
Referendum scuole Bologna. Il sindaco del Pd ci mette la faccia: «Votate B come bambini»
Sul Referendum sulle scuole paritarie di Bologna, il sindaco Virginio Merola (Pd) ci sta mettendo la faccia. Già in una intervista al Corriere della Sera di qualche giorno fa era stato molto chiaro («Chi vuole abolire i fondi alle scuole paritarie è un estremista conservatore»), e qui di seguito ribadisce i concetti con una lettera che ha inviato a tutti i suoi concittadini.
Lettera alle mamme e ai papà di Bologna
Una volta si chiamavano asili. Così, semplicemente, abbiamo sempre chiamato quelle che ora si chiamano scuole dell’infanzia. Quando fu scritta la Costituzione lo Stato non prevedeva le scuole dell’infanzia. Erano i Sindaci o la Chiesa a farsi carico dell’educazione dei bambini dai 3 ai 6 anni, e dei bisogni delle loro famiglie. Per lo Stato la scuola cominciava dalle elementari.
Asili è una bella parola a Bologna perché parla di scuola pubblica comunale ben fatta da più di 150 anni. Nessuno Stato, nessuna Costituzione, solo un’invenzione della comunità locale. Lo Stato non ha inventato nulla, ha raccolto i modelli educativi di Bologna, non il contrario.
Bologna ha un primato: il 60% delle scuole per l’infanzia sono comunali. È tutto alla rovescia che nel resto del Paese, dove i Comuni gestiscono il 9% delle scuole dell’infanzia e lo Stato il 60%. Tutto il peso finanziario è sul Comune di Bologna, che investe quasi 36 milioni di euro per gestire le sue scuole, una cifra record in Italia.
Ora una cosa va detta chiara: il Comune è orgoglioso delle sue scuole e del sistema integrato che mette in relazione scuole comunali, statali e paritarie private.
- Noi non siamo costretti a sostenere con un milione di euro le scuole statali.
- Noi non siamo costretti a dare un milione di euro alle scuole paritarie private.
- Noi lo facciamo perché lo riteniamo giusto.
È questo modello che permette di avere qualità educativa diffusa e di non lasciare a casa i bambini quando i tagli del governo diventano insostenibili.
Va detto senza ambiguità: è questa per noi la scuola pubblica, non un’altra che non c’è. Oggi il vero assente è lo Stato che non garantisce la scuola dell’infanzia nemmeno a due bambini su 10. È bene farla finita con un imbroglio ideologico: questo non è un referendum per dire se sia meglio la scuola privata o la scuola pubblica.
È per decidere se sia giusto o meno destinare 1 milione alle scuole paritarie private, che accolgono più di 1.700 bambini e bambine bolognesi, oltre ai quasi 36 milioni che investiamo nelle scuole comunali e 1 milione nelle scuole statali. Il Comune non straparla di scuola pubblica, la fa.
È bene sapere come siamo cresciuti. Parliamo ai bambini e alle bambine che hanno frequentano i nostri asili, e che oggi sono mamme e papà. Siete il frutto del lavoro e la passione di generazioni di bravi educatori e insegnanti. Siete il frutto di un principio a cui il Comune mai verrà meno: non ci sono bambini di destra e di sinistra, e soprattutto bambini usati per fini politici.
I bambini sono tutti uguali e stanno al primo posto. Questo è il compito civico del Comune. Noi non vogliamo una società senza cuore affidata alle strumentalizzazioni e alle dispute ideologiche. Noi siamo per un’educazione affettuosa affidata ai principi che abbiamo creato tanti anni fa. Siamo orgogliosi di ciò che facciamo, per questo, andate a votare il 26 maggio. Per questo vi invito a votare B: mamme e papà di Bologna, scegliete voi.
Virginio
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3 commenti
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Questo non è un sindaco adulto, è un sindaco papà.
Straordinario!! Bravo Merola.