Onu è nata con il fine di impedire che nel mondo si ripetessero le offese alla dignità umana che si erano verificate nella prima metà del Novecento, ma ben presto la sua azione si è ampliata attraverso l’assunzione, da parte della burocrazia interna, di una serie di iniziative ispirate da utopie che hanno alimentato anche gli organismi dipendenti dalle Nazioni Unite, coadiuvati a loro volta da un numero crescente di organizzazioni non governative.
Negli anni Cinquanta e Sessanta l’orizzonte utopico era quello del benessere e dello sviluppo, che secondo i funzionari si sarebbe sicuramente affermato nei paesi che applicavano il controllo delle nascite. La pianificazione familiare veniva infatti propagandata come ricetta sicura di crescita economica, mentre alla dichiarazione originaria del 1948 dei diritti dell’uomo venivano aggiunti quelli di tipo socio-economico, come il diritto di ognuno a vivere in condizioni dignitose, ad avere accesso all’istruzione e alle cure mediche. Dopo il crollo del comunismo europeo nel 1989, di fronte alla mancanza di qualsiasi altro progetto politico sostenibile, i diritti umani hanno acquisito sempre maggiore importanza – fino ad arrivare a quella che il filosofo francese Marcel Gauchet chiama la “sacralizzazione dei diritti umani” – mentre si prospettava alle organizzazioni internazionali un nuovo orizzonte utopico: realizzare l’emancipazione delle donne attraverso la diffusione della contraccezione. Invece del progresso economico, che si era dimostrato fallace, l’Onu si serviva delle ideologie femministe per diffondere sempre la stessa politica: quella del controllo delle nascite. Oggi questa utopia è affiancata da un altro tipo di propaganda: il controllo delle nascite diventa condizione per esportare in tutto il mondo il modello di comportamento sessuale occidentale, quello in cui la sessualità è completamente separata dalla riproduzione. Anche questo progetto è tinteggiato di utopia, in quanto promette la realizzazione di se stessi e la felicità quando fossero rimosse tutte le limitazioni alle scelte sessuali.
Dal 1994, cioè dal convegno del Cairo sulla popolazione, la pianificazione familiare ha cambiato nome, trasformandosi in “diritti riproduttivi”, e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) propaganda la “salute sessuale” con espressioni cariche di enfasi: si tratterebbe dell’«integrazione degli aspetti somatici, emotivi, intellettuali e sociali dell’essere umano secondo modalità proficue che sviluppino la personalità, la comunicazione e l’amore», un mito alla portata di tutti che «descrive uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale in tutte le questioni relative al sistema riproduttivo». E un programma che nel concreto destina ingenti finanziamenti a tutto ciò che riguarda la diffusione dei “diritti riproduttivi”. Sottraendoli ad altri tipi di aiuto – come la scolarizzazione, l’impresa, le strutture di comunicazione e via dicendo – senza dubbio più efficaci contro il sottosviluppo.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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