Nike vieta ai tifosi di scrivere “Jesus” sulle magliette del Brasile: «discrimina»

Di Paolo Manzo
21 Novembre 2022
Il celebre marchio che produce le divise della Seleçao non consentirà più ai clienti di personalizzarle con il (comunissimo) "Gesù" o "Cristo" per non offendere i non cristiani
Brasile Jesus Neymar
I due attaccanti della Nazionale brasiliana, Gabriel Jesus e Neymar Jr. (foto Ansa)

Il marchio Nike, distributore che detiene i diritti di vendita delle maglie ufficiali della nazionale verde-oro in Brasile per la Coppa del Mondo FIFA, non consente più ai clienti di ordinare maglie personalizzate con dietro stampati il nomi di Jesus, Gesù. Un nome molto comune da queste parti, basti pensare al celebre attaccante Gabriel Jesus, in predicato di giocare titolare nella Seleção giovedì prossimo contro la Serbia nella prima partita del Mondiale in Qatar. Vietati anche “Cristo” e altri termini cristiani.

Per evitare «qualsiasi discriminazione religiosa»

La decisione è stata presa dopo che il ministero pubblico federale del paese del samba, addirittura l’ufficio del procuratore generale, è intervenuto con il divieto per evitare «qualsiasi discriminazione religiosa». Alla base del divieto giudiziario una protesta degli aderenti alla fede nigeriana Lucumí Yoruba – conosciuta nel mondo di lingua spagnola come santería ma comunemente chiamata in Brasile candomblé – che si erano lamentati proprio con il procuratore generale del fatto che il sito della Nike non permetteva loro di personalizzare le maglie della Coppa del Mondo con i nomi delle loro divinità, gli orixás. Xangô o Exu non erano disponibili per la personalizzazione, mentre “Jesus” e “Cristo”, almeno sino a martedì scorso, lo erano. Adesso non lo sono più.

Fisia, la società che distribuisce le magliette della Nike in Brasile, ha infatti comunicato di aver aggiunto “Jesus” e “Cristo” alla sua lista di termini di personalizzazione proibiti da mercoledì scorso, dopo il divieto imposto dalla giustizia verde-oro. Lo stesso ha fatto la Nike sul suo sito. Rimangono tuttavia altri termini religiosi, come le tante ortografie di Muhammad/Mohammed, Allah” e del dio indù “Ganesh”. Vedremo se la Nike prenderà provvedimenti per vietare anche questi nomi nonostante Maometto, al pari di Jesus, sia un nome comune in molte parti del mondo, America Latina compresa.

Le proteste in Brasile e i divieti di Nike

Il divieto di nomi cristiani sulle maglie ha suscitato l’indignazione di alcuni leader politici, in particolare del figlio del presidente uscente, il parlamentare Eduardo Bolsonaro, che ha accusato la Nike di “cristofobia”. Un autogol del marchio visto che sommando cattolici, evangelici e neopentecostali, quasi il 90 per cento della popolazione brasiliana si identifica come “cristiano”, mentre solo il 2,2 si identifica esclusivamente come “espirita”, ovvero fedele del candomblé.

Nike non è nuova a polemici divieti sulle magliette della Seleção. Già mesi fa, in piena campagna elettorale, aveva vietato la personalizzazione con i nomi di Bolsonaro e Lula. Inoltre, dallo scorso luglio, i brasiliani non possono più scrivere dietro la maglia che Neymar e Co. indosseranno da giovedì ai Mondiali in Qatar neanche le parole “Mito”, il soprannome di Bolsonaro e “PT”, l’acronimo del Partito dei Lavoratori di Lula.

I fan di Lula e quelli di Bolsonaro

Una polemica cresciuta molto quest’anno, visto che le magliette della nazionale di calcio brasiliana sono diventate una sorta di uniforme non ufficiale dei sostenitori di Bolsonaro durante i suoi comizi e, successivamente, durante le proteste contro la sua sconfitta alle elezioni del 30 ottobre scorso, che peraltro continuano. I supporter del “Mito” hanno infatti abbracciato i colori giallo e verde della bandiera in contrasto con il colore ufficiale rosso del Partito socialista dei lavoratori (PT), fondato dal presidente neoeletto Lula. 

Una connessione, quella tra l’uniforme sportiva e i fan di Bolsonaro, rafforzata alla vigilia del voto anche dallappoggio dichiarato al presidente uscente da Neymar, la stella del calcio più popolare oggi in Brasile. Neymar che, per la cronaca, lo scorso anno ha rotto proprio con la Nike, che lo sponsorizzava sin dall’età di 13 anni quando ancora non era un giocatore professionista in Brasile né tantomeno una star in Europa, e che da allora è passato alla tedesca Puma.

Ma in Brasile si sono già organizzati

Per chiarire la sua posizione, piuttosto incomprensibile agli occhi del brasiliano medio, la Nike ha ricordato che «non consente la personalizzazione» dei suoi prodotti «con parole che possono contenere un linguaggio religioso, politico, razzista o offensivo». Naturalmente però tutto questo trionfo del politicamente corretto in un paese per definizione libero ed anarchico come il Brasile non servirà a nulla. Anzi, per reazione, già pullulano le magliette falsificate con i nomi vietati dalla Nike, con in testa, ovviamente, proprio Jesus e Cristo.

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