Lupi: «Scuola in presenza anche in zona rossa. Via ogni ambiguità dalla legge»

Di Rachele Schirle
15 Settembre 2021
L'emendamento del leader di Nci al dl del governo sulla scuola: «Chiudere singoli istituti solo per emergenze, non in base a zone e colori. L'educazione è un bene primario come il pane»
Primo giorno di scuola in un istituto di Torino

Primo giorno di scuola in un istituto di Torino

«Niente ambiguità sulla scuola!». Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia, ha presentato un emendamento al disegno di legge presentato dal governo sulle “misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche”. Sì, perché – come si dice – il diavolo si nasconde nei dettagli, e il dettaglio può essere anche una congiunzione, una parola di troppo.

Il disegno di legge in questione al primo comma del primo articolo stabilisce che l’attività scolastica e didattica si svolge in presenza. Al quarto comma dello stesso articolo prevede delle deroghe, concede cioè ai presidenti di Regione e delle Province autonome di Trento e Bolzano di poter chiudere le scuole «esclusivamente in zona rossa o arancione e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai e al rischio estremamente elevato di diffusione del virus».

«Via i riferimenti a zone e colori»

L’impegno del presidente del Consiglio e del ministro dell’Istruzione – dice Lupi – è chiaro: le scuole non si chiudono. Altrettanto chiara deve essere la norma che lo mette in pratica. «Il riferimento alla zona rossa o arancione può far pensare a un automatismo: scuole chiuse se una regione finisce in arancione o rosso e anche in caso di situazioni di emergenza. Meglio fugare ogni dubbio, il diritto allo studio è una cosa troppo seria, e a troppi ragazzi non è stato garantito in questi ultimi due anni di chiusure e di Dad, non possiamo lasciarlo alla facoltà di un presidente di Regione, non possiamo vederlo applicato a macchia di leopardo: si tolga il riferimento al colore del territorio e si dica che le scuole, la singola scuola, si chiude solo in situazioni eccezionali e straordinarie».

Maurizio Lupi«L’educazione un bene di prima necessità»

Questa di Lupi è una battaglia iniziata in Parlamento con il primo lockdown: «Siamo stati il Paese che ha chiuso per primo le scuole e che le ha riaperte per ultimo. L’istruzione e l’educazione sono un bene di prima necessità, negarle ai ragazzi è come togliere loro il pane». Lupi alla Camera ha citato più volte il ministro francese dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer, che motivò la decisione di tenere aperte le scuole esattamente con la difesa del diritto allo studio dei ragazzi più fragili, che con la Dad avrebbero incontrato oggettive difficoltà di apprendimento e anche per quelli delle famiglie più deboli economicamente, che non avevano cioè gli strumenti tecnologici che garantissero il collegamento. A ciò si aggiunga – dice ora Lupi – che «prima del Covid solo 11 scuole su cento in Italia avevano un collegamento veloce a Internet. Ho conosciuto una professoressa che, disperata per la continua caduta del collegamento, si è portata il pc della scuola a casa e ha potuto così fare finalmente lezione».

«La scuola non sono i prof no vax»

Lupi invita a deporre le polemiche sul green pass, sui controlli, sui professori no vax e la conseguente eccitazione mediatica per singoli e sporadici casi di professori che rivendicano la libertà di non vaccinarsi. «Non sono loro lo specchio della scuola. Sono più rappresentativi della situazione delle scuole italiane il 92 per cento dei professori che si sono vaccinati o l’8 per cento che ancora non l’ha fatto?». «Non io», conclude Lupi, «ma un genio come Albert Einstein diceva che “imparare è un’esperienza. Tutto il resto è solo informazione”. L’esperienza avviene nell’incontro quotidiano tra adulti e giovani, tra professori e studenti, nel quale questi ultimi vengono introdotti alla realtà attraverso la trasmissione di conoscenze, competenze e valori. Questo può avvenire solo in presenza; la tecnologia può supportarlo, amplificarlo, arricchirlo, aggiungere opportunità – ci sono scuole professionali che durante i laboratori in presenza si collegano con artigiani in tutta Italia – ma mai sostituirlo».

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.