Nigeria, i cinque fatti che non tornano sul rapimento delle 300 studentesse
Più di 300 studentesse nigeriane sono state rapite dai terroristi di Boko Haram nella città di Chibok la notte del 14 aprile. A quasi un mese di distanza non si sa ancora nulla di loro, né dove siano, né quante siano esattamente. Nel flusso di notizie confuse e contrastanti che sono uscite sui giornali, l’unica certezza è che il governo di Goodluck Jonathan insieme all’esercito non ha fatto niente o quasi per ritrovarle. Elenchiamo di seguito i cinque principali punti che non tornano in questa storia dolorosa.
1) Dopo che Boko Haram ha attaccato un istituto della città di Buni Yadi lo scorso 25 febbraio, decine di scuole sono state chiuse nel nordest della Nigeria e a guardia delle poche rimaste aperte è stato dispiegato un manipolo di soldati. Perché, come scrive il Daily Times, le oltre 300 studentesse dormivano da sole nel dormitorio? Perché a guardia della scuola c’erano solo pochi soldati, mentre molti di loro hanno ricevuto l’ordine di abbandonare la loro postazione poche ore prima dell’attacco dei terroristi?
2) Lo scontro a fuoco tra i pochi soldati a difesa della scuola e i terroristi è durato un’ora. Tra l’uccisione dei soldati e l’effettivo rapimento delle studentesse sono passate cinque ore. Perché nel frattempo non sono arrivati rinforzi?
3) Due giorni dopo il rapimento delle giovani l’esercito, che già aveva sottostimato erroneamente il numero delle ragazze rapite rispetto ai primi dati rilasciati, ha assicurato di averne liberate la maggior parte. «Solo otto ragazze sono ancora nelle mani di Boko Haram», hanno dichiarato i responsabili delle Forze Armate. Solo successivamente si è scoperto grazie alle interviste ai familiari delle vittime che era tutto falso e che l’esercito non aveva neanche provato a cercarle. Perché gli alti ufficiali hanno mentito rallentando le operazioni di ricerca invece che perlustrare l’enorme foresta di Sambisa (circa 60 mila km quadrati) dove le ragazze sono state condotte?
4) Come affermato dalla Christian Association of Nigeria (Can), probabilmente il vero motivo per cui Boko Haram ha attaccato proprio Chibok è che il 90 per cento della cittadina è di religione cristiana. Can ha reso noti i nomi di 180 ragazze rapite, il 90 per cento delle quali è di fede cristiana, mentre il restante 10 per cento sono musulmane. Per di più, come nota sempre il Daily Times, a quanto pare la maggior parte delle ragazze fuggite dalle mani dei terroristi o liberate è di fede musulmana. Perché nessuno sottolinea questi dati?
5) Perché il governo nigeriano ci ha messo 18 giorni prima di nominare una commissione che indagasse sui fatti?
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8 commenti
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Non ci deve stupire dopo quello che è successo in Serbia neppure venti anni fa, quando un gruppo di malati violentò le donne musulmane di una comunità per giorni. Il problema non è la religione, ma l’ignoranza. Noi in Italia abbiamo avuto e ancora – a fatica- abbiamo un buon sistema scolastico che ci permette di dare agli individui un apertura mentale di un certo tipo. Questi sono luoghi dove l’ignoranza ha riportato l’uomo al suo stato di bestia.
L’unica soluzione è lavorare per rendere marginali tutte le religioni in quanto fondate sul pensiero dogmatico e incapaci di mediare tra loro per definizione. La convivenza e il pluralismo si fonda invece su sani compromessi anche politici che mettono in relazione varie posizioni e fanno sintesi tra loro trasformandole in un pensiero nuovo. Unico vincolo la pace e la democrazia che stanno alla base del confronto.
