La persecuzione dei sacerdoti cattolici in Nicaragua

Di Paolo Manzo
28 Maggio 2022
Come durante il primo regime sandinista, la dittatura di Ortega odia la Chiesa e cerca in tutti i modi di silenziarla. La resistenza dei preti: «Non ci inginocchiamo davanti ai potenti»
Nicaragua via crucis
Via Crucis sul lago di Granada, in Nicaragua, lo scorso 11 aprile (foto Ansa)

«Farò esorcismi da qui, pregherò». Monsignor Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa, è in sciopero della fame da giorni per protestare contro le vessazioni e le persecuzioni del sandinismo. Ora lo accompagnano nel suo digiuno anche centinaia di fedeli cattolici nicaraguensi. L’ecclesiastico, è stato barricato per cinque giorni nella parrocchia di Santo Cristo de Esquipulas, circondata dagli agenti della Direzione delle Operazioni Speciali della Polizia sandinista (DOEP).

Qualche giorno fa è riuscito finalmente a rientrare a casa sua che, però, la dittatura di Ortega ha subito fatto circondare dai suoi sgherri, così come gli edifici della Curia episcopale di Matagalpa e la sede della Caritas diocesana. La dittatura ha anche ordinato la chiusura, il 20 maggio scorso, del Canale Cattolico, che trasmetteva le messe e i rosari da parte di coloro che non potevano partecipare e che appartiene alla Conferenza episcopale del Nicaragua. L’ordine è stato dato direttamente da Nahima Díaz Flores, figlia del capo della polizia Francisco Díaz, cognato di Daniel Ortega e Rosario Murillo.

La chiesa circondata dalla polizia

«Devo dire a tutti questi fratelli e sorelle della polizia che hanno circondato la chiesa che non ho nulla contro di loro, amo coloro che mi hanno inseguito per tutto il giorno e riconosco che ricevete ordini e li eseguite», aveva detto il vescovo durante l’omelia di venerdì scorso. Dal giorno prima, quando gli sgherri sandinisti avevano fatto irruzione nella casa di una delle sue nipoti dove stava cenando, Monsignor Álvarez è isolato e i fedeli non possono più assistere alle sue celebrazioni, che lui però trasmette via Facebook. «Sono venuti a casa della mia famiglia, mettendo a rischio la nostra sicurezza», ha denunciato il vescovo, che non è però il solo sacerdote perseguitato dal regime.

Padre Harving Padilla, parroco di San Juan Bautista de Masaya, ha la sua parrocchia circondata dalla polizia di Ortega dal 14 maggio scorso. «Le guardie sandiniste non hanno permesso ai miei parrocchiani di entrare in sagrestia. Si sono appostati lungo il perimetro della chiesa e hanno chiuso tutte le strade d’accesso», ha denunciato sabato scorso padre Padilla, dopo aver tentato un dialogo con gli agenti fuori dalla sua chiesa, una “missione impossibile”. Gli sgherri della dittatura hanno anche tentato di arrestarlo mentre stava cercando di fare uscire dalla chiesa dove era barricato con lui da sabato scorso un chierichetto.

Il comunicato dei vescovi del Nicaragua

«Stiamo vivendo tempi difficili come nazione e il nostro dovere come Chiesa è quello di proclamare la verità del Vangelo. Diamo tutta la nostra solidarietà al nostro confratello monsignor Rolando Álvarez, che è in ansia per la sua sicurezza personale», ha espresso la Conferenza episcopale del Nicaragua in un comunicato, dopo diversi giorni in cui oppositori e attivisti avevano chiesto una posizione ferma alla gerarchia cattolica e a Papa Francesco, sinora silente.

Chi ha invece reagito, venerdì dal loro esilio negli Stati Uniti, sono stati monsignor Silvio José Báez, arcivescovo ausiliare di Managua, e padre Edwing Román, che ha ricordato come nel 1983, durante la sua permanenza in seminario, vide arrivare un giovane che fuggiva dalle persecuzioni sandiniste: «Era il ragazzo che coordinava i gruppi giovanili cattolici a livello nazionale. Quel giorno ho conosciuto l’uomo che anni dopo sarebbe diventato monsignor Álvarez».

«La Chiesa non si inginocchia davanti ai potenti»

«Non si ingannino i malvagi, non si ingannino coloro che vogliono far tacere la loro voce. La Chiesa non vive nella paura, non si inginocchia davanti ai potenti», ha detto Monsignor Báez nella sua ultima omelia a Miami, destinazione obbligata dal Vaticano dopo la sua partenza forzata dal Nicaragua. L’arcivescovo di Managua era uno dei simboli della lotta contro la dittatura orteguista.

La persecuzione dei sacerdoti nicaraguensi ha suscitato un’ondata di solidarietà nella regione, con in prima linea le gerarchie cattoliche di Costa Rica e Panama, che hanno denunciato lo scandalo, sapendo bene che Ortega ha ora individuato nel clero il suo grande nemico, dopo aver imprigionato o costretto all’esilio tutti i leader politici del suo paese. «Sono i Giuda e sono i Caini, sono quelli che alla fine hanno celebrato il martirio di Cristo. Sono loro che alla fine hanno dato il bacio di Giuda», così ha definito i sacerdoti che lo criticano il dittatore Ortega, durante l’ultima Settimana Santa. «Sotto ogni tonaca c’è un uomo pieno di vizi, avidità e pensieri empi», ha aggiunto Juan Carlos Ortega, uno dei suoi figli nonché il favorito della moglie del dittatore, Rosario Murillo, per la sua successione.

La dittatura del Nicaragua odia la Chiesa

La selvaggia repressione della dittatura sandinista sulla scia della ribellione sociale del 2018 ha provocato più di 350 morti e migliaia di feriti e torturati. Ortega, che detiene quasi 200 prigionieri politici nelle sue carceri, ha deciso di mettere a tacere la voce critica dei sacerdoti in tutti i modi possibili, come denunciato anche dall’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che si è espresso sul suo profilo Twitter contro le azioni che il regime di Ortega-Murillo sta compiendo nei confronti dei vescovi e dei sacerdoti della Chiesa cattolica rilevando che «in Nicaragua oggi nessuno è risparmiato dalla persecuzione incessante del dissenso. Adesso anche la libertà di religione si aggiunge agli altri diritti umani violati».

Come avvenne durante il primo regime sandinista (1979-1990), l’attuale dittatura perseguita la Chiesa cattolica. Nel luglio 1986 i sandinisti espulsero dal Paese il vicepresidente della Conferenza episcopale del Nicaragua, monsignor Pablo Antonio Vega, accusandolo di “atteggiamento anti patriottico e criminale” per aver difeso i contadini dalle persecuzioni del regime. Preoccupa molto, oggi, il fatto che il sandinismo stia preparando una legge ad hoc contro i sacerdoti sgraditi al regime per “legalizzarne” la persecuzione contro di loro. E questo dopo avere espulso, il marzo scorso, monsignor Waldemar Stanislaw Sommertag, il Nunzio Apostolico che era a Managua dal 2018.

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