Meriam: «Dio mi ha dato una nuova vita, ma non dimentico i cristiani tormentati»

Di Redazione
04 Maggio 2015
La donna cristiana sudanese che mise a repentaglio la vita pur di non rinnegare la sua fede, racconta la sua esistenza negli Usa

meriam-pistelli-cristiana-libera3«Avevo paura ma ho sempre pensato che il Signore avrebbe protetto me e lei. E sono certa che continuerà a farlo. Il futuro dei miei bambini non sarà facile, ma mi affido alla volontà di Dio. Lui mi ha dato una nuova vita. Il sorriso sul mio viso non significa che sia perfetta, vuol dire che apprezzo quello che ho e ciò che Dio mi ha concesso perché la mia fede nasce dal mio cuore».
Dice così in un’intervista pubblica oggi sul Corriere della SeraMeriam Yahia Ibrahim, la donna cristiana sudanese condannata a morte per apostasia e liberata solo in seguito a un grande campagna internazionale in suo sostegno.

meriam-roma-papa-francesco-incontro-hIO “FORTUNATA”. I lettori di tempi.it ricordano bene la sua vicenda. Accusata ingiustamente e detenuta in condizioni aberranti, la donna partorì in carcere la figlia e si rifiutò sempre di rinnegare la propria fede. I giudici le avevano proposto una sorta di scambio: se avesse abiurato avrebbe ottenuto la libertà: «Convertiti all’islam e lasceremo cadere le accuse, facendo finta che non sia successo niente», le avevano intimato.
Ma lei non aveva accettato, sebbene sapesse che le sarebbe costata la vita: «Sono cristiana, non ho mai commesso apostasia e resterò cristiana». Liberata – anche grazie al contributo del governo italiano -, incontrò a Roma papa Francesco e oggi vive negli Stati Uniti. Nella bella conversazione con Antonella Napoli, Meriam racconta la sua nuova vita nel New Hampshire con il marito Daniel e i suoi due figli, Martin e Maya.

CRISTIANI TORMENTATI. «Quando ho dovuto fuggire dal Sudan – spiega -, senza poter dire addio ai miei amici e ai familiari che mi erano rimasti, ho pianto molto. Mi manca il mio Paese e vorrei tornarci un giorno. Almeno per andare sulla tomba di mia madre. Ma il Signore in America mi ha dato una nuova esistenza, una nuova famiglia, dei nuovi amici e un’intera comunità». Ora l’esistenza sua e della sua famiglia è più tranquilla: ha passato la Pasqua potendosi recare a Messa, i figli hanno ottenuto la cittadinanza statunitense, il marito, disabile, ora può usufruire di una nuova carrozzella che gli permette di poter giocare con maggior agio coi bambini.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Eppure Meriam non dimentica cosa le è capitato e soprattutto cosa continua a capitare a tanti che non sono stati «fortunati», dice proprio così, come lei: «Ci sono tanti cristiani tormentati, molti uccisi. Soffro ogni volta che leggo la notizia su un nuovo eccidio, in qualsiasi luogo del mondo. Io sono stata fortunata e per questo voglio continuare a difendere il diritto alla libertà di religione. Ripenso spesso alle condizioni in cui sono costretti tanti innocenti in detenzione nelle carceri in Sudan. Vi è una totale carenza di tutti i servizi. Cibo e acqua sono scarsi e l’assistenza igienico-sanitaria è pessima. Il trattamento riservato ai detenuti, per quello che ho visto io, è pura tortura, un affronto alla dignità umana e una violazione dei loro diritti. I bambini deperiscono per scarsità di cibo e rischiano la vita per la mancanza di medicine e per le infezioni».

L’INCONTRO CON PAPA FRANCESCO. Meriam parla ancora con emozione del suo incontro col Pontefice: «Quando il Santo Padre mi ha detto “Grazie per l’esempio che ci hai dato… anche a me” mi sembrava di essere in un sogno. Ero talmente emozionata, non credevo alle sue parole. Non vedo l’ora di tornare in Italia. Mi manca molto. Abbiamo ricevuto molti inviti, stiamo aspettando l’autorizzazione per il viaggio e il passaporto di Maya. Tutti sanno dove e quando è nata ma all’ufficio che deve rilasciarlo non basta. Nonostante gli impedimenti sono certa che Dio ci aiuterà a superare anche questo. Abbiamo un appuntamento importante a Roma, al Vaticano…».

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