Sul sito News+Rescue nel 2009 comparve un articolo dal titolo “US Army Prepares for Nigeria’s Possible Break-up (2015)” [l’Armata USA si prepara per un possibile smembramento della Nigeria]
Quello che fa riflettere è che per i musulmani, di contro ai Cristiani, la religione è legge di stato (da ca. 2000 anni) e non sono e probabilmente non saranno mai capaci di tenere distinti religione e stato. Troppo “buonismo” si ritiene sia un negativo boomerang che si scontrerà con quanto già detto da imam e capi di stato: “Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo” – “Voi ci avete fermato a Lepanto nel 1571 e a Vienna nel 1683. Noi invaderemo l’Europa, senza colpo ferire, grazie alla vostra democrazia”. – “Le nostre bombe sono il ventre delle nostre donne”. Senza dimenticare che per i musulmani la vendetta è sacra. Per questo, si ritiene,che quando un cristiano parla di pace sia credibile, un musulmano no, per il quale la pace esiste solo se tutti seguono Allah. I cattolici, con tanta fatica, erano riusciti a mettersi d’accordo con il mondo laico… ma ora arrivano gli islamici. Ecco il terzo giocatore, religioso ed integralista in cui l’inflessibile codice della Shari’a governa. Da sempre l’obiettivo apertamente dichiarato dell’Islam è portare il mondo intero in “Dar Al Islam” o “pace” dell’Islam. Questa è una condizione chiaramente definita che non ne tollera altre. Per l’Islam ogni società che non si presta a soggiogarsi, per completare l’autorità islamica, si pone in uno stato di guerra, “Dar Al Harb”, con l’Islam. Ulteriori provocazioni non sono necessarie.
Questo è un concetto senza eguali ma, ai Musulmani, appare completamente logico. Il loro ragionamento sembra poggiare sul fatto che poiché Allah (la pace sia su Lui), per mezzo di Mohammed (la Pace sia su Lui), ha donato all’umanità la ricetta perfetta per vivere in terra, ogni società che si oppone al Suo santo ordine non merita considerazione di alcun tipo e ogni legge promulgata dall’uomo non potrà mai mettere in subordine la Legge Divina. Perciò queste anime ottenebrate devono solo incolpare se stessi per le conseguenze di aver rifiutato Allah e Mohammed come Suo Ultimo e Perfetto Profeta. Pertanto le conseguenze per questi “non illuminati” comprendono genocidio, violenza carnale e schiavitù e, agli occhi dei Musulmani, ogni altra degradazione altro non è che il giusto castigo.
Quale costume dell’Islam, una condizione intermedia tra guerra e pace è “Dar Al Sulh”. Condizione che esiste mentre l’Islam tenta di guadagnare potere sufficiente per lanciare Dar Al Harb. Attualmente l’Italia e l’Europa sebbene in uno stato di Dar Al Suhl, stanno lentamente entrando in uno stato di Dal Al Harb mentre i Musulmani guadagnano potere politico e demografico.
Bisogna inoltre considerare che ogni Musulmano, se richiesto dal proprio Imam di commettere atti ostili nei confronti della Nazione Ospite, si trova nella condizione di essere considerato un apostata se non obbedisce ai desideri dell’Imam o un traditore del Paese che lo ospita se lo commette. A fronte di questa scelta, quasi tutti diventeranno traditori! Per ogni Islamico le possibili conseguenze di un eventuale processo per i crimini commessi, nella nostra società politically correct, sono molto meno pesanti di un eventuale tradimento dell’Islam.
Quando un Musulmano tradisce il Paese ospite ed è scoperto, lui o lei possono contare su un eccellente team di difesa pagata da una delle tante associazioni islamiche operanti nel Paese e, almeno in Europa, non potrebbe essere condannato a morte o la sua famiglia subire ritorsioni.
D’altra parte, un musulmano che si rifiuta di obbedire l’ordine dell’Imam, diventa automaticamente un apostata, peccato imperdonabile e punibile con la morte! E un musulmano non può rinunciare ai propri costumi, tradizioni, ambito sociale, famiglia e, quasi sempre, la vita. Perciò è da ingenui pensare che un musulmano, anche se non direttamente coinvolto in atti terroristici, possa negare il proprio appoggio, morale e materiale, ai confratelli coinvolti in delitti volti a guadagnare il mondo all’Islam. Si consideri inoltre che il Corano invita espressamente i devoti a mentire ai non musulmani per ottenere l’obiettivo “Dar Al Islam”. La sfida dell’Europa pacifica è quindi quella di mantenere gli “equilibri” in Dar Al Suhl dei tre giocatori (Cattolici, Islamici, Atei) e temo che ciò impegnerà molto. Personalmente non so se cristiani, musulmani e atei potranno mai vivere in pace fra loro. Forse e solo forse il rispetto verrà dopo che ci saremo conosciuti nell’arco di generazioni, anche se ciò non trova suffragio nella storia e tantomeno in quella contemporanea (sia pure che il libro della storia contiene nella pagina di sinistra i peccati degli uomini e in quella di destra il perdono di Dio – “Per reconciliationem et crucem ad unitatem et pacem”), per il momento condividiamo solo la terra che calpestiamo e il prezzo di ogni libertà e pace è la vigilanza. La gestione da parte dello Stato (e non della Chiesa che tuttavia insegna che il pane va spezzato – non sbriciolato) del flusso che si prefigura senza fine di migranti, preoccupa maggiormente poiché immette persone già adulte e non abituate al confronto nell’iter di crescita e formazione generazionale di scambio. Le leggi e le democrazie hanno validità fintanto che gli Stati hanno la forza di farle rispettare e inoltre la “maggioranza assoluta” può legalmente e democraticamente farle decadere riducendo gli attuali statuti a carta straccia.
Con il lavoro che manca (disoccupazione) in relazione anche al sistema pensionistico presente e futuro e soprattutto di ammortizzazione sociale immediata per autoctoni e nuovi arrivati, tutto ciò che sta succedendo: cui prodest?
Perche il governo nigeriano è complice degli islamisti ?
L’Islam diventerà presto un grande problema in Europa, e soprattutto a casa nostra. Apriamo gli occhi.
Ma la Boldrini insiste che dobbiamo accoglierli tutti gli islamici. Non mi risulta però che se li porti in casa sua.
Bisgnerebbe spiegarlo a gente come l’ex ministro Andrea Riccardi come stanno le cose, lui era sempre in prima fila nel negazionismo della persecuzione anti-cristiana da parte di islamici foraggiati o istigati, direttamente o indirettamente, dagli emiri del Golfo, che finanziano il proselitismo jhadista in tutta l’Africa. Per Riccardi e per l’informazione politicamente corretta, si trattava di scontri tribali, di provocazioni, rappresaglie e vendette comprensibili in un contesto pre-moderno. La visione pastorale del massacro, la corncice bucolica della violenza da una parte sola gli davano modo di defliarsi elegantemente, di non assumersi – come ministro, come cristiano, come persona di comune senso, non diciamo umanitario, ma umano – la responsabilità elementare di riconoscere la realtà dei fatti. Che dell’esperienza ministeriale di questo signore si sia persa ogni traccia, è una circostanza che ne mostra al vivo l’inconsistenza personale e politica.
Quando i tg di Stato diffusero la notizia del rapimento, sorvolarono, con delicata sensibilità multiculturalista, sull’identità confessionale dei sequestratori e assassini come su quella delle vittime. Al massimo, in terza o quarta edizione, quando le notizie rischiavano di uscire da tutte le parti, lasciarono cadere en passant che si sarebbe potuto trattare di ‘estremisti islamici’ – così, genericamente, per smorzare, per non offendere gli assassini di gente inerme – operanti nella zona’, come stessero parlando di una squadra di netturbini che sarebbe stato ingiusto incolpare. Nenache allora ritenenro, peraltro, di dover specificare, come i precedenti a senso unico autorizzavano, che le ragazze fossero cristiane. E avete visto islamici, qui da noi, protestare per questo crimine e per l’opera di annientamento che vede i cristiani soccombere? O multiculturalisti e Andrea Riccardi scendere in piazza contro non solo questa violenza, ma contro l’azione sistematica di annientamento condotta contro i cristiani in tutto il dar-el-Islam, dal Medio Oriente alla Filippine? Aspettate, invece, che qualche islamico o non cristiano e non tialiano riceva qualche torto qui da noi: e vedrete che bella differenza, con tutto quello che subiscono i cristiani nel silenzio più totale. Anzi, la cristianofobia si accanisce contro una coetenea delle regazze rapite così da impedirle di interpetare Santa Giovanna d’Arco. Complicità e ipocrisia come valori condivisi da anti-cristiani sia islamici che ateisti.