Nicaragua, la persecuzione senza freni di Ortega contro la Chiesa

Di Paolo Manzo
29 Giugno 2022
Ordini religiosi messi fuorilegge e preti arrestati. Nella sua corsa verso il potere assoluto, il regime ha individuato l'ultimo ostacolo da abbattere
Nicaragua

Nicaragua

Da sabato 25 giugno l’Associazione Missionari della Carità dell’Ordine di Madre Teresa di Calcutta è fuori legge in Nicaragua. Per la dittatura di Daniel Ortega le suore hanno addirittura infranto la “legge contro il terrorismo” e, tra i motivi che hanno portato all’assurdo ostracismo, la ridicola denuncia che le missionarie non sarebbero accreditate per gestire asili nido, centri per lo sviluppo dell’infanzia, case per ragazze e case di cura, né avrebbero il permesso per insegnare.

L’ultimo ostacolo verso il potere assoluto in Nicaragua

Le missionarie della carità gestivano la Casa del Cuore Immacolato di Maria nella città di Granada, dove accoglievano adolescenti abbandonati o maltrattati, ai quali fornivano aiuto psicologico ed educazione. Inoltre, insieme alle lezioni scolastiche normali, insegnavano musica, teatro, cucito e altri mestieri in modo che i giovani potessero reintegrarsi nella società nicaraguense. Adesso, tutto ciò, al pari di una casa di cura a Managua, nella quale le suore fornivano cibo, vestiti ed assistenza ai poveri, è destinato a finire, e tutto a causa delle follie di un dittatore contro la Chiesa cattolica, l’ultimo ostacolo verso il potere assoluto suo e della sua corrotta e perversa famiglia. Insieme alle suore di Madre Teresa, il Ministero degli Interni ha anche messo al bando altre 100 tra associazioni benefiche ed ong, facendo salire il numero a ben 758 organizzazioni non governative chiuse negli ultimi tre anni e mezzo.

Quello di sabato scorso è solo l’ultimo affronto contro la Chiesa cattolica da parte della satrapia del sandinista Ortega che, pure, aveva avuto modo di conoscere personalmente Madre Teresa di Calcutta. L’Associazione Missionarie della Carità del suo Ordine, infatti, era stata costituita il 16 agosto 1988 durante il primo regime sandinista, dopo una visita in Nicaragua proprio della Santa, che nell’occasione si incontrò con Ortega, già all’epoca presidente.

La condanna di un prete oppositore a due anni di carcere

Sempre la scorsa settimana la “giustizia” di Managua aveva oltrepassato ogni limite, condannando per la prima volta un prete oppositore a due anni di carcere. Si tratta di don Manuel Salvador García, il parroco della chiesa Jesús de Nazareno a Nandaime, città di 41mila abitanti a 67 Km dalla capitale Managua. La sua colpa? Criticare la coppia Ortega-Murillo da quando, nell’aprile del 2018, la repressione sanguinaria della dittatura uccise almeno 355 persone, in gran maggioranza giovani universitari. All’epoca padre Manuel era stato oggetto di un brutale attacco da parte di persone incappucciate, simpatizzanti del regime sandinista, e quasi perse l’occhio sinistro.

Dal 31 maggio scorso il regime lo aveva preso di nuovo di mira, con una feroce campagna diffamatoria, diffondendo sugli otto canali tv che controlla un video che lo descriveva come “il prete machete”. Nelle immagini padre Manuel veniva visto all’interno della chiesa, mentre con un machete in mano si difendeva da un gruppo di furiosi sandinisti che dall’esterno del tempio minacciano di lapidarlo e lo insultavano selvaggiamente. Ora è stato condannato per “minacce” contro questi galantuomini e, per avere difeso la sua chiesa dai sandinisti, passerà i prossimi due anni nel carcere delle torture di Ortega, il famigerato El Chipote, lui che soffre di diabete e deve assumere farmaci per una neuropatia cronica.

Le chiese spiate in Nicaragua

«Padre Manuel García è il primo sacerdote ad essere un prigioniero politico», denuncia il diacono Marcos Herrera, che da qualche mese vive in Spagna, dove è in esilio a causa dell’assedio che Ortega contro la Chiesa cattolica in Nicaragua. «È in prigione per aver denunciato le ingiustizie commesse dal regime criminale contro il nostro popolo». Per Herrera la prigione di padre Manuel fa parte dell’intensificazione della repressione contro la Chiesa che ora si propone di portare in carcere i sacerdoti costruendo ad arte “crimini comuni”. «Sono maestri della menzogna, della calunnia, usano tutti i mezzi a loro disposizione per costruire una causa contro qualsiasi avversario», denuncia, «e stanno misurando fino a che punto possono spingersi valutando le reazioni delle persone. Il loro obiettivo è di togliere di mezzo il loro peggior nemico: la Chiesa e perciò stanno cercando di instillare paura nel clero».

Non bastasse, Monsignor Carlos Avilés, vicario generale dell’arcidiocesi di Managua, ha chiarito il 2 giugno scorso alla rivista cattolica Alfa y Omega che il regime di Ortega-Murillo spia i sacerdoti e li tiene sotto costante sorveglianza, compreso il cardinale Leopoldo Brenes. «La casa del cardinale è costantemente sorvegliata. Ci sono sempre diversi agenti di polizia all’angolo e a tutti quelli che si avvicinano per consegnare un documento, o per un incontro con l’arcivescovo, chiedono il motivo della loro visita, visionano il loro documento di riconoscimento e fanno foto segnaletiche». Anche le chiese cattoliche, denuncia sempre Monsignor Avilés, sono oggetto di questo vergognoso spionaggio. «Ho avuto informazioni che la Segreteria politica e il governo hanno registrato almeno 50 nostre omelie per analizzarle e vedere cosa diciamo durante le messe».

Foto Ansa

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