
Maugeri. Arriva al Csm il caso del patteggiamento finalizzato a «ottenere dichiarazioni»
Procura di Milano. Dello scontro tra il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il suo capo Edmondo Bruti Liberati si sta occupando in questi giorni il Csm. Secondo quanto riportato dal Fatto quotidiano, ieri il senatore di Ncd Roberto Formigoni ha inviato una denuncia al Csm che getta nuova luce sull’inchiesta che lo coinvolge, quella sulla clinica Maugeri.
L’ACCUSA DI FORMIGONI. Nella sua denuncia a Palazzo dei marescialli, l’ex governatore lombardo ha parlato di “rilevanti anomalie”. Tempi.it ve le aveva già segnalate, e ora anche il Fatto racconta che, secondo l’ex presidente della regione Lombardia, c’è qualcosa che non torna nella «separazione delle posizioni dei coindagati Maugeri, Passerino e Mozzali. Lo stralcio delle loro posizioni nel maggio del 2013 venne motivato con il fatto che avevano avanzato richiesta di patteggiamento; ma in realtà, “nessuna istanza di patteggiamento vi era all’epoca”. E il fatto che poco dopo la Procura chiese un incidente probatorio per sentire i tre, rende “legittima” l’ipotesi che l’iniziativa dei pm fosse finalizzata “a ottenere dichiarazioni” da loro. Formigoni richiama l’attenzione anche sull’ulteriore e successivo stralcio “senza alcuna motivazione” della posizione di Passerino, a cui venne negato il patteggiamento dopo che si era avvalso nell’incidente probatorio della facoltà di non rispondere».
LE VERSIONI DI ROBLEDO E BRUTI. Lunedì 14 e ieri Bruti Liberati e Robledo si sono duramente scontrati sull’inchiesta San Raffaele-Maugeri e su altri episodi davanti alle due commissioni del Consiglio della magistratura che ha condotto una serie di audizioni sul caso: per domani è attesa la decisione della I commissione del Csm (quella per le inchieste che riguardano i magistrati), che deciderà se archiviare il caso o per un trasferimento d’ufficio o, infine, potrebbe decidere un supplemento d’istruttoria.
BATTUTE E RECRIMINAZIONI. Robledo è stato ascoltato dal Csm ieri mattina è ha ribadito l’accusa che il capo della procura di Milano gli avrebbe più volte “sfilato” senza alcuna motivazione indagini di competenza del suo pool, affidandole ad altri. Oltre al caso San Raffaele, sarebbe anche il caso di inchieste come il processo Ruby (affidata a Ilda Boccassini), l’inchiesta sull’ex presidente della provincia milanese Guido Podestà, quella su Sea e Gamberale (affidata prima al pm Francesco Greco, poi con ritardo “restituita” a Robledo). Sul caso Podestà, per la prima volta Robledo ha anche denunciato di aver subìto un controllo serrato dal superiore Bruti e di aver avuto l’impressione che questo volesse fermarlo. Sarebbe accaduto ad esempio dopo l’interrogatorio di Clotilde Strada dal quale è emersa l’accusa della raccolta di firme false: Robledo ha spiegato di aver subito riferito al proprio capo dell’importanza che dava alla teste, ma che Bruti Liberati gli avrebbe risposto chiedendo se si potevano creare problemi al Pdl dato che c’erano elezioni in vista. Inoltre Bruti, rispetto all’iscrizione di Podestà nel registro degli indagati, avrebbe minacciato: «Lo iscrivi solo quando lo dico io».
«SEI QUI SOLO PER UN VOTO DI MD». Nella sua audizione Bruti Liberati ha respinto quest’accusa spiegando che quando Robledo iscrisse Podestà tra gli indagati, a settembre 2011, non lo avrebbe informato subito. Bruti ha ribadito che non ci sono state irregolarità nell’assegnazione dei fascicoli Ruby e San Raffaele, e che fu solo colpa di una sua dimenticanza il ritardo per il fascicolo Sea, ma che pur non avendo buoni rapporti con Robledo, si sarebbe sempre fatto guidare dalla correttezza. Piuttosto sarebbe stato Robledo a non informarlo costantemente, e che questi a differenza dei colleghi avrebbe sempre preteso una richiesta formale per iscritto prima di dargli informazioni sulle proprie indagini. Tra le accuse fatte, Robledo ha riferito al Csm di un brusco colloquio avuto quattro anni fa con il suo capo. Quando era appena stato nominato procuratore aggiunto a Milano, Bruti Liberati (esponente storico della corrente di sinistra delle toghe, Md) lo avrebbe apostrofato: «Ricordati che al Csm sei stato nominato soltanto per un voto, e quel voto era di Md. Bastava che io dicessi a uno dei miei che mi rompevi le scatole e che lui doveva andare a fare pipì al momento di votare e al tuo posto sarebbe stata nominata un’altra persona». Bruti Liberati si è difeso spiegando che si trattava solo di «una battuta scherzosa».
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Ecco la vera Casta: confermata dell’evidenza che nessuno dei media “che piacciono” vuole davvero indagare…