discutere di religione. Hanno litigato e il giorno dopo Imran l’ha denunciato per blasfemia, scatenando la reazione inferocita di una folla di musulmani che ha distrutto il quartiere cristiano Joseph Colony di Lahore».
Sawan è stato condannato a morte in primo grado lo scorso 27 marzo per false accuse di blasfemia in un caso che ricorda quelli di Asia Bibi e Rimsha Masih. A raccontare a tempi.it nel dettaglio l’ennesima ingiustizia prodotta dalla “legge nera” è Mobeen Shahid, fondatore dell’Associazione pakistani cristiani in Italia, che oggi ha tenuto una conferenza stampa a Montecitorio per lanciare la campagna di raccolta firme “Salviamo Sawan Masih”.
In Pakistan i cristiani sono considerati degli infedeli e a Imran non è andato giù il litigio che ha avuto con Sawan mentre erano ubriachi. Ma la vera causa di questa denuncia è economica. Dopo la denuncia, tremila islamici hanno assaltato il quartiere Joseph Colony distruggendo 178 case di cristiani e due chiese, profanando Bibbie e spaccando croci. In tutto, 400 famiglie hanno perso la casa. Prima però hanno razziato le abitazioni, rubando soldi e gioielli che molte famiglie cristiane avevano messo da parte per sposare le loro figlie. Ma il vantaggio economico è un altro.
Quale?
Molti costruttori hanno incitato i musulmani perché facessero scappare i cristiani, così da poter costruire case e negozi sui loro terreni. È successo come nel caso di Rimsha: l’imam aveva fabbricato false accuse per cacciare i cristiani dal loro quartiere di Rawalpindi, che vale milioni di euro. In cambio, gli avevano promesso un terreno dove costruire una moschea. Spaventando i cristiani e cacciandoli è possibile occupare i loro terreni e acquistarli per due soldi.
Oggi presentate una raccolta firme, qual è lo scopo?
Tutti possono partecipare scrivendo a [email protected], indicando nome e cognome. Le firme saranno presentate al presidente del Pakistan per chiedergli di intervenire in difesa delle minoranze, sempre più deboli davanti all’abuso della legge. Bisogna far pressione sulle autorità perché venga fatta giustizia e per far vedere che la comunità internazionale non sta in silenzio mentre vengono violati i diritti dei cristiani.
La situazione dei cristiani è cambiata nel 2014?
Sì, è peggiorata. C’è un’azione organizzata contro i cristiani pakistani per costringerli ad abbandonare il paese. È in atto un genocidio: pensiamo ai sette cristiani morti bruciati vivi a Gojra. La legge sulla blasfemia, poi, potrebbe anche peggiorare.
In che modo?
La Corte federale della sharia ha proposto di modificare la legge, eliminando la possibilità di essere condannati all’ergastolo e lasciando solo la pena di morte. Immaginiamo cosa potrebbe succedere: neanche il 5 per cento della popolazione parla arabo in Pakistan e chiunque potrebbe gettare per terra un foglio dove sono riportati versetti del Corano in arabo senza sapere che è il Corano. Verrebbe subito accusato di blasfemia. Vogliamo condannare a morte tutte queste persone fomentando gli abusi?
Sawan è stato condannato. Eppure in un caso analogo, Rimsha Masih era stata assolta.
Quel caso era diverso: Rimsha era ritardata e questo ha condizionato l’opinione pubblica. Paul Bhatti, inoltre, ha aiutato a risolvere il caso impegnandosi e la comunità islamica ha scaricato l’imam che ha falsificato le prove. Ma questi casi sono sempre fasulli, purtroppo i dieci parlamentari e i quattro senatori cristiani hanno troppa paura per denunciare queste cose.
E il governo?
Il governo non vuole aiutare le minoranze. Le vittime di Joseph Colony, infatti, non hanno ancora ricevuto il risarcimento promesso per ricostruire le loro case. E le 82 persone arrestate per la demolizione del quartiere? Sono state tutte liberate su cauzione, mentre Sawan, che è innocente, è stato condannato a morte. I suoi familiari ora si trovano in un luogo nascosto e segreto, perché rischiano la vita. Se poi vogliamo parlare della polizia, durante l’assalto a Joseph Colony hanno detto ai cristiani di non opporre resistenza per non rischiare di essere uccisi. E gli agenti non sono intervenuti, sono rimasti a guardare.
Da poco si è aperto anche il processo di appello di Asia Bibi ma è già stato rimandato due volte.
La situazione di Asia Bibi peggiora ogni giorno che passa. Non sta bene di salute e da anni è lontana da suo marito e i suoi figli. L’ultima udienza è stata rinviata perché gli avvocati dell’accusa non si sono presentati. Si sono resi conto che non hanno prove per dimostrare la colpevolezza di Asia e quindi temono conseguenze negative per loro. La prossima udienza si svolgerà a metà mese.
Cosa può fare la comunità internazionale per aiutare i cristiani del Pakistan?
Oltre a firmare la petizione, deve opporsi al tentativo del Pakistan di internazionalizzare la legge sulla blasfemia. Il Pakistan, in qualità di rappresentante dell’Organizzazione della conferenza islamica, che riunisce 56 paesi islamici, ha presentato all’Onu una risoluzione contro la diffamazione della religione. Sotto l’apparenza positiva, si nasconde il desiderio di estendere in tutto il mondo la legge sulla blasfemia. L’Occidente deve opporsi a questo tentativo.
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2 commenti
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In Pakistan (come in molti altri paesi islamici) puoi essere condannato a morte o all’ergastolo per aver offeso il nome di Maometto oppure per aver semplicemente lasciato cadere sul pavimento un Corano.
Non si tratta di estremisti nascosti nelle caverne, ma di regolari tribunali statali.
Come può molta gente continuare a minimizzare il problema islam, relegandolo ingiustificatamente a fattispecie estremiste e marginali